La giostra

Una base circolare, un perno centrale che faccia girare il tutto e tanti differenti cavalli o altri strani disegni, a completare la restante parte della giostra. Quando il giro parte non si può fermare, perché il macchinario è reso perfetto da quel timer che lo aziona e lo spegne con cadenza ben precisa, studiata a perfezione affinché tutto segua un filo rosso sapientemente disegnato. Salendo su quella giostra si innesca inevitabilmente una situazione difficilmente spiegabile, dove tutto sembra fuori dal tempo e dallo spazio, dove tutti corrono verso il cavallo che sembra più portato per la corsa, per poter vivere questa sensazione nel migliore dei modi.

Cavalli di razza e altri che non hanno un aspetto ben definito, eppure si trovano tutti sulla stessa base circolare; e ogni giorno, notte e il giorno dopo ancora, girano insieme, rincorrendosi in quella fuga che non si sa chi ha cominciato, né chi ha finito. Il purosangue con un razzo disegnato sul fianco, è senza dubbio quello di Harden, il fantino che sta portando in alto Houston, verso quel cielo dove il nome stesso spinge i Rockets. Vittoria in casa contro gli Hornets di Belinelli, meno prolifico rispetto alla scorsa partita, con soli 10 punti messi a segno, a fronte dei 30 segnati dal ‘barba‘. Una scuderia non molto ampia quella di Mike D’Antoni, che in ogni caso riesce a sfruttare al meglio la resistenza dei suoi puledri, saziandoli a dovere in termini di voglia e cattiveria.

Cosa che è accaduta, o perlomeno sta accadendo, anche ai 76sixers, che vogliono provare a tornare ai fasti di una volta e, per quanto difficile o impossibile possa sembrare, ci stanno riuscendo. Nel loro piccolo, sia chiaro, ma le 18 vittorie ottenute sinora, sono già otto in più rispetto a quelle raggiunte alla fine della scorsa Regular Season. Stanotte sono stati i Magic a trovarsi di fronte a quel misto di trans agonistica e cattiveria, che ha portato McConnell a chiudere la partita a 5 secondi dalla fine, con un canestro in penetrazione che non è da tutti. Così come non è da tutti ritrovarsi spesso a +8 e poi farsi prontamente riprendere, vuoi per i troppi errori in difesa, vuoi per una cattiva gestione dell’attacco. Quando Orlando riuscirà a limare queste imperfezioni, forse riuscirà anche a trovare una quadratura all’interno del cerchio della giostra nella quale si trova invischiata.

Non sono più una sorpresa né i Celtics, né il loro trascinatore, quel Thomas da 34 punti che porta alla trentaquattresima vittoria stagionale Boston. I Blazers e Lillard non sono stati all’altezza dei ragazzi del Massachusetts, nonostante lui, McCollum e Aminu abbiano fatto 74 punti in tre. Ma a basket si gioca in cinque, e se tre mettono la palla nel canestro, ci sta qualcuno che deve pensare a non farla mettere agli altri. Ma niente. I leprecauni sono stati meravigliosi, come sempre da un po’ di tempo a questa parte, girando palla e mettendo in ritmo ogni singolo elemento della squadra, facendo si che quasi tutti andassero a chiudere il match in doppia cifra. Con questa sconfitta Portland continua a rimanere al 9 posto di Conference, mentre Boston si avvicina ai Cavaliers, lontani ora solo due partite.

Infatti, mentre Stevens vinceva con il suo roster a Portland, i Cavs perdevano a Oklahoma contro la furia ceca di Westbrook, autore della ventiseiesima tripla doppia stagionale. I ‘fab three‘ di Cleveland hanno fatto il loro, con Irving che ha chiuso a 28, Love in doppia doppia a 15 pts e 12 rbs, e con LeBron che finito a i 18. Ma se nella giostra tutti vogliono fare un giro sul cavallo più bello, non vuol dire che questo deve adagiarsi sugli allori; bisogna che si curi, che si tenga in mostra con un certo livello di accuratezza, affinché non si lasci piegare dal tempo. I Cavs stanno giocando con il fuoco, sottovalutando spesso le altre squadre, così come è successo con OKC, che di tutto punto non ha risposto a tono solo con il #0, ma anche con la doppia doppia di Adams e i 23 punti di Oladipo. Il primato è loro, ma occhio ai verdi di Boston, perché sono sulla scia.

Così come in scia per risalire la classifica e raggiungere l’ottavo posto utile, ci sono i Mavericks del ‘nonnoNowitzki, vincitori contro la quarta forza della Western Conference, quei Jazz che hanno davanti solo i tre mostri sacri di Golden State, San Antonio e Houston. Nonostante un Hayward stratosferico (36 punti) e un Gobert meravigliosamente sul pezzo (doppia doppia), Utah non è riuscita a mettere a referto la sua trentacinquesima vittoria, rimanendo così sempre dietro quelle tre corazzate dell’Ovest, ma davanti ai sempre minacciosi Clippers di Doc Rivers. Un vantaggio arrivato anche a +20, che non sono stati però in grado di gestire dopo che Barnes, con 31 punti finali, ha deciso di prendere in mano la partita, portando sempre più vicini all’OverTime i suoi, con il solito Dirk che ha messo a segno a due secondi dalla fine il canestro del pareggio. A quel punto gli schemi sono saltati, le rotazioni anche: ha vinto chi aveva più voglia, quei Mavs spinti dal pubblico di casa che voleva ardentemente la ventunesima vittoria.

La giostra gira, non ha un padrone fisso, né un cavallo che rimane costantemente davanti agli altri. Bisogna girare, girare e girare ancora, finché il cronometro non dirà che è finita, finché il giostraio non spegnerà le luci su quel cerchio, palcoscenico nutrito e azionato dalle emozioni che quei cavalli suscitano in chi li guarda.

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