L’entusiasmante annata del Sevilla – terzo in classifica di Primera Division 2016/2017 – è sotto i riflettori d’Europa, così come lo sono il talento dei vari interpreti del teatro sampaoliniano: dal trio Vazquez – Vietto – Vitolo agli emergenti Ganso e Ben Yedder, da capitan Iborra ad un ritrovato Nasri. Jorge Sampaoli sta risultando il perfetto direttore di questa talentuosa orchestra, portatrice sana ogni domenica di spettacolo e ottimo calcio sui quei campi d’erba; una volta che la disposizione degli attori è stata scelta, chi dirige davvero il gioco? Chi permette, in un 4-2-3-1 prettamente offensivo, di evitare che il reparto difensivo venga lasciato da solo e costantemente insidiato dagli avversari? Ecco che entra in scena la figura mai obsoleta di un mediano, troppo dinamico per la difesa, troppo statico per l’attacco, che ha raggiunto col tempo la maturità del mediano ideale: aprite il sipario per Steven N’Zonzi.
Originario del Congo francese, nasce a Colombes, comune dell’Île-de-France, a più di 10 chilometri da Parigi: la sua avventura calcistica parte proprio dalla capitale francese, per cui ogni giorno, dall’età di 11 anni, il giovane Steven percorre quei 10 chilometri per raggiungere i campi di allenamento delle giovanili del Paris Saint-Germain, cosa che si ripeterà per i successivi tre anni. A causa delle sue caratteristiche fisiche, durante la sua formazione nelle giovanili viene preferito nel ruolo di attaccante, e successivamente di centrocampista offensivo, ruolo che ricopre anche nelle prime apparizioni in prima squadra, con la maglia bianconera dell’Amiens. Dopo aver saggiato le sue qualità offensive, viene provato e subito confermato nel ruolo di centrocampista difensivo, immediatamente davanti alla difesa, posizione che non lascerà mai più.
Il destino sarà crudele con la formazione della Piccardia, ma non per il giovane Steven, che attira le attenzioni dell’Inghilterra, sponda Blackburn Rovers: grazie alle sue doti ed alla capacità di mantenersi lucido e deciso nel proprio ruolo, si adatta fin da subito in un campionato ostico e fisico come la Premier League. Gli anni successivi al 2011 risultano più complessi sotto l’aspetto comportamentale e disciplinare: qualche espulsione e squalifica di troppo logorano il rapporto fra la dirigenza dei Rovers ed il mediano francese, che tuttavia rimane anche per la stagione successiva. Il 2012 è l’anno dell’apocalisse per il Blackburn, che dopo 11 anni di permanenza in Premier retrocede in Championship: non saranno necessarie le richieste di N’Zonzi di essere ceduto, la dirigenza non può più permettersi di trattenerlo.
L’avventura nel Regno Unito non finisce qui; acquistato dallo Stoke City, N’Zonzi torna a far vedere di cosa è capace sui campi d’erba inglesi: le sue prestazioni maiuscole condite da qualche gol e assist gli valgono varie volte la nomina a man of the match. Come già accaduto ai tempi del Blackburn Rovers, il giocatore vorrebbe cambiare aria fin da subito, complice anche un rapporto burrascoso con l’allenatore in seconda David Kemp. Le richiesta di cessione viene però rifiutata dal club; arrivano invece un nuovo contratto ed un nuovo coach per Steven: con Mark Hughes c’è intesa e soprattutto rispetto, le prestazioni e l’impegno del franco-congolese migliorano di partita in partita, mentre vanno in diminuendo le scorrettezze e gli isterismi da adolescente.
La continuità e la maturità dimostrata da N’Zonzi portano l’allenatore gallese a riflettere su un possibile investimento su di lui per un progetto importante; ma di questo progetto, Steven N’Zonzi non farà parte. Per lui si aprono i cancelli di un’altra dimensione, quella della Liga spagnola, sponda Sevilla: di fronte all’offerta di 10 milioni di euro degli Andalusi non è possibile rinunciare, anche se a malincuore. Si chiudono così le porte della Premier League per N’Zonzi, che nel bene e nel male, rimarrà nei ricordi dei Rovers e dei Potters, con 12 reti in più di 200 presenze – e un sacco di cartellini rossi.
La prima parte del 2015 risulta assai difficile per l’ambientamento di Steven N’Zonzi, che scopre a sue spese che la Liga non è assolutamente come la Premier: il nuovo stile di calcio prevede un mantenimento della palla più prolungato e una capacità di gestione più tecnica e intelligente durante lo stesso; le cose cambiano anche riguardo l’aspetto fisico, il contatto viene fischiato maggiormente e non a caso alla prima giornata, all’esordio contro il Malaga, Steven sembra tornato quello del Blackburn, poiché riceve la prima espulsione spagnola. Non proprio il migliore dei biglietti da visita.
Il mediano francese non sembra trovare i ritmi giusti, in più la concorrenza è alta: capitàn Iborra, Banega, Kolodziejczak sono le scelte più frequenti di mister Unai Emery, a cui va però il merito di non avere intenzione di arrendersi con lui, di dare tempo al tempo e aspettarlo: verrà ripagato prima di quanto si aspettasse.
La Maturità con la M maiuscola di Steven N’Zonzi parte probabilmente dalla sesta giornata di campionato, nella sfida contro il Rayo Vallecano: non solo arriva il gol che si rivelerà decisivo per la vittoria, ma anche la consapevolezza che uno come lui, irruento e spesso suscettibile, possa farsi valere anche in terra iberica. Ecco che allora, quell’irruenza, lascia il posto all’ordine, alla semplicità del tocco di prima, alla gestione della palla e l’intelligenza tattica, lasciando spazio tuttavia all’intervento deciso ma pulito nel recupero del pallone.

Dalla seconda parte della stessa stagione in poi, un posto da titolare in mediana non glielo toglierà più nessuno; che sia affiancato da Kolodziejczak in un 4-2-3-1 oppure da solo in un 4-1-4-1, la musica e lo show non cambiano: con quel fisico longilineo ed imponente ma allo stesso tempo dinamico – che tanto è stato utile in Inghilterra – N’Zonzi si ritaglia un posto importante nella scacchiera sevillista, diventando idolo del Sánchez-Pizjuán per lo zelo con cui ogni partita scende in campo, mai superficiale, mai egoista, mai più irruento, ma sempre disposto al sacrificio per il bene della squadra.
La filosofia offensiva e propositiva di Sampaoli sta avendo influssi anche sui 193 centimetri del mediano, poiché quest’anno N’Zonzi ha già centrato il bersaglio tre volte fra campionato e coppe: il più importante non l’ha segnato né di testa né grazie al tiro dalla distanza – specialità della casa, fra le altre cose – bensì dopo una bella combinazione con Vietto e un’uscita palla al piede degna di Bale; il tocco in diagonale che chiude lo show gli avrà riportato alla memoria i tempi da attaccante nelle giovanili.

Il giorno dell’esame di maturità, di fronte a quella commissione che pretendeva risposte a domande quasi universali, ognuno di noi si è sentito impaurito e fragile. Non pensiate che per N’Zonzi sia stato diverso; anche il mediano di Colombes ha avuto paura, paura di non farcela dopo essere stato catapultato davanti ad una commissione severa come quella della Liga. Dopo aver steccato le prime richieste, è andato a briglie sciolte su un argomento a scelta, trasformandosi da acerbo ragazzino cacciato dal campo con troppa frequenza ad uomo imperioso e duttile, che si conquista la scena a suon di marcature, scivolate e contrasti aerei. Alla fine ne è uscito vincitore lui, da quella sede d’esame, ancora con la lingua fuori ma con un diploma in tasca.
100 e lode, il suo esame termina qui.