Il passaggio di Leonardo Bonucci dalla Juventus al Milan è senza alcun dubbio il colpo più clamoroso di questa sessione di calciomercato, almeno per quanto riguarda la Serie A. E in effetti chi si sarebbe aspettato che uno dei simboli di questa Juventus esa-scudettata potesse approdare a una squadra rivale, come il Milan?
È anche vero che già nelle scorse estati si è parlato di una possibile cessione di Bonucci, prevalentemente per motivi di bilancio. Pare che le offerte per l’ex difensore bianconero si aggirassero su cifre anche superiori da quella sborsata dal Milan, cifre che possono effettivamente rappresentare una tentazione per qualsiasi società, anche se rivolte a un proprio Senatore. Una cessione a un’altra squadra italiana non era stata mai ipotizzata, e sia le modalità che la rapidità di questo trasferimento fanno pensare che, probabilmente, qualche aspetto di questa vicenda ci sfugge. Al di là delle teorie più o meno fantasiose che in questi ultimi giorni si sprecano.

Bonucci non è certo il primo giocatore che ha percorso l’asse Juventus-Milan, in una direzione o nell’altra. E non sarà neanche l’ultimo, considerando che per il passaggio di De Sciglio sulla sponda bianconera manca solo l’ufficialità. La storia ci racconta di altri trasferimenti eclatanti, come quelli di:
- Giuseppe Meazza, che tra il 1940 e il 1943 gioca due stagioni al Milano e una alla Juventus Cisitalia – sì, erano veramente altri tempi -,
- Bruno Mora (2 anni alla Juventus e 7 al Milan) e Sandro Salvadore (4 anni al Milan e 12 alla Juventus), scambiati nel 1962 dalle due società e diventati dei pilastri delle loro nuove squadre,
- Romeo Benetti (6 anni al Milan e 3 alla Juventus) e Fabio Capello (6 anni alla Juventus e 4 al Milan), protagonisti anche loro di uno scambio di mercato nel 1976,
- il Pallone d’Oro Paolo Rossi, attaccante della Juventus per 3 stagioni (più una, quasi intera, saltata per squalifica) e passato ai rossoneri nel 1985 per un’unica deludente stagione,
- il Divin Codino che, similmente a Pablito, non porterà al Milan (1995-97) le stesse emozioni lasciate nei 5 anni in bianconero,
- Edgar Davids, un panchinaro poco disciplinato per il Milan 1996-97, un titolare inamovibile nel centrocampo juventino per i successivi 6 anni e mezzo.
Torino-Milano, Milano-Torino
Sette passaggi degli anni 2000 dalla Juventus al Milan, e viceversa.
La storia recente ci ha presentato altri trasferimenti sull’asse Milano-Torino, a volte altrettanto fragorosi. Partendo dall’inizio degli anni 2000 e giungendo fino ai giorni nostri, facciamo un quadro generale e analizziamo più nel dettaglio 7 calciatori che hanno legato la loro carriera sia ai colori rossoneri che a quelli bianconeri, vestendo in rapida successione l’una e l’altra casacca.
1. Filippo Inzaghi
(dalla Juventus al Milan, estate 2001)
Anche l’addio di Inzaghi, acquistato dal Milan per 70 miliardi di lire (40 in contanti, più il cartellino di Zenoni) fu accompagnato da molte domande e supposizioni. Si vocifera ancora oggi che è stato proprio SuperPippo a chiedere la cessione, a causa di disaccordi con Alessandro del Piero, e anche se non siamo mai venuti a conoscenza di tutti i dettagli pare che questa ipotesi sia più che fondata.

