Stupendo, monumentale, tremendamente affascinante ma incredibilmente calpestato.
Esiste forse modo migliore per descrivere quella meravigliosa reggia che fu Boleyn Ground?
Si, si, lo so, non hanno ancora iniziato a buttarlo giù ma quello stadio senza il suo West Ham United è come un corpo senza cuore, è lì, lo vedi, ma è come se non ci fosse.
Proprio come la donna, da cui prende il nome, che fu prima tradita e poi ripudiata e condannata a morte da Enrico VIII, così lo storico impianto è stato prima sostituito e poi destinato alla demolizione per fare spazio a degli appartamenti – diciamo così – di lusso.
Incredibile, soprattutto se pensiamo che uno stadio così in Italia verrebbe probabilmente considerato all’avanguardia.
Il nuovo Olympic Stadium, per quanto moderno e accogliente, non potrà mai essere quello che è stato Upton Park e i tifosi lo sentono, lo sanno e non fanno nulla per tenere segreto il loro malcontento.
E, vi prego, non credete che la stagione pessima che ha disputato il West Ham fino ad ora sia dovuta solo al rendimento sul campo. Non pensatelo, sbagliereste.
Sbagliereste perché quello che sta capitando agli Hammers trascende le illogiche logiche di campo.
Questa è una storia di destino, maledizione e karma e non poteva essere altrimenti.
Quello stesso karma che fece in modo che la figlia di Anna Bolena, Elisabetta I, divenne una delle regine migliori della storia d’Inghilterra, sta punendo il West Ham e i suoi dirigenti per l’empietà compiuta.
Così, dal gol di Winston Reid a suggellare il 3-2 sullo United che ha chiuso i cancelli del Boleyn Ground, in uno dei momenti più malinconici degli anni recenti del calcio inglese, gli Irons sono incappati in una serie negativa che ha dell’incredibile: insomma, pensiamo solo al valore della rosa e agli sforzi fatti in estate per permettere al club di competere con i top team d’oltremanica.
Tutto iniziò il 25 agosto: gara di ritorno dei PlayOff di Europa League, West Ham vs Astra Giurgiu.
Forti dell’ 1-1 dell’andata, ai padroni di casa basta non prendere gol contro i modesti rumeni per passare il turno e invece un gol di Filipe Teixeira sul finire del primo tempo condanna gli inglesi all’eliminazione, scatenando l’ira dei tifosi sugli spalti.
Sembrava la solita “follia d’agosto“, comprensibile visti i carichi di lavori estivi ancora da smaltire, peccato però che da quella partita il West Ham abbia vinto una sola partita, in coppa di lega, contro il modesto Accrington, con una perla di Payet a tempo scaduto.
In Premier League le ultime partite hanno fruttato un solo punto, dato ancora più negativo se consideriamo che, Manchester City a parte, questi risultati sono arrivati con squadre di media e bassa classifica.
Ora, dopo 7 partite, la classifica vede gli uomini di Bilic al terzultimo posto – in piena zona retrocessione – con appena 4 punti conquistati.
La storia della maledizione del Boleyn è stata subito tirata fuori, non siatene sorpresi: naturale, lo scempio andava vendicato.
Sembra quasi dantesca la punizione che è stata riservata agli Hammers dalla giustizia divina, una sorta di legge del contrappasso applicata al mondo del pallone; per analogia, proprio perché il West Ham ha commesso empietà nell’abbandonare il suo fortino, così il fato – o meglio, il dio del calcio – ha fatto in modo che la difesa degli Irons facesse acqua da tutte le parti.
Ironicamente, i gol incassati dal West Ham fino a questo momento sono 17, non esattamente un numero fortunato.
A parte le facili battute, il dato dovrebbe preoccupare perché l’ultima volta che il West Ham ha incassato così tanti gol nelle prime giornate di campionato a fine stagione è retrocesso.
Correva l’annata 1988-89 e, mentre Paul Ashworth esultava per il gol di “The History Man” Michael Thomas, dall’altra parte di Londra i tifosi Claret&Blue piangevano la retrocessione della propria squadra.
Scongiuri del presidente Sullivan a parte, sembra veramente paradossale la situazione che si sta delineando: si, una squadra costruita per puntare almeno all’Europa si potrebbe ritrovare invischiata nella lotta per non retrocedere. Della serie “il calcio ha le sue ragioni misteriose che la ragione non conosce”
Gli sforzi fatti quest’estate per portare nella capitale inglese giocatori come Zaza, Calleri, Masuaku e Ayew non stanno ripagando e i calciatori citati, Ayew a parte ovviamente visto l’infortunio, stanno rendendo molto meno di quello che ci si aspettava.
Non può più bastare la sola stella, per quanto luminosa, di Dimitri Payet ad illuminare la scena: è arrivato il momento che tutti mettano del loro per far tornare a volare alte nel cielo le bolle di sapone.
Proprio lo sforzo più grande dell’ultima sessione di mercato, quello di tenere lo spettacoloso fantasista francese potrebbe risultare decisivo quando la stagione entrerà nel vivo e gli Hammers saranno chiamati a risalire la china.
Perché risaliranno la china e Payet sarà l’uomo chiave, questo è certo: d’altronde, per annullare una maledizione serve un mago.