Con il passare degli anni il calcio ha sempre più ricoperto un ruolo di notevole importanza nella vita dell’uomo.
Il calcio è diventato col tempo un’autentica espressione della natura umana; una vera e propria valvola di sfogo, e di conseguenza anche oggetto di studio: sin dalle sue origini non è mai stato trattato solo come uno sport, ma come una vera e propria disciplina dalle migliaia di applicazioni dal punto di vista antropologico.
Quello che però sorprende è come non sia mai rimasto costante nel tempo, ma abbia saputo cambiare col passare degli anni continuando a migliorarsi. Ha saputo crescere e svilupparsi, evolvendosi di pari passo con l’uomo: gli adattamenti evolutivi della specie umana hanno inevitabilmente contagiato anche lo sport, ad oggi, più praticato in tutto il globo terrestre.
Seguendo questo ragionamento, possiamo identificare il calcio come un organismo, o più genericamente una specie, che affina le proprie caratteristiche, adattandosi per sopravvivere e per raggiungere una sempre maggiore funzionalità.
L’epoca primordiale
Il lungo viaggio dell’evoluzione calcistica non può che partire dai college britannici di metà 1800, quando dalla riunione di vari rappresentanti di scuole inglesi nacque la versione moderna del “football”.
Il calcio primordiale, quello di Cambridge e delle regole di Sheffield, era un antenato semplice e grezzo di quello a cui siamo abituati: fino agli anni ’30 del 20esimo secolo domina il sistema piramidale, basato sullo scontro fisico e il possesso quasi interminabile del pallone, un po’ come nel rugby.
Il 2-3-5 della piramide è la versione “invertebrata” del nostro calcio che, con i primi cambiamenti sostanziali sul gioco e le sue regole – l’introduzione del fuorigioco su tutte – è destinata a cambiare per poter sopravvivere, dando vita alla prima linea evolutiva di questa storia.
Dalla piramide si passa al WM e al metodo, scuole di pensiero in contrapposizione ma che presentano comunque punti di contatto: entrambe introducono un lato tattico e atletico che non fanno altro che accelerare la crescita di questo sport.
Il successo del WM porta ad un gioco decisamente più veloce, che unito a un atletismo di base sempre più sviluppato nell’uomo medio, comporta una crescita esponenziale del calcio per tutto il resto del secolo.
Se per avere i primi segni di evoluzione abbiamo dovuto aspettare circa 80anni, dagli anni ’30 in poi i cambiamenti sono sempre più frequenti e brevi, ognuno prontamente sostituito o oscurato da quello successivo.
L’età delle scienze
La fisicità e la resistenza su tutti i 90 minuti diventano aspetti dominanti nel dopoguerra, l’uomo cambia metodi di allenamento introducendo anche esercizi mirati allo sviluppo muscolare, che portano ad un gioco di contatto, dove la sola tecnica serve veramente a poco.
L’URRS introduce per prima lo studio scientifico applicato al calcio, sia con la nazionale che con le squadre di club: la Dinamo Kiev del colonnello Valerij Lobanovs’kyj è stata per anni la squadra simbolo del “calcio scientifico”, un calcio che, per la prima volta, presenta un’anima non solamente romantica.
I sovietici introducono metodi di allenamento quasi da campo militare, che col tempo saranno destinati a scomparire, ma anche un approccio statistico destinato a segnare il calcio moderno. L’apporto delle statistiche permette un ulteriore adattamento evolutivo, permettendo di capire quali fossero le zavorre da eliminare e i punti sui quali invece era più sensato insistere.
Proprio da questi studi nascono le grandi scuole calcistiche degli anni ’70, ’80 e ’90 che danno vita ad un gioco capace di coniugare alla perfezione il lato della fatica con quello del ragionamento, ora è necessario conoscere la strada oltre che saper correre.
Dall’Ajax di Crujff e Michels fino a Sacchi e al suo storico Milan, l’idea di difendersi dominando il possesso e di sapere esattamente dove posizionarsi in ogni azione di gioco è trasversale a quest’epoca, il calcio viene innovato da concetti tattici quasi futuristici e destabilizzanti ma fondamentali per un ulteriore adattamento.
Il calcio diventa quindi totale in ogni suo aspetto, esattamente come nella storia evolutiva di ogni grande predatore ha saputo eliminare il superfluo e aggiungere elementi fondamentali al raggiungimento di uno stato di completezza. Da questo punto di vista, il Milan di Arrigo Sacchi è la squadra che più di tutte ha rasentato un’assoluta completezza: uno studio maniacale unito ad un sistema innovativo hanno portato all’ennesimo stadio evolutivo del calcio, uno dei più nobili in assoluto.
Per conferme, provate a dare un’occhiata al 5-0 rifilato dagli uomini di Sacchi al Real nel ’90.
I super uomini
Se dovessimo seguire questa evoluzione senza avere una minima idea di come sia il calcio moderno, sarebbe davvero difficile pensare che, soprattutto dopo un epoca così gloriosa e ricca di cambiamenti, il calcio abbia subito ulteriori variazioni alla sua natura.
L’avvento del nuovo millennio porta con se l’arrivo sul nostro pianeta di due alieni destinati a dominare ogni singolo aspetto di questo sport: Messi e Cristiano Ronaldo.
L’argentino e il portoghese aumentano il livello generale, spronando tutti i “normali” a fare sempre meglio, a spingersi oltre i propri limiti, anche solo per rendere loro la vita più difficile.
Questa epoca rappresenta lo stadio terminale – per ora – nell’evoluzione calcistica, il gioco ha raggiunto livelli massimali in quasi ogni aspetto: tutto, dalla palla alle gambe dei giocatori, si muove a velocità dieci volte maggiori al passato.
Potremmo definire la nostra come l’epoca dei “super uomini”, quella in cui viene battuto praticamente qualsiasi record, dove il calcio sembra andare più veloce di qualsiasi cosa gli giri intorno.
Da una stagione all’altra potremmo assistere a cambiamenti epocali, basti pensare a quanto, a volte, le partite di appena una settimana fa ci sembrano ormai appartenenti ad una passato sempre più remoto: il calcio è costantemente proiettato verso il futuro.
Questa evoluzione, per quanto straordinaria, affascinante e vantaggiosa dal punto di vista dello spettacolo, presenta comunque dei lati negativi, quasi inevitabili al fine di una funzionalità sempre maggiore.
Il lato romantico di questo sport rischia di andare sempre più nel dimenticatoio, quasi totalmente sostituito dalla freddezza della mente umana e dal suo lato razionale, ma se la storia della crescita di questo sport ci ha insegnato qualcosa, è che indipendentemente dai cambiamenti che potrà subire nel tempo, il calcio mantiene sempre e comunque la sua anima, un qualcosa che non può essere quantificato o studiato ma solo ammirato: l’essenza pura dell’arte applicata al rotolamento di un pallone.