Locos por el Futbol, il Sudamerica mistico di Carlo Pizzigoni

In Sudamerica utilizzare il termine “mistico” va sempre bene. Anzi…è quello più appropriato.

La frase che avete letto la pronuncia Daniele Adani. É il 28 Novembre, siamo in Galleria Rizzoli di Milano, e sono le 18.30. Affianco a Lele, al centro, c’è ovviamente Carlo Pizzigoni, alla sua destra Federico Buffa.

Inizia così la presentazione di Locos por el Futbol.

Mi guardo con Lodovico Terzicaro compagno con cui ho avuto il piacere di condividere questa esperienza, e sorridiamo. Evidentemente emozionati, sediamo tra le fila finali.

Ciò che seguirà sarà un turbinio di parole dall’altro continente, un torello verbale di un trio che diventa guida di un salto mentale, mio personale, che si perde in senso sempre dinamico, eppure sono comodamente seduto, sull’asse spazio-tempo che figurativamente va da Imperatriz a São Paulo, uno dei tanti viaggi che Carlo ha consumato insieme alla sua compagna colombiana. É lì, su un pullman, che per tre giorni e mezzo ha avuto il piacere, uno di quelli che ripete spesso e volentieri, di scoprire tutta l’intensità del mondo latino-americano e di poter incontrare quella miriade di persone: passanti che lasciano traccia di sé e che raccontano storie di storie di altre storie, che poi Carlo, d’ omeriana tradizione, modifica con la sua esperienza e ci tramanda in un libro che va a scavare nel profondo “io” sudamericano.

Il suono delle sue parole, più volte, mi rimanda a una personale lettura di pochi mesi fa Un’ombra ben presto sarai di Osvaldo Soriano (autore di Fútbol, IL libro per quanto riguarda il genere sportivo) e che mi trascinò totalmente nella terra, fisica, argentina. Carlo, insieme a Federico e a Lele, ha avuto il merito di farmi camminare per oltre un’ora sulla sierra sudamericana. Eppure sono comodamente seduto…

LA GALLERIA RIZZOLI

É un cerchio che per Carlo, momentaneamente, si chiude. Appare emozionato nel raccontare un’incredulità che non sa spegnere. Non vuole spegnere. “Niente avviene per caso” è una di quelle frasi che Carlo, spiritualmente e forse neanche facendoci caso, ripete più volte nei fiumi di parole che fluiscono per la sala, come se quasi fosse parlato dalla parola stessa. Per Pizzigoni, presentare questo libro proprio nella Galleria Rizzoli di Milano ha un significato intimo, come un tuffo onirico nelle storie di Jorge Luis Borges.

Tutto, infatti, ha proprio inizio nella sala in cui si trova. “Sembra impossibile, ma è così”.

Da studente universitario spesso si trova a vagare nella libreria Rizzoli in Galleria e, frequentando un corso di letteratura ispano-americana su Mario Vargas Llosa, cerca dei libri dell’autore peruviano di cui sta leggendo Conversación en la catedral.

A un certo punto gli si para davanti un signore che gli dice che non può conoscere il Perù se non legge Manuel Scorza.

Prende vita, così, un discorso quasi unilaterale sulla letteratura ispano-americana, durato circa due ore, in cui Carlo ascolta e alla fine del quale riceve in consegna una lista di venti libri da leggere con un recapito telefonico. Carlo inizia a leggere qualche libro della lista, poi lo chiama. Il numero è inesistente.

L’ho visto come qualcuno che mi ha trascinato in un mondo e poi è sparito.

Da lì un palleggio continuo tra calcio sudamericano e letteratura, quel palleggio continuo giunto fino a noi.

TRAMPOLINO

La realizzazione del libro, però, non è stata affatto semplice. É un lavoro diverso da Storie Mondiali (scritto con Federico Buffa) e ammette di essersi fermato almeno tre volte. Alla prima stesura scrive oltre 180 mila battute di calcio brasiliano. Un po’ tantine…

Intuisce che deve trovare un filo conduttore, che sia in grado di essere un trampolino, come fu per lui quel personaggio “magico e superiore”, che possa aprire la mente su un mondo veramente differente, il Sudamerica.

E lo trova nelle storie che gli sono state raccontate da tutte le persone incontrate, la cui base è quella genuinità di quel signore in cui è capitato e che, irrimediabile, gli ha deviato il destino, battendosi il pugno sul petto esclamando “C’ero IO quando è tornato Peron!”.

Mi piace pensare che questo libro l’abbiamo scritti in tanti.

Come suo padre, grazie al quale – dai suoi racconti e incoraggiamenti a non smettere di cercare – è riuscito a scrivere di posti mai visti, come la Bolivia. O colleghi lontani, il periodista paraguayo, che dal nulla gli invia un’email di notte informandolo di eventi accaduti nella capitale perché “questo è un libro scritto soprattutto di notte”. O quei pendolari incontrati sul pullman, in quel viaggio in Brasile, citato all’inizio, da Imperatriz a São Paulo, durato ben tre giorni e mezzo “il brasiliano ha tre grandi argomenti: il calcio, dio e la spiritualità, e l’accento…pensavano di sorprendermi, ma andando spesso tra Brescia e Bergamo, è già un’altra lingua”. O di librai uruguayi con i quali era possibile parlare di Mario Benedetti così come di Enzo Francescoli “perché se il Sudamerica è un mondo diverso, l’Uruguay è qualcos’altro ancora”. O di Victor Hugo Morales, uruguayo, ma tremendamente argentino, amico di Carlo, Federico e Lele, inevitabile se si parla di Argentina e di Maradona, un “Dante Alighieri” della narrazione sportiva, scritta ma soprattutto orale. E poi la Colombia, strettamente sua, di Valderrama, e il Cile del mago Valdivia, passando per Ecuador e Venezuela. E, quindi, il Perù, al quale deve l’esistenza di questo libro.

Locos por el Futbol è un viaggio mistico nell’ “io” sudamericano, da Cartagena a Ushuaia che si logora, salvo poi riprodursi all’infinito, nei portrero dove gli artisti del cuoio “trovano la loro anima, e si perde nel vento, “un luogo d’elezione che in Sudamerica non si può comprare. Perché il Calcio è cultura dei popoli.

Di Victor Hugo Morales tutti (altrimenti sarebbe un delitto) conoscono la telecronaca che lo ha consegnato alla storia del giornalismo sportivo, dotandolo di un senso poetico. Sono sempre stato ammaliato dalla sua musicalità nel pronunciare le parole, e questo è il gol a cui sono, personalmente, più affezionato se penso a VHM.

Contatto diretto

Come scritto nell’incipit, ho avuto modo di condividere questa piacevole serata con Lodovico Terzi. Dopo un’ora di spunti continui che rimbalzano dalle pareti della stanza fino alle mie sinapsi, mi faccio forza – non ho mai preso un microfono in mano, sono rossissimo, fortunatamente non si vede, ma la voce non mente – ed entro in prima persona nell’esperienza, spinto da Lodovico. Alzo la mano per fare una domanda. Ed è quella che sentite a 1h 3min 10sec.

Il mio lavoro e la mia vita sono la stessa cosa.

Carlo Pizzigoni

É come se ci fosse una comunità di persone che ragiona in un certo modo, divertita dall’originalità di Carlo.

Federico Buffa

Si sente in missione per conto del calcio, mettendo verità, rispetto, passione, fino quasi a violentarsi per dare un tocco magico.

Daniele Adani

Locos por el Futbol – Carlo Pizzigoni (2016, editore Sperling & Kupfer) con prefazione di Federico Buffa e postfazione di Daniele Adani

Soundtrack: Loco, Andrés Calamaro (1997)

Post Scriptum

Da quella famosa lista, il libro che più porta nel cuore è Uomini di mais di Miguel Àngel Asturias. Mentre Mario Vargas Llosa continua ad essere il suo autore peruviano preferito: “É come parlare di Messi e Maradona”.

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