Invisibili: Shinji Okazaki

Il Giappone, noto anche come Impero del Sol Levante, è il decimo stato per popolazione al mondo, poiché vanta la bellezza di quasi 128 milioni di abitanti. Tokyo ne può vantare quasi 15 milioni e nella speciale classifica delle capitali mondiali è la seconda al mondo per popolazione dopo Pechino.
In Giappone molti tipi di arti marziali, come il karate, il judo, l’aikido e il kendo sono in voga, ma lo sport nazionale è il sumo. È uno sport caratteristico e gli enormi lottatori, esclusivamente maschili, si chiamano rikishi, che vuole dire “uomo di grande forza“. Uno degli sport più popolari in, seguito insieme alla pallavolo e al motociclismo, è il baseball.

Eppure, in una nazione come il Giappone, dove il campionato di calcio è stato inaugurato solo nel 1992 e ha preso il nome di J-League, c’è un giocatore che negli ultimi anni ha deciso di far impazzire tutte le difese tedesche e inglesi. Questo giocatore, che avrà due svolte nella vita grazie a due allenatori italiani, nacque il 16 aprile 1986 a Takarazuka, una città della prefettura di Hyōgo, è un attaccante, gioca nel Leicester e si chiama Shinji Okazaki.

Okazaki inizia a giocare nel 2005 nell’importantissima squadra giapponese Shimizu S-Pulse, avendo però all’inizio poche possibilità di stupire in prima squadra, infatti il primo gol professionistico arriverà solo nel 2007. Riuscirà comunque in questi due anni ad essere convocato prima nella Nazionale giapponese under 23 e poi un anno dopo nella Nazionale maggiore, dove attualmente conta una media incredibile con quasi un gol ogni due partite.

Gioca nella squadra di Shizuoka per cinque anni, fino al 2010, segnando 49 gol in 154 presenze, ma è con la maglia blu della sua nazione che inizia a farsi vedere e conoscere dal pubblico occidentale. Infatti nel 2009, oltre a mettere a segno due triplette consecutive contro Hong Kong e Togo, vince il premio “Bomber dell’anno IFFHS” come miglior bomber internazionale con 15 gol in 16 presenze. Passa un anno e viene convocato ai mondiali in Sudafrica del 2010. La selezione nipponica vanta giocatori già affermati in ambito europeo come il capitano Makoto Hasebe, che militava nel Wolfsburg, Keisuke Honda, Morimoto e Nakamura, ex Reggina e Celtic. Tra i non ancora affermati, c’erano i difensori Yuto Nagatomo e Uchida.
Durante quel Mondiale, dove il Giappone uscirà agli ottavi, Okazaki giocherà tutte e quattro le partite subentrando nel secondo tempo, segnando pure un gol contro la Danimarca nella vittoria per 3-1.

 

Finiscono i mondiali e arriva la prima vera svolta grazie al primo allenatore italiano. Alberto Zaccheroni accetta di diventare il commissario tecnico della Nazionale e se lo porta con sè sia nell’amichevole contro l’Argentina, dove con un suo gol entrerà nella storia, visto che gli uomini del CT italiano vinceranno per 1-0, sia nella Coppa d’Asia, svoltasi in Qatar nel 2011, la quale verrà vinta proprio dai nipponici per la quarta volta nella loro storia.

 

Se nei gol contro Danimarca e Argentina aveva mostrato una delle sue qualità migliori, ossia il riuscire ad essere sempre nel posto giusto al momento giusto, con la Coppa asiatica qualcosa inizia a cambiare. Infatti contro l’Arabia Saudita (partita che finirà 5-0) Okazaki mette a segno la sua terza tripletta con la maglia della sua Nazionale, però differenziandosi dai suoi classici gol e mettendo la palla dentro con grandi giocate come pallonetti, gol in tuffo di testa e serpentine dentro l’area, facendo intravedere tutte le sue qualità sotto porta.

Gli scout internazionali iniziano a muoversi per lui e il giorno dopo la finale della Coppa d’Asia, l’attaccante dei samurai blu firma per lo Stoccarda.
Il primo anno, in cui la squadra riesce ad ottenere un dodicesimo posto finale, è soddisfacente per il giapponese, dove riesce pure a vincere il premio di gol del mese grazie ad un bellissimo gol in sforbiciata contro l’Hannover.

Il secondo anno invece viene chiuso da Cacau e Harnik, costringendolo a solo 13 presenze da titolare. Viene ceduto nel 2013 al Mainz dove rincomincia a segnare con costanza, giocando spesso da titolare in un ipotetico attacco a tre con Nicolai Müller e Choupo-Moting. Nel giro di due anni Shinjii Okazaki segna quasi il triplo dei gol segnati allo Stoccarda, con lo stesso numero di presenze, ed inoltre diventerà nella stagione 2014-2015 il giocatore giapponese più prolifico nella storia della Bundesliