“Stiamo pur certi, per la passione e l’amore uniti ad una competenza rara nel calcio, che Corioni sicuramente andrà in Paradiso e organizzerà una squadra anche lì“.
Parole eleganti e non banali quelle usate da Roberto Baggio per salutare un grande uomo di calcio, una di quelle menti del panorama calcistico italiano che hanno saputo portare in giro per l’Europa anche blasoni italiani di provincia, di quella “provincia” che oggi, alla notizia della morte di Luigi Corioni, si è voluta stringere attorno alla famiglia e dire un “arrivederci” a chi di dovere.
Luigi Corioni ha lasciato un grande vuoto, e questo il mondo del pallone lo sa molto bene: basterebbe osservare quanta gente e quante dichiarazioni di affetto e stima si sono raccolte intorno alla figura di un imprenditore e presidente così intraprendente e, nel suo piccolo panorama provinciale, vincente.
Per capire di quali imprese calcistiche si sia reso protagonista Luigi Corioni bisognerà andare ai primi anni Ottanta, quando l’aura di un Bologna vincente si andava dissolvendo nella tragica doppia retrocessione dalla A alla C1, avvenuta tra 1982 e 1983.
La svolta arriva nel 1985. L’imprenditore bresciano Corioni, dopo anni di gavetta come dirigente e una presidenza sfiorata alla guida della Juventus, decide di prendere per mano un angelo decaduto come quello rossoblù, nel frattempo risalito in serie B raccogliendo magrissime soddisfazioni.
Il tempo di prendere le misure con un campionato impervio come la serie cadetta e il nuovo presidente felsineo centra la promozione in sole due stagioni, riportando il Bologna nella massima serie nell’88, grazie anche ai gol di Lorenzo Marronaro, autore di 21 reti ed ultimo miglior marcatore del campionato cadetto nella storia del Bologna.
Nel 1988 il Bologna riscopre la Serie A dopo sei anni di assenza e Corioni regala prima la permanenza nella massima serie, poi, nella stagione 1989-90, una inaspettata qualificazione alle coppe europee, raggiunta anche attraverso un’oculata sessione di mercato grazie alla quale Bologna e il Dall’Ara aprono le porte agli arrivi dei già affermati Antonio Cabrini, Bruno Giordano, Herbert Wass, ex centravanti dei tedeschi del Bayer Leverkusen, e Nikolaj Iliev, ex calciatore del Levski Sofia ed uno dei pochi eletti che giocheranno, 5 anni più tardi, la storica semifinale della Bulgaria contro l’Italia ai Mondiali di USA 1994.
L’ottavo posto della stagione 1989-90 è un segno del destino: il Bologna è all’apice del successo e la presidenza Corioni, risollevata una realtà calcistica prestigiosa, deve prepararsi a vivere nuovamente gli spettri di inizio anni Ottanta.
La stagione 1990-91 sancirà infatti una nuova retrocessione nel campionato cadetto, col Bologna che farà la parte del “leone” solo in Europa, dove sfiora la semifinale di Coppa UEFA perdendo contro i portoghesi dello Sporting Lisbona.
E se di leoni si è arrivato a parlare, questo è dovuto al fatto che nel destino stesso del Corioni felsineo c’è un qualche simbolo leonino: è quel simbolo che troneggia al centro dello scudetto del Brescia Calcio, la futura sfida presidenziale a cui il presidente della rinascita del Bologna si affaccia dai primi anni Novanta.
Retrocessa in serie B, Bologna trova una nuova presidenza sotto la guida di Piero Gnudi e Corioni, dopo soli sei anni di attività in Emilia-Romagna, si svincola per rilevare il Brescia Calcio dalla famiglia Cremonesi.
A Brescia, tra alti e bassi, Luigi Corioni saprà lasciare la propria impronta in un ambiente e in una tifoseria che hanno molto a cuore la sopravvivenza e la gloria dei propri colori.
Raggiunta subito la promozione in Serie A nella stagione dell’avvicendamento societario, concluso nel 1992, Corioni porta il Brescia a disputare la massima serie, abbandonata dopo solo un anno in virtù di un quindicesimo posto e di uno spareggio salvezza con l’Udinese perduto col punteggio di 3 a 1 a favore dei friulani.
Nel 1993 comincia un nuovo campionato e il Brescia, squadra di blasone del campionato cadetto guidata da Mircea Lucescu (oggi allenatore dello Shakhtar Donetsk, ndr), conquista immediatamente una nuova promozione grazie ai gol di Maurizio Neri e al gioco di una squadra dall’impronta balcanica, come testimoniano l’apporto tecnico fornito da calciatori di nazionalità romena come Gheorghe Hagi, già ex di Steaua Bucarest e Real Madrid, Dorin Mateut e Ioan Sabau.
Un destino beffardo accompagna il Brescia nella stagione successiva, quella del 1994-95: 18esimo posto in serie A e retrocessione diretta, con la sola nota positiva dell’esordio nel calcio che conta di Andrea Pirlo, prospetto di assoluto valore cresciuto nelle giovanili del Brescia.
