Leon Simba Bailey

Giamaica, terra sperduta. Terra di pappagalli, lucertole e farfalle, terra esotica fatta di tradizioni lontane da quelle del Vecchio Continente.

In effetti di calcio, ad esempio, i giamaicani non se ne intendono molto. Se ci chiedessero di nominare un giocatore giamaicano probabilmente non sapremmo rispondere o, ancora inebriati dalla favola del Leicester, citeremmo Wes Morgan; forse addirittura, imbarazzati dalla domanda, ci scapperebbe pure un “Usain Bolt”, salvo poi ritornare sui nostri passi: Bolt corre, mica gioca a calcio. La Giamaica è terra di velocisti, atleti capaci di sfrecciare come fulmini sul tartan, senza bisogno di calciare un pallone.

In Giamaica non esistono i calciatori così come non esistono i leoni. A pensarci un leone in Giamaica ci starebbe bene ma, per quanto il clima possa essere tropicale, la savana non c’è.

E invece, da qualche anno, dalla sperduta Giamaica è arrivato in Europa Leon Bailey: un calciatore, un leone (ce l’ha scritto nel nome), magari entrambi, perché è innegabile la sua somiglianza a Simba del Re Leone.

 Guardate il ciuffo e l’espressione in faccia…

 

 …e ditemi che non si assomigliano

Se la sua storia fosse come quella raccontata nel film, allora saremmo al “C’era una volta…”, nel momento in cui iniziamo a conoscere il piccolo felino che, ne siamo certi, diventerà assoluto protagonista dei sequel.

Bailey infatti è esploso adesso, a 19 anni, all’inizio di questa stagione che è solo la sua seconda tra i professionisti. E’ successo tutto così velocemente e in maniera devastante, grazie soprattutto alle prestazioni in Europa League col suo Genk: in coppa ha segnato fino ad adesso 3 gol in 3 partite, risultando il secondo miglior giocatore della competizione dietro solo a Giuliano dello Zenit. Le statistiche sono tutte dalla sua parte e parlano di numeri impressionanti, come il fatto di essere entrato in ben 11 reti finora, con 8 gol e 3 assist: se si chiede a Ronald de Boer quale sia un punto debole del leone giamaicano, l’unica risposta può essere “Weaknesses? I couldn’t tell you”.

Leon Bailey ha il DNA ripartito equamente in due parti.

Dal gene giamaicano ha ereditato la velocità: egli viene impiegato sull’esterno, in pratica dove giocherebbe Bolt se fosse un calciatore, e pur essendo mancino agisce soprattutto a sinistra. Bailey è infatti talmente bravo a saltare l’uomo con le sue impetuose accelerazioni che, se sfonda dalla sua parte, può sfornare cross e assist a ripetizione col piede forte; quando invece si trova a destra, pur sverniciando il diretto marcatore, non è così preciso nel servire i compagni.

Tuttavia negli ultimi tempi si sta adattando anche al ruolo di ala moderna, giocando a piede invertito e cercando il centro del campo per concludere a rete. E lo sta facendo davvero bene.

In sostanza ama le praterie, il suo habitat preferito.

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L’altra parte di genoma contiene caratteristiche prettamente europee.

Bailey è sì una forza della natura, ma all’atleticità riesce ad accompagnare una tecnica sublime e un controllo palla perfetto, oltre che grandi doti negli uno contro uno e un elevato senso del gol. E che gol.

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Bailey è diventato un punto fisso del Genk già a soli 19 anni, tanto da non aver saltato nemmeno una partita in questa prima parte di stagione.

Per adesso in pochi lo conoscono e addirittura, tra i commenti sotto i suoi video, ci sono persone giamaicane che ammettono di non sapere chi sia. Per una rinfrescata basta chiedere a Rapid Vienna, Sassuolo e Athletic Bilbao, le tre squadre che in Europa League lo hanno incontrato e, soprattutto, sofferto.

Gli è stato chiesto, in una recente intervista, se il processo di adattamento all’Europa sia stato per lui facile o difficoltoso. Bailey ha risposto che in Giamaica tutto è più duro, che la gente non ti sorride facilmente, ma che questo lo ha reso estremamente forte. Per quanto riguarda l’abituarsi al Belgio, basta notare di cosa è capace in campo per capire che il suo futuro è sicuramente qui, nel nostro continente. Pure se è giamaicano, pure se è un leone. Bailey ha appena iniziato a ruggire.

Sicuramente il giovane giamaicano ha davanti a sé un futuro da protagonista, vista sia la velocità nel correre che quella con cui si sta imponendo nel calcio che conta: Leon Bailey ha tutte le caratteristiche per diventare un fenomeno. E un giorno, ne siamo certi, vincerà tutto ciò che c’è da vincere.

Proprio come diceva Mufasa al suo piccolo Simba:

 “Un giorno, tutto questo, sarà tuo!”

 

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