La Juventus incassa un bel gruzzolo dalla sua cessione, che sommato a quello ricavato dalla vendita di Zidane, serve per mettere a segno una grande campagna acquisti: arrivano Buffon, Thuram e Nedved, acquisti che consentono ai bianconeri di vincere i successivi due campionati e di iniziare un nuovo ciclo. SuperPippo, dal canto suo, entra nella storia del Milan: 11 stagioni, 126 gol e 10 trofei vinti, tra i quali spicca la Champions League 2007 decisa in finale da una sua doppietta.
Chi ci ha guadagnato?
Fatte queste considerazioni, si può dire che ci abbiano guadagnato tutti. Anche se non si può leggere che Zenoni sia stato valutato 30 miliardi.
2. Christian Abbiati
(dal Milan alla Juventus, estate 2005)
Abbiati è considerato una bandiera del Milan, tanto che il suo nome appare anche nella hall of fame della società. Disputa 15 stagioni con i rossoneri vestendone la maglia dal 1998 fino al 2016, fatta eccezione per una parentesi di 3 anni durante i quali è stato ceduto in prestito, nell’ordine, a Juventus, Torino e Atletico Madrid.
È particolare la vicenda che lo ha portato, durante l’estate del 2005, a indossare per una sola stagione la maglia bianconera: Gianluigi Buffon subisce un serio infortunio alla spalla durante il Trofeo Berlusconi, a seguito di uno scontro con Kakà, che lo costringe a stare lontano dai campi fino a gennaio. Pochi giorni dopo Berlusconi stesso decide di concedere Abbiati in prestito secco ai bianconeri, a titolo di risarcimento. Il portiere di Abbiategrasso gioca un buon girone di andata e sostituisce Buffon in modo dignitoso, dando così il suo apporto ai bianconeri per raggiungere il titolo, poi revocato per i fatti di Calciopoli. Nei festeggiamenti viene anche beccato mentre canta Chi non salta rossonero è, vicenda che lo costringerà a doversi chiarire con la curva del Milan quando, nel 2008, torna alla base.
Chi ci ha guadagnato?
La Juventus e Abbiati, sicuramente. Per quanto riguarda il Milan, si può dire che inizialmente non abbia risentito granché della sua perdita: in questo periodo Dida è ancora titolare inamovibile.
Lo chiamavano René
3. Marco Storari
(dal Milan alla Juventus, estate 2010)
Il portiere pisano è il giocatore che in questi anni ha percorso più volte l’autostrada A4 sull’asse Milano-Torino. Passa per ben 3 volte dalle parti di Milanello, ma è la Juventus la squadra con la quale si è fermato più a lungo (5 anni) al termine di un lungo girovagare.
Arriva al Milan per la prima volta nella stagione 2006-2007 a causa dei contemporanei infortuni di Dida e Kalac, ma diventa 3° portiere dopo i loro recuperi e viene girato in prestito a fine anno. Due stagioni dopo viene richiamato alla base (questa volta per gli infortuni di Abbiati e Dida) e inizia la stagione da titolare, ma viene a sua volta bloccato da un infortunio e perde posto nelle gerarchie, così a gennaio decide di andare alla Sampdoria per sostituire l’infortunato Castellazzi. Colpita dalle sue prestazioni, durante l’estate la Juventus decide di acquistarlo dal Milan per sostituire Buffon, reduce da un intervento alla schiena e costretto a restare fuori per diversi mesi. In 5 anni porta a casa 4 scudetti da vice-Buffon e una Coppa Italia da titolare.

Chi ci ha guadagnato?
La Juventus, che per 5 anni ha trovato in Storari una buona riserva, e il giocatore, che ha potuto legare il suo nome ai gloriosi successi bianconeri degli ultimi anni. Per quanto riguarda il Milan, anche in questo caso possiamo dire che il danno è stato relativo.
4. Nicola Legrottaglie
(dalla Juventus al Milan, inverno 2011)
Assai curioso è il trasferimento di Legrottaglie: dopo 7 stagioni complessive giocate tra le file bianconere, viene acquistato dal Milan durante la sessione invernale della stagione 2010-11 per sopperire ai numerosi infortuni che hanno colpito il reparto difensivo.

E in effetti, già il giorno successivo alla firma del contratto, Legrottaglie fa l’esordio con la maglia rossonera subentrando al posto dell’infortunato Bonera. Durante la partita si fa male a sua volta e viene sostituito prima della fine dell’incontro. Fino al termine della stagione non rimetterà più piede in campo.
Chi ci ha guadagnato?
Legrottaglie, of course: quei 40 minuti giocati con la maglia del Milan gli permettono infatti di fregiarsi dell’unico scudetto della sua carriera.
5. Andrea Pirlo
(dal Milan alla Juventus, estate 2011)
Il passaggio di Pirlo dal Milan, squadra nella quale militava da 10 anni e fresca Campione d’Italia, alla Juventus, reduce da un 7° posto e fuori dalle coppe europee, non è clamoroso e improvviso come quello di Leonardo Bonucci dei giorni nostri.