Per la formazione lombarda è tempo di programmazione, anche se Corioni sfiora per pochi punti l’incubo della doppia retrocessione col 16esimo posto in serie B della stagione 1995-96.
La rinascita definitiva del Brescia sembra però palesarsi già nella stagione successiva, quando Corioni affida la panchina ad un giovane tecnico, Edy Reja, il quale conquista il primo posto e la promozione alla guida di una squadra costruita su giovani prospetti del calcio italiano, dal già citato Pirlo a Bonazzoli, da Adani ai gemelli Filippini, e su giocatori di esperienza come il difensore Manfred Binz, uomo da 336 presenze all’attivo nella formazione tedesca dell’Eintracht Francoforte, o il veterano Maurizio Neri, le cui presenze con la maglia bresciana arriveranno ad un totale di 169.
Questa giovane e spregiudicata formazione, raggiunta la Serie A, non regge l’urto e, malgrado i 16 gol di Dario Hubner, ritrova subito la Serie B, campionato che Corioni dovrà onorare senza troppi sussulti fino agli anni Duemila e alla stagione 1999-2000, quando la panchina viene affidata a Nedo Sonetti, l’uomo che lancerà nella mischia un altro dei gioielli delle giovanili bresciane, il poi parmense e milanista Daniele Bonera.
Quell’anno sarà terzo posto e promozione in massima serie, con un uomo simbolo, Dario Hubner, a trainare l’ennesima resurrezione calcistica della formazione lombarda: l’ex bomber del Cesena, che da alcune stagioni sta facendo le fortune del Brescia, si segnalerà infatti – ancora una volta – come il miglior marcatore stagionale con 21 reti.
Corioni ha adesso tutta l’esperienza necessaria per sapere cosa serve al Brescia per mantenere la categoria.
Congedato Sonetti, il presidente decide di affidare la direzione tecnica a Carlo Mazzone, già allenatore di Cagliari, Roma e Napoli e uomo dal bagaglio tecnico indiscutibile.
Sarà lui l’uomo della definitiva consacrazione bresciana nel massimo campionato, supportato dall’operato di Corioni e della sua dirigenza che porteranno a vestire la maglia biancazzurra calciatori del calibro di Roberto Baggio, acquistato nell’estate del 2000 dall’Inter.
Prima stagione di Serie A chiusa al settimo posto, seconda stagione (2001-02, ndr), quella che eleverà Luca Toni agi onori delle cronache come miglior marcatore del Brescia, destinata a regalare solo il 13esimo piazzamento in graduatoria alla formazione lombarda, con il raggiungimento delle semifinali di Coppa Italia, dove il Brescia viene eliminato dal Parma, e la sconfitta nella finale di Coppa Intertoto per mano del Paris Saint Germain.
Le stagioni successive consacrano Roberto Baggio come simbolo della stabile presenza del Brescia in Serie A e Corioni, promuovendo l’acquisto di nuovi giovani prospetti, come Andrea Caracciolo, e di calciatori già affermati, come Luigi Di Biagio o l’ex Barcellona Pep Guardiola, rinnova di anno in anno una formazione che finisce quasi sempre per conquistare salvezze tranquille, garantendo alla piazza bresciana un palcoscenico di tutto rispetto come la massima serie italiana.
Nella stagione 2004-05, la prima di un Brescia avaro di un Roberto Baggio ritiratosi alla fine della stagione precedente con 95 presenze all’attivo e 45 reti con la maglia biancazzurra, verrà sancita col 19esimo la nuova discesa della squadra diretta da Corioni in Serie B, campionato dal quale la formazione lombarda stenterà a risollevarsi.
E’ con l’estate del 2010, dopo cinque anni consecutivi di Serie B, che il Brescia e Corioni riescono a centrare per la quarta volta la promozione nel massimo campionato grazie al terzo posto e alla vittoria dei play-off.
Sarà stagione travagliata anche quella 2010-11, col Brescia immediatamente retrocesso e un rapporto, quello tra tifoseria e Corioni, che comincia a deteriorarsi, complici anche le tre stagioni successive alla discesa in Serie B che finiscono per mettere la parola fine alle speranze di risalita della squadra lombarda.
Luigi Corioni, dopo 22 anni di presidenza alla guida del Brescia Calcio, abbandonerà il timone della società nel 2014, continuando a seguire l’avvicendamento societario conclusosi nel maggio 2015, mese dal quale Alessandro Triboldi figura nelle vesti di nuovo presidente della società lombarda.
A distanza di neppure un anno dal suo addio definitivo al mondo del pallone, dopo i suoi movimentati trascorsi calcistici alla guida del Bologna e del Brescia, Luigi Corioni ha deciso di salutare quel mondo che tante soddisfazioni gli ha regalato e che tante strade ha aperto a calciatori e allenatori oggi attivi in tutto il mondo.
Personaggi noti a tutti, da Baggio a Guardiola, da Toni a Cabrini, emblemi di un calcio presente e passato che ha scritto le pagine di due città in cui il calcio è passione e fede e delle quali Corioni, grande estimatore di calcio, ha fatto l’inizio e la fine della sua carriera dirigenziale.