Parlare di Joao Mario è semplice e complicato allo stesso tempo. Da un lato, sarebbe alquanto ingiusto sottolineare soltanto l’incapacità di prendersi sulle spalle il centrocampo nerazzurro, orfano di un elemento in grado di legare i reparti, senza guardare comunque alle qualità messe in mostra in alcuni frangenti della sua esperienza in Italia. Dall’altro lato pesa però come un macigno il cospicuo investimento compiuto nell’estate 2016 per portarlo a Milano dallo Sporting Lisbona, strappandolo alla concorrenza del Manchester United. Nel giorno del suo venticinquesimo compleanno, proviamo a tracciare un bilancio della sue stagioni in nerazzurro partendo da un presupposto fondamentale: qual è il suo ruolo in campo?
Duttilità estrema
Joao Mario ha una buona tecnica individuale da buon allievo della scuola portoghese. Può fare il mediano, giocare interno, esterno offensivo e sulla trequarti. Viene inquadrato come un giocatore molto dinamico.
Questa prima, seppur embrionale, descrizione di Joao Mario serve come punto di partenza per rispondere alla domanda di cui sopra. Dopo un inizio da mediano nelle giovanili dello Sporting Lisbona, la sua affermazione a livello internazionale è avvenuta nel ruolo di mezzala destra con la maglia del Portogallo U-21, durante gli Europei in Repubblica Ceca, conclusi al secondo posto dietro la sorprendente Svezia. Proprio in questa posizione Joao Mario può mettere in mostra le sue qualità migliori: ottima tecnica e capacità di palleggio nello stretto con i compagni. Una sorta di facilitatore, capace anche di alcuni strappi palla al piede non comuni per un ragazzo della sua età, anche se la forza fisica e atletica non rientrano certamente tra i suoi punti di forza.
La consacrazione è dovuta però a un’altra manifestazione europea, questa volta con la Nazionale maggiore. Nell’europeo francese, il portoghese agisce dapprima come mezzala nel rombo scelto da Fernando Santos per l’inizio della spedizione, poi come esterno a piede invertito nel 4-4-2 (o 4-2-2-2) con molta libertà di accentrarsi e dialogare con le due punte. Un ruolo, quello di esterno, ricoperto anche nello Sporting per intuizione del tecnico Jorge Jesus. Nella vittoriosa finale contro i Bleus, Joao Mario è tra i migliori in campo segnalandosi soprattutto per la sua intelligenza in campo e per la sua visione di gioco: a fine partita la percentuale di passaggi completati sarà dell’86%, mostrando anche una discreta propensione al gioco in verticale piuttosto che al “semplice” passaggio orizzontale.
Arrivato all’Inter con queste premesse, la confusione tattica travolge anche il giovane talento portoghese. De Boer lo schiera prevalentemente come mezz’ala nel suo 4-3-3 e l’inizio è tutto sommato incoraggiante. Un assist pregevole servito a Icardi nella trasferta di Empoli ed il goal in casa contro il Cagliari all’ottava giornata dimostrano la sua attitudine a verticalizzare e la sua capacità di inserimento.
Il periodo di miglior forma coincide con le sette vittorie consecutive ottenute sotto la gestione Pioli, che sceglie di utilizzarlo prevalentemente come trequartista nel suo 4-2-3-1. Nel match contro il Pescara è suo il goal del 2 a 0, non prima però di aver sprecato un paio di occasioni mostrando uno dei suoi lati deboli: la scarsa capacità di finalizzazione davanti al portiere. Sarà però l’ultima rete del numero 6, travolto dal deludente finale di stagione dei nerazzurri ed inserito prepotentemente nella categoria oggetti misteriosi.
Nuovo numero, nuovo inizio
La speranza risiede nella cura Spalletti. La nuova stagione porta con sé un nuovo numero sulla maglia: il 10, classicamente affidato al trequartista. In molti si interrogano sul possibile utilizzo che il tecnico italiano potrebbe fare del portoghese, visto anche il contemporaneo arrivo a Milano di Borja Valero, giocatore simile per caratteristiche anche se meno dinamico, e la presenza in rosa di Brozovic, altro candidato per un posto nella trequarti nerazzurra.
