La storia di Jakub Jankto inizia nei pressi dello stadio Eden Arèna, casa dello Slavia Praga, poco distante dalla celebre Dancing House. Una delle più famose attrazioni della capitale ceca.
A soli 6 anni entra nelle giovanili dello Slavia Praga, scelta piuttosto scontata visto che abitava a 300 metri dal campo d’allenamento. Un motivo in più per non passare ai rivali cittadini dello Sparta. Allo Slavia rimane per più di 10 anni, facendo tutta la trafila delle giovanili del club e della sua nazionale fino alla chiamata dell’Udinese.
La famiglia Pozzo, durante l’ennesima ricerca di talenti per mezzo mondo, si imbatte in lui e lo porta in Friuli. Inizialmente viene aggregato alla Primavera, poi nella stagione 2015-2016 viene mandato in prestito in Serie B all’ Ascoli. Nonostante l’età, è uno dei giovani rivelazioni del campionato, anche grazie a gol come questi contribuisce alla salvezza finale dei marchigiani.
Una rete che ricorda vagamente quella di Stankovic in Champions League contro lo Schalke di Neuer.
Centrocampista moderno dotato di un gran sinistro, predilige l’attaccare al difendere, ma sa alternarsi in entrambe le fasi. Ricorda in parte Zielinski, altro talento passato da Udine, anche se è più fisico del polacco e meno tecnico con la palla tra i piedi. In ogni caso è sicuramente più forte del quasi omonimo Iamco di Dragon Ball (ci vuole poco).
Ma uno dei suoi grandi pregi è la notevole capacità atletica: oltre a un buon fisico dispone di discreta velocità, anche in possesso della sfera, qualità che lo rende utilizzabile, all’occorrenza, sulla fascia, mostrando capacità di adattamento, ricercata da molti allenatori.
Il suo idolo d’infanzia è, ovviamente, Rosicky; il mentore, altrettanto ovviamente, è Jankulovski, che gli ha parlato dell’Italia prima che si trasferisse; mentre il giocatore più forte con cui ha mai giocato, ha dichiarato essere Allan, questo non è ovvio.
Dopo una stagione nelle marche, il ragazzo alla prima in Serie A sta riuscendo a mettersi in mostra alla grande, nonostante l’attuale stagione dell’ Udinese non sia proprio esaltante, segnata dal cambio Iachini-Del Neri.
Ed è proprio con l’arrivo di Del Neri all’ottava giornata, che avviene l’exploit. Comincia a essere impiegato molto di più, spesso da titolare, come nella prima gara dopo il cambio allenatore: Juventus-Udinese. Ed ecco che arriva anche il suo primo gol in Serie A, a un portiere come Gigi Buffon, allo Juventus Stadium.
Un biglietto da visita importante, chissà, forse un segno
Le soddisfazioni per il giovane boemo però non sono finite qua: dopo la sosta arriva un altro gol nel match casalingo con l’Inter, ancora una volta contro un grande portiere come Handanovic. Sempre di sinistro, sempre da sinistra.
E in modo quasi identico è riuscito a segnare anche nell’ultima partita contro il Pescara, dove con il suo sinistro ha fatto male a un altro boemo, Zdenek Zeman. In questa gara è stato nettamente il migliore in campo; non solo per la rete, ma anche per i due assist vincenti a Zapata e Thereau che hanno messo in luce una buona visione di gioco.
Jankto sta, dunque, bruciando le tappe e, oltre alle doti tecniche e fisiche, sorprende la maturità di un ragazzo che in poco tempo è riuscito a ricucirsi un ruolo così importante. Certo non sorprende da quelle parti, a Udine, dove sono abituati a vedere giovani talentuosi, come ha dimostrato l’ultimo decennio bianconero, capace di creare plusvalenze da capogiro. Nella maggior parte dei casi c’è voluto del tempo prima che si affermassimo totalmente in prima squadra. Basti pensare ai vari Muriel o Pereyra, giocatori con grandi qualità che però hanno impiegato più tempo per affermarsi da titolari. Stesso discorso per un fenomeno come Alexis Sanchez che, dopo tre stagioni in Friuli, è poi passato al Barcellona per 40 milioni.
Questo excursus serve a sottolineare la maturità di questo ragazzo, che si è già imposto al primo anno. Finora non ha mai deluso le aspettative, dai tempi dello Slavia, passando per Ascoli, fino al primo anno in A. Possiamo scrivere che si trova nella piazza giusta al momento giusto, così giovane e promettente abbastanza da continuare il suo personale processo di metamorfosi. Non quella kafkiana, dal celebre scrittore nato nella sua stessa città, ma la metamorfosi in grado di farlo diventare un grande calciatore.
Il suo presente e il suo futuro per ora sono ancora in bianconero, mentre il sogno più prossimo si chiama nazionale maggiore. Una chiamata, quella dei Leoni Cechi, che rappresenterebbe un passo importante nella sua metamorfosi.