Le ragioni che portano il Milan a liberare a parametro zero uno dei suoi senatori sono arcinote, anche se va detto che non era il solo Allegri a ritenere che Pirlo fosse ormai in fase calante. Secondo molti addetti ai lavori era ormai divenuto un giocatore lento, macchinoso e prevedibile. E il Milan, che aveva vinto il campionato senza di lui, sembrava che potesse farne a meno senza troppi patemi. Insomma, Pirlo poteva essere lasciato andare, perché era chiaramente un giocatore finito…
Chi ci ha guadagnato?
Non c’è bisogno di rispondere.
6. Alberto Aquilani
(dalla Juventus al Milan, estate 2011)
Il centrocampista romano ha vestito in rapida successione la maglia bianconera e quella rossonera, eppure il suo cartellino non è mai stato di proprietà di nessuna delle due squadre. Dopo l’esperienza al Liverpool, è la Juventus a fare un primo tentativo di riportarlo in Italia, ma nella stagione successiva decide di non riconfermarlo.

L’estate successiva ci prova dunque il Milan a rilanciarlo, acquistandolo sempre in prestito per un anno. Alberto gioca bene nella prima parte di stagione, finché non viene fermato da uno dei tanti infortuni della sua carriera. Il Milan decide quindi di non riscattarlo e nel finale di stagione ne centellina le presenze, in modo da non far scattare l’obbligo di riscatto.
Chi ci ha guadagnato?
Probabilmente nessuno. Di sicuro possiamo dire che a perderci è stato lo stesso Aquilani.
7. Alessandro Matri
(dalla Juventus al Milan, estate 2013)
Matri è diventato il giocatore simbolo degli ultimi anni di mercato dell’era Berlusconi: ceduto in via definitiva al Cagliari nel 2008, viene riacquistato per 12 milioni di euro nell’estate 2013. Con il Milan raccoglie soltanto poche presenze prima di essere ripetutamente girato in prestito a titolo gratuito.

La stessa Juventus, con la quale il giocatore aveva vinto i primi 2 scudetti dell’era Conte, lo ha richiamato come rincalzo durante la prima stagione di Allegri, e lui ha ringraziato della fiducia siglando la rete decisiva nella finale di Coppa Italia contro la Lazio.
Chi ci ha guadagnato?
La Juventus: oltre alla discreta cifra ricavata dalla cessione, ha potuto usufruire anche in seguito delle prestazioni dell’attaccante. Gratuitamente.
Bonus – Gli allenatori
Anche se non si tratta di veri e propri trasferimenti, non potevamo certo tralasciare due personaggi come Carlo Ancelotti e Massimiliano Allegri.
Nelle due stagioni e mezzo in bianconero Carletto si classifica per due volte 2° con l’onta di uno scudetto perso all’ultima giornata sotto la pioggia di Perugia. Non si può dire che tra lui e il popolo bianconero ci sia stato un gran feeling: i tifosi lo etichettano come eterno secondo, gli cantano Un maiale non può allenare, e la società lo esonera nonostante i 144 punti complessivi ottenuti nelle due stagioni intere. Lui incassa tutto, e l’anno successivo accetta di rilanciarsi con il Milan. La sorte, ironica come al suo solito, vorrà che il suo ciclo di vittorie inizi proprio contro i bianconeri nella Finale di Manchester.
Max ha, invece, seguito il percorso opposto: nonostante lo scudetto vinto al primo anno di Milan, la sua avventura in rossonero è stata oggetto di alti e bassi. Alla Juventus ha però ottenuto la sua definitiva consacrazione e oggi è uno dei tecnici italiani più apprezzati in Europa. Oltre al palmarès, sul quale avrà tempo di migliorare, c’è però un aspetto che lo contraddistingue nettamente da Ancelotti: il carattere, non esattamente pacifico.
Proprio quel carattere che lo ha portato a litigare con Leonardo Bonucci e che, a quanto si dice, è la causa della separazione di questi giorni.
Chi ci guadagnerà questa volta?