Dopo anni in cui San Siro si è illuminato di nomi poco nobili, le intenzioni della nuova proprietà targata Yonghong Li sono diventate subito azioni di mercato: siamo a inizio luglio e il Milan ha già messo sul piatto oltre 100 milioni di euro e non è intenzionato a fermarsi: il rinnovo (non senza polemiche) di Gianluigi Donnarumma, è l’ultimo “movimento” dopo aver ringiovanito il reparto difensivo con Musacchio e Ricardo Rodríguez; a centrocampo si è puntato tutto sulla stella nascente Franck Kessié, e in attacco si vuole tornare a stretto giro nell’Europa che conta: André Silva, diamante grezzo dal Porto; il ritorno di un maturo, affamato, e flessibile Fabio Borini; e soprattutto il 10 che da troppo mancava: Hakan Çalhanoğlu.
Lo sguardo, tra le righe che seguiranno, si poserà soprattutto sui nuovi nomi del centrocampo, Franck Kessiè e Hakan Çalhanoğlu.
Il turco e l’ivoriano
I due ragazzi da (questo) Milan, che dovranno fare di nuovo grande Il Milan.
Lo strapotere della mezzala
Quant’è forte (e grosso) Franck Kessiè.
È la prima cosa che viene da pensare, senza far partire paragoni esagerati: per quella forza fisica debordante, usata consapevolmente; per l’intelligenza tattica, dove la mano di Gasperini ha fatto un lavoro eccellente; per l’attenzione in fase di copertura, non sempre scontata per un ragazzo più che altro offensivo e classe ’96.
E non era certo scontato, dopo la promettente esperienza a Cesena, l’impatto che ha avuto da subito sull’Atalanta. Certo l’ambiente era quello giusto, in una stagione in cui il mantra puntare sui giovani è arrivato all’apoteosi. Non ha faticato a inserirsi nei dettami tattici, anzi ha saputo fare bene la spola tra quel pizzico di anarchia che ha dentro e la disciplina della Dea 2017.
Anche in area la fantasia non manca
Tutto nel 3-4-3 dell’ex Genoa partiva dagli smarcamenti con o senza palla del giocatore tatticamente più importante, il Papu Gómez. L’intera squadra è girata armonicamente intorno ai suoi movimenti, e in particolare l’ivoriano ne ha usufruito per spezzare il ritmo con le sue progressioni, accompagnate da un tiro pericoloso anche da fuori, inserimenti puntuali, e, quando non pretendeva troppo da sé stesso, è stato anche un buon rifinitore, mostrando buona capacità di adattamento: ha giocato largo quando c’era bisogno di maggiore copertura.
Il meglio lo ha sicuramente dato nella prima parte di stagione al fianco di un altro prodotto di cui andare orgogliosi: Roberto Gagliardini.
Si diceva della fase di costruzione
Vincenzo Montella ha sofferto quest’anno la mancanza di un centrocampista con queste caratteristiche, tuttavia uno dei principali pregi di Frank è la rapidità, di esecuzione e di pensiero, ma contro il Milan le difese si comportano diversamente, e non per tutti stare in campo al Meazza riesce come altrove. Il Tempo ce lo dirà.
La mancanza del 10
Purtroppo, è in via d’estinzione. Il 10, quintessenza del calcio romantico che fu, è una figura sempre più rara da trovare ad alti livelli, anche per un’evoluzione tattica, che ha subìto l’impatto del tiqui-taca di Guardiola, con accelerazioni dagli esterni e sfruttamento degli spazi creati dalla punta, per arrivare a filosofie opposte come il cholismo o quella di Jardim: compattezza estrema e ripartenze con i doppi velocisti sulle fasce.
Roger Schmidt, che a Leverkusen è riuscito a creare una cultura, al 10 non ha mai rinunciato. Ed è difficile pensarci quando hai Hakan Çalhanoğlu.
Il classe ’94, turco di Manhheim, ha incantato in Bundesliga per la velocità con cui può costruirsi un tiro o, ancora meglio, mandare in porta i compagni. Al Milan giocatori di questo spessore e classe, dal 2011 in poi non ne sono passati, e Çalhanoğlu rappresenta un acquisto oculato – con i prezzi di oggi 22 milioni più bonus è un affare raro – giovane e che se rispetterà le attese alzerà il livello di tutta la squadra.
Perché questo è il suo più grande valore, esaltato proprio dal sistema di Schmidt: con una rapidità di pensiero ed esecuzione impressionante, Çalhanoğlu riesce a guidare la transizione, tirare da fuori area e servire i compagni sia per gli inserimenti, sia con lanci tanto lunghi quanto precisi, grazie all’ottimo controllo di palla e alla capacità di dribbling, anche e soprattutto nello stretto.
Il sistema Schmidt ha ricordato e ricalcato il basket di D’Antoni a Houston, dove il ruolo del 10 (sarebbe quello di Harden) ha il compito di dettare il ritmo, e scegliere se lanciare un compagno o provare la conclusione, considerando l’ampio ventaglio di possibilità in quest’ultimo fondamentale.
Gestione nello stretto e servizio per il primo taglio
Il calcio ad altissima velocità che giocava con le aspirine ne ha messo in mostra queste qualità, ma ovviamente in termini di efficacia avere così poco tempo per ragionare porta a qualche errore di troppo. Con i ritmi della Serie A troverà probabilmente un buon compromesso tra la lucida follia che lo contraddistingue, soprattutto in contropiede, e la classe individuale che tornerà utile nei momenti più bloccati.
Cecchino atletico
Nonostante possa sembrare il prototipo del giocatore velleitario, come tutte le stelle della Bundesliga, è abituato a un calcio moderno, per certi versi totale: non ha problemi di resistenza, a scalare sulla fascia in fase di non possesso, e a non cadere in errori tattici banali di solito perdonabili a un giocatore offensivo.
La specialità della casa sono senza dubbio i calci di punizione. La via di mezzo che trova tra il giro di precisione e la velocità con cui la palla va verso la porta lo rendono uno specialista, e la sfida con Pjanić sarà per palati fini. Dice d’ispirarsi a Juninho Pernambucano: e mantiene fede alle sue parole.
L’impatto di Hakan Çalhanoğlu con il calcio italiano avrà più letture: potrebbe essere quel tipo di studente diventato qualcuno perché instradato severamente dal suo Ateneo, oppure si può rimanere colpiti da come probabilmente finora abbia lasciato della notorietà sul tavolo – anche rinunciando con una scelta molto matura al Bayern Monaco – per fedeltà al sistema che l’ha consacrato in Europa. Probabilmente, il Milan ha fatto il colpo decisivo per ripartire.