L’inizio di stagione lo vede utilizzato prevalentemente come sesto uomo, per fare un parallelismo con il basket. Primo cambio, sia per i due mediani davanti alla difesa, sia per i tre trequartisti a supporto di Icardi. La prima presenza da titolare arriva alla terza giornata contro la SPAL. La percentuale di passaggi completati (97%) ed il rigore procurato non sono sufficienti ad evitargli la sostituzione con Brozovic al minuto 66. Nella successiva trasferta di Crotone il numero 10 rimane in campo per tutti i 90 minuti, ma in Calabria Joao Mario dimostra una certa difficoltà a muoversi negli spazi stretti imposti dai padroni di casa, logicamente portati a comprimere lo spazio tra le due linee di difesa e centrocampo. L’occasione per sbloccare la partita capita proprio tra i suoi piedi, ma ancora una volta il suo tallone d’Achille è la freddezza sotto porta.
Il Meglio
Soltanto in due occasioni Joao Mario è rimasto in campo per tutti i 90 minuti. Oltre alla trasferta di Crotone di cui abbiamo parlato, la migliore prestazione stagionale del portoghese coincide con quella che, finora, è stata la miglior partita dell’Inter di Spalletti. Il 5 a 0 contro il Chievo a San Siro proiettava con autorevolezza i nerazzurri in vetta alla classifica mettendo in mostra, allo stesso tempo, tutte le migliori qualità del suo numero 10. Per l’occasione, Spalletti ha infatti scelto di schierarlo davanti alla difesa insieme a Borja Valero, con Brozovic dietro Icardi: l’intenzione chiara era quella di dominare il possesso palla imponendo sin da subito la superiorità tecnica. In questa posizione ibrida tra mezz’ala e mediano Joao Mario sarà il giocatore con più tocchi alla fine della partita (112), il secondo per numero di passaggi con una precisione del 92%, tre i tiri effettuati verso la porta. Di colpo tutte le incertezze sembrano spazzate via: un nuovo inizio è davvero possibile.
Il peggio
Nelle successive cinque gare Spalletti sceglie di rinunciare al trequartista portoghese che ritroverà una maglia da titolare solo nell’ultima sfida prima della sosta, in trasferta contro la Fiorentina. La sostituzione dopo 64 minuti determina l’esultanza del popolo nerazzurro. Schierato come esterno destro al posto di Candreva, Joao Mario riesce nell’ardua impresa di sbagliare davvero tutto. La percentuale di passaggi riusciti (94%) non deve trarre in inganno: si tratta soprattutto di retropassaggi. Una tendenza dimostrata anche nelle altre partite, come dimostra il grafico elaborato da Squawka.com.
La sua prestazione contro la Viola (e forse la sua esperienza in nerazzurro) è riassumibile in una GIF.
Ricevuta palla sulla trequarti, il suo movimento manca proprio di intensità e convinzione, visto che certamente non gli mancherebbero le doti tecniche e fisiche per mantenere il possesso del pallone grazie al suo baricentro basso. Al contrario, la posizione del corpo non è pronta a reggere il contrasto con Chiesa che gli porta agilmente via il pallone lanciando un pericoloso contropiede. La corsa accennata da Joao Mario dimostra anche poca attitudine al sacrificio, quasi fosse consapevole del suo destino, forse lontano da Milano. La sostituzione con Dalbert (altro oggetto misterioso) è lo specchio di un amore mai sbocciato.
Cosa resterà
I venticinque anni rappresentano, nel calcio come nella vita, un autentico spartiacque. Difficile essere considerati ancora delle giovani promesse (a meno che tu non sia italiano) quando i tuoi coetanei trascinano le proprie squadre alla conquista di trofei e di risultati importanti. Joao Mario potrebbe essere rimasto impantanato nel suo stesso talento, legato però a una mancanza di intensità. La duttilità, presentata come uno dei suoi punti di forza, non gli ha permesso finora di trovare il suo posto nel mondo. Il trasferimento ipotizzato in Premier League potrebbe però non essere la soluzione ideale, in un campionato in cui i ritmi folli sono all’ordine del giorno. Fino ad oggi, Joao è l’ennesimo incompreso schiacciato da una valutazione fuori mercato. Tanti auguri.