L’importanza di chiamarsi Willian

Non è facile saper abbinare alla tecnica anche la potenza quando sei alto 174 centimetri.

Non è facile ma non è impossibile e a spiegarcelo è lo stesso Willian, ambasciatore e tedoforo di questa categoria di giocatori nel mondo: i tuttofare.

CAPITOLO PRIMO – “In attacco non essere soltanto un passeggero” 

Vero, verissimo.

Ancora di più se a dirlo è uno che in attacco ci passa spesso, più per sganciare qualche assist che per segnare in prima persona, ma poco importa. Lui partecipa alle azioni e come tale vuole un ruolo da protagonista anche superata la trequarti; ma attenzione, se sei un centrocampista e ti spingi fino in area di rigore poi devi pagarne le conseguenze.

Immaginate ora un giocatore mingherlino dover fare avanti e indietro centocinquanta volte a partita per recuperare dalle sue gite in attacco e mantenere comunque la tecnica e la classe sopraffine tipiche di un brasiliano: è possibile? No, non ci riusciva Ronaldinho quindi perché dovrebbe farcela il “povero” Willian?

No, quindi bisogna essere preparati anche fisicamente.

“Non sono il tipo di persona che si interessa più di tanto degli esercizi per il petto e per le spalle, per il mio tipo di gioco ho bisogno di un baricentro forte e gambe potenti per aumentare la mia esplosività. Con un tronco più forte ti fai anche meno male.”

Foto di Lorenzo Semino
Foto di Lorenzo Semino

CAPITOLO SECONDO – “Mangia!”

In campo non si ferma un minuto, ma quando torna a casa anche il povero Willian dovrà sicuramente trovare un po’ di pace. Non è credibile che parta in contropiede per rispondere al telefono o che provi i doppi passi anche quando porta fuori il cane, infatti:  “Il riposo dopo le partite è fondamentale. Io adoro dormire, non amo le saune o i bagni gelidi. Oltre a una buona dose di stretching sono abituato a mangiare spesso e a mangiare di tutto.”

CAPITOLO TERZO – “Gioca intelligente, non complicato”
“Quando la tua squadra è ben organizzata sul campo non c’è bisogno di sprecare energie, ma quando la squadra è messa male è facile correre in maniera poco efficiente e stancarti prima del dovuto. I giocatori di esperienza sanno quando devono pressare, attaccare, difendere e anche quando conservare le energie per un momento più opportuno. Quando sei giovane è comprensibile che tu sia desideroso di mostrare a tutti quel che sai fare, ansioso di sfondare nel grande calcio, ma facendo così rischierai di bruciare te stesso e la tua carriera.”
willian chelsea
CAPITOLO QUARTO – “Ascolta chi ti parla e sii pronto a cambiare posizione”
“Jose Augusto, il mio allenatore ai tempi del Corinthians, mi disse due frasi che mi hanno aiutato a crescere ed arrivare fino a dove posso dire di essere oggi. ‘Prima di ricevere ogni pallone devi già aver deciso cosa farne’ e ‘Guardati sempre le spalle prima di fare qualcosa’ mi hanno fatto capire come nel calcio i tempi siano frazioni di secondo, bisogna soltanto saper arrivare a pensare e cacciarti sulla sfera prima che altri lo facciano al posto tuo.”
“Ascoltare Mourinho è stato un  altro passaggio fondamentale, grazie a lui ora gioco meglio anche difensivamente. Ho capito quanto sia importante ridurre gli spazi per indurre l’avversario a sbagliare, soprattutto nel calcio inglese in cui fischiando pochi falli non è facile prendere la palla agli altri se non pressandoli in maniera asfissiante.”
CAPITOLO QUINTO – “Gioca per la squadra” 
“Il calcio è cambiato molto. Oggi un playmaker non può soltanto giocare con la palla fra i piedi, ha molte più responsabilità. Devi essere disposto a lavorare duramente, aiutare difensivamente e sapere quando giocare veloce con entrambe le ali che hai a fianco. Hai bisogno di essere un giocatore versatile se vuoi arrivare fino in cima. I migliori costruttori di gioco sanno fare e fanno davvero tutto: capiscono gli schemi, sono bravi nel possesso, possono concludere le azioni ma sono anche in ottima condizione e forma fisica”.
Un ritratto di Willian, spiegato direttamente da lui, un ritratto che ci mostra quanto non tutti i giocatori “di classe” decidano di accomodarsi sulla poltrona dei fantasisti un po’ spocchiosi ma cerchino anzi di migliorarsi nei punti deboli.
Una volta arrivati davvero al top, non tutti decidono di fermarsi a contemplare il bel panorama dalla nuova casa che gli ha comprato il club, alcuni decidono anche che è arrivato il momento di provare a superarsi per dimostrare a tutti che nella vita non basta soltanto avere il talento: bisogna anche saperne sopportare il peso.
E se non sei alto, se sei brasiliano e tutti ti dicono “beh si, forte ma come tutti i brasiliani non la passi mai”, se ti trovi in una settimana dal freddo dell’Ucraina alla pioggia della Premier League, se ti trovi faccia a faccia con lo Special One, beh di fronte a tutte queste avventure Willian ha deciso di farsi le ossa e i muscoli.
Lo ha fatto, ed ora è diventato un giocatore fondamentale.
Veloce, potente, versatile e intelligente.
Ma soprattutto un lavoratore, di quelli un po’ stravaganti ma pronti a stupirti non appena abbiano un attrezzo fra le mani.
Signore e Signori, Willian Borges da Silva.
Tecnica, fantasia e potenza: grazie Willian, giocatore da raccontare
Tecnica, fantasia e potenza: grazie Willian, giocatore da raccontare

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