Un solo obiettivo
Solo la vittoria. È l’unico obiettivo che i Cleveland Cavaliers si sono posti ad inizio stagione, riprendere da dove avevano lasciato lo scorso anno e conquistare nuovamente l’anello.
Sin da subito i Cavs han fatto vedere che a est erano i più forti, hanno dominato la prima parte di regular season trascinati dal solito Lebron James e sono arrivati alla pausa per l’All Star Game con un record che gli consentiva di prendersela comoda fino ai playoff. Il roster di coach Lue forse se l’è presa anche fin troppo comoda, addirittura finendo col perdere il primo posto nella Eastern conference, ma nessuno dubitava che i Cavs campioni in carica e rinforzati con un mercato esplosivo che ha portato alla corte del re Deron Wiliams e Kyle Korver, sarebbero tornati la schiacciasassi di sempre con il cominciare della postseason.
I playoff
Il primo turno di playoff per i Cavs, vista anche la seconda e non la prima posizione dopo la stagione regolare, si è presentato con qualche insidia in più di quanto pronosticato, contro gli Indiana Pacers di Paul George e Lance Stephenson.
La serie si è subito dimostrata ben più difficile del previsto, i Pacers non hanno mollato per un singolo possesso ed è servito un Lebron James da 32 punti e 13 assist per venire a capo di una situazione estremamente difficile. Vinta la prima partita, i Cavs, sull’onda dell’entusiasmo, hanno portato a casa anche gara 2 e, non senza difficoltà, hanno espugnato il palazzetto dei Pacers nella terza partita per poi vincere la serie in quattro gare.
La semifinale di conference ha poi visto Cleveland contrapposta a Toronto, quella che secondo molti poteva essere l’unica formazione capace di mettere in difficoltà Coach Lue ed i suoi giocatori. Ma chi prevedeva una serie combattuta è rimasto deluso visto che i Cavs hanno dato una dimostrazione della loro forza schiantando i Raptors con una secco 4-0 e raggiungendo i Boston Celtics in finale di Conference. Boston ha cercato di reggere l’urto, tanto che è stata anche l’unica squadra di tutta la posta season, fino ad ora, a strappare una vittoria ai Cavs; ma anche in questa serie Cleveland si è dimostrata troppo superiore e, trascinata dal trio James–Irving– Love, ha vinto per 4-1 riconfermandosi squadra regina della Eastern conference.
I punti di forza
Ciò che rende Cleveland una macchina da guerra è senza dubbio la fortuna di avere una squadra con ampie rotazioni e con la possibilità di inserire riserve che non hanno nulla da invidiare ai titolari.
Con il mercato di ‘riparazione‘ i Cavs hanno aggiunto al loro roster due ex all star come Williams e Korver capaci, nonostante non siano più giovanissimi, di dare tanti minuti e tanta qualità piazzando giocate decisive. D-Will è fondamentale nell’economia di squadra perché sa ancora essere offensivamente un leader, un giocatore capace di scardinare le difese avversarie con penetrazioni e tiri da fuori, ma anche con la capacità di inventare per i compagni.
FOTO DERON
Korver, invece, è il giocatore perfetto da schierare insieme a Lebron James, un cecchino che punisce da tre sugli scarichi del Re. inoltre, con la sua fama da tiratore micidiale, anche quando non si trova in serata di grazia la sua posizione per fingere gli scarichi da parte del portatore sono fondamentali per aprire le difese avversarie, cosa che in ottica Golden State sarà fondamentale per Lue.
Altro punto di forza dei campioni della Eastern conference deriva dal fatto di avere un sistema di gioco ben rodato. Lo schema di Lue è chiaro: fare in modo che James abbia la palla in mano e, concentrando su di lui la difesa, si liberano i tiratori che vengono costantemente schierati sul perimetro ad aspettare i suoi scarichi. Oltre al già citato Korver, di questa batteria fanno parte Smith, Frye, Shumpert, Jones e anche Kevin Love. Davvero niente male.
Una cosa che tanti tendono a considerare poco, ma che in passato e già stata decisiva ai fini di vittorie importanti, è il killer istinct di Irving. Questo ragazzo ha già piazzato tante giocate decisive nei finali di partite tirate, ultimo esempio il tiro che ha deciso gara7 delle scorse finali e di certo è lecito aspettarsi da lui giocate di questa caratura anche nella serie che deciderà il campione NBA 2016/2017.
Sembra banale dirlo, ma Lebron James non può essere trascurato se si parla dei punti di forza di Cleveland. Il Re in questi playoff appare in forma smagliante, quasi sempre oltre i 30 punti per ogni partita, riuscendo a coinvolgere al meglio i compagni e garantendo benefici impagabili alla fluidità del gioco di squadra. I destini di queste finals passeranno indubbiamente tra le sue mani.
The Finals
Se da una parte Cleveland è una corazzata, non è da meno la squadra regina della Western conference: i Warriors di Curry, Thompson, Durant e Green.
Giocare contro Golden State, soprattutto alla Oracle Arena, sarà impresa per niente facile per Lue e la sua truppa.
In una serie del genere, la chiave non può che essere il cercare di mettere qualche sassolino nell’ingranaggio perfetto di Golden State, una squadra che si esalta quando può correre e tirare in transizione, che difende in maniera spesso impeccabile, difficile da penetrare. Per questo sarà fondamentale per i Cavs tenere le partite su ritmi bassi impedendo così a Curry e compagni di scatenarsi in contropiede.
Un vantaggio che Cleveland deve sfruttare è sicuramente l’essere decisamente più pesanti dei Warriors sotto canestro. Infatti, sebbene McGee e Pachulia siano due buoni centri, non sembra esserci paragone sia fisicamente che tecnicamente coi lunghi dei Cavaliers: Love e Thompson.
E’ alle porte una finale che, se dovesse rispettare le altissime aspettative, potrebbe entrare nella storia come una delle più belle e combattute di sempre. Fare pronostici è impossibile, sono due schiacciasassi all’apparenza senza punti deboli e solamente il campo dirà chi sbaglierà di più.