Meno di zero

Sarebbe stato troppo facile basare questo articolo sulla filosofia del “Ricomincio da zero” oppure sul concetto di “Anno zero”. Invece vogliamo spingerci oltre, ancor più in profondità rispetto a quello che apparentemente è considerato il minimo storico, il punto più basso della vita della Nazionale Italiana di calcio e della FIGC, che da qualche giorno ha compiuto 120 anni di storia. “Meno di zero” (“Less than zero” nella versione originale dell’opera) è un romanzo di Bret Easton Ellis, autore statunitense diventato famoso fin da giovanissimo grazie al best-sellerAmerican Psycho”. Il tema del romanzo, e dell’intera opera di Ellis, è la superficialità, l’indifferenza che contraddistingue la società moderna, dove tutto viene dato per scontato. Ecco, senza voler tornare al post-2006, qual è stato probabilmente il principale problema del calcio italiano nell’ultimo infruttuoso decennio?

Si è dato per scontato che il movimento fosse solido, sia a livello tecnico che sul piano dirigenziale. E allora eccoci qui, a pochi mesi dal Mondiale, a parlare di una Nazionale chiamata a fare da semplice sparring-partner per alcune tra le selezioni più accreditate al successo iridato della prossima estate. L’Argentina domani all’Etihad, l’Inghilterra martedì prossimo a Wembley, la Francia e l’Olanda a giugno: tutte vogliono sfidarci per testare se stessi. Per noi, e in primis per Luigi Di Biagio, saranno l’occasione per ripartire. Non da zero, ma da meno di zero.

Un traghettatore che guarda lontano

L’uomo nuovo di questo ciclo pre-Mondiale della Nazionale Italiana non giocherà né queste due amichevoli né le prossime partite. Si tratta infatti dell’allenatore pro-tempore Luigi Di Biagio, al quale è stato velatamente (ma neanche poi troppo) affidato il compito di traghettare la squadra fin quando non sarà eletto un nuovo presidente federale, che di conseguenza sceglierà il nome del prossimo ct. Ma Di Biagio sa che nel calcio di oggi sono i risultati a contare più di qualsiasi altro fattore, perciò è consapevole del fatto che prestazioni convincenti contro le big del calcio mondiale non potranno far altro che aprirgli le porte di via Allegri, allontanando almeno momentaneamente dalle proprie spalle, i pesanti nomi di Conte, Mancini e Ancelotti. L’Italia, in poche parole, riparte da un ct che ct non è. Riparte, quindi, da meno di zero. Con ciò non si vuole sminuire l’operato (passato, presente e futuro) di mister Di Biagio; anzi, il fatto che la scelta di Malagò e Costacurta sia ricaduta proprio su di lui fa ben sperare su un possibile progetto che leghi la Nazionale maggiore a quelle giovanili. Del resto, a Di Biagio va riconosciuto il merito di aver fatto crescere sotto la sua gestione molti giovani che adesso giocano da titolari in squadre anche piuttosto blasonate: basti pensare a Federico Bernardeschi, protagonista indiscusso dell’under-21 di Di Biagio e adesso perla tra i tanti gioielli della Juventus; poi ci sono Chiesa, Donnarumma, Conti, Cristante, Gagliardini, Petagna, Pellegrini, Caldara e Rugani, i quali faranno sicuramente parte del gruppo della Nazionale, con o senza Luigi Di Biagio.

Un Di Biagio che si è detto costantemente in contatto con Antonio Conte, uno dei ct che ha convinto più di tutti l’opinione pubblica grazie alle emozionanti prestazioni dell’Italia agli Europei del 2016, e il cui nome viene spesso associato ad un ritorno sulla panchina azzurra. Nonostante la frequenza delle loro chiacchierate, Di Biagio sembra intenzionato ad abbandonare la difesa a tre, caratteristica del Conte-pensiero. Ecco allora il ritorno al 4-3-3, che però non chiude definitivamente le porte alla coppia Immobile-Belotti, i “gemelli del goal” dell’era-Ventura. Di Biagio ha infatti dichiarato che con due attaccanti molto forti in rosa sarà difficile tenerne fuori uno, e che quindi la doppia punta non è da escludersi. In questo senso c’è anche Patrick Cutrone, la sorpresa più piacevole dell’attuale Serie A, che vorrà giocarsi le sue carte per bruciare le tappe non solo con la divisa rossonera, ma anche con la maglia azzurra, che indosserà per la prima volta in queste due amichevoli. La freschezza di Chiesa e Verdi, che stanno disputando un’ottima annata, sarà affiancata dalla certezza dell’esperienza mista alla fantasia di Candreva, Bonaventura e soprattutto Insigne, il quale sta conducendo il Napoli verso orizzonti impronunciabili; per i loro piedi passeranno la maggior parte dei palloni da trasformare in pericoli per gli avversari. A smistare questi palloni ci penseranno Jorginho, altro grande protagonista della squadra di Sarri, alla seconda convocazione in maglia azzurra, e Marco Verratti. Sul centrocampista del PSG ci sarebbe da scrivere un articolo, anzi un libro, a parte; ma ci corre di nuovo in aiuto Bret Easton Ellis, col suo elogio alla superficialità, che sembra essere una caratteristica ridondante della carriera dell’abruzzese. Verratti, a quasi ventisei anni, rischia di essere niente di più che un talento sprecato. A parlare sono le sue deludenti prestazioni in maglia azzurra (vedi la “poco brillante” andata dei playoff contro la Svezia, con annessa ammonizione e squalifica per il ritorno) e nelle gare più importanti giocate dal Paris Saint-Germain (vedi il ritorno di Champions League contro il Real Madrid, con tanto di espulsione per proteste).

Di Biagio non vuole essere un semplice traghettatore per la Nazionale | numerosette.eu
Di Biagio studia da ct

A Di Biagio spetterà l’arduo compito di far ripartire fin da subito un gruppo che a novembre ha perso ogni certezza. Un gruppo sempre più giovane, anche se i vari Verratti, Immobile, Belotti, Candreva, Insigne non sono più propriamente dei ragazzini. Ma queste prime convocazioni parlano chiaro: i giovani ci sono eccome, ed è da qui che bisogna ricostruire le fondamenta di un movimento che ha perso di credibilità e fiducia da parte degli appassionati. Quella fiducia che solo pochi uomini hanno saputo mantenere ben salda affianco al proprio nome, anche dopo l’apocalisse post-Svezia.

Fonti di aggregazione

In vista delle amichevoli contro Argentina e Inghilterra, le prime che vedranno l’Italia scendere in campo dopo la disfatta dei playoff, Luigi Di Biagio ha scelto di convocare ancora una volta l’eterno Gigi Buffon. Il capitano della Nazionale aveva annunciato il proprio ritiro dopo la gara di ritorno con la Svezia ma, dopo un colloquio con l’attuale ct, ha deciso di tornare, almeno per questo primo appuntamento azzurro. Buffon si è definito “una fonte di aggregazione” per il gruppo, scosso prima dal disastro tecnico di novembre e poi dalla tragedia che ha colpito Davide Astori. Ecco perché Buffon tornerà a far parte della Nazionale: i giovani hanno bisogno di un pilastro su cui appoggiarsi e darsi la spinta per ripartire. Altre colonne portanti della squadra saranno Bonucci, in fiducia grazie all’ottimo periodo del Milan, e Chiellini, che salterà questo doppio appuntamento causa guai muscolari. Per gli altri senatori, in particolare Barzagli e De Rossi, la situazione è abbastanza chiara, ma con esiti opposti: il difensore bianconero ha definitivamente detto addio alla Nazionale, mentre il capitano della Roma farà parte delle prossime liste dei convocati, ma stavolta sarà assente per scelta tecnica di mister Di Biagio. Serve studiare soluzioni nuove e De Rossi per il momento non ne fa parte, ma le porte di Coverciano restano aperte per il numero 16 giallorosso. Tornando a Gigi Buffon, il suo compito sarà anche quello di aiutare ulteriormente Perin e soprattutto il suo erede Donnarumma a immedesimarsi spiritualmente e tecnicamente nell’arduo ruolo di portiere della Nazionale. Anche qui, non c’è da dare per scontato assolutamente nulla: le responsabilità della maglia azzurra sono pari solo alle emozioni e alle soddisfazioni che sa regalare.

Buffon sarà l'aggregatore di questa Nazionale | numerosette.eu
Gigi Buffon al termine di Italia-Svezia

L’Italia riparte da meno di zero. È una sfida per tutti: per Di Biagio, che vuol fare bene e conquistare anche lui una maglia da titolare in Nazionale; per Buffon e gli altri senatori, vere e proprie fonti di aggregazione del gruppo, dentro e fuori dal campo; per Verratti, Candreva, Belotti e gli altri reduci protagonisti della disfatta di San Siro, che devono riconquistarsi sul campo la fiducia dei tifosi azzurri; per le istituzioni del calcio italiano, di cui riparleremo quando avremo un quadro più chiaro della situazione federale; e soprattutto per i tifosi, che a novembre hanno visto il proprio amore per la maglia azzurra essere messo a dura prova, ma che non abbandoneranno mai la squadra che più di ogni altra è capace di emozionarli, nel bene e nel male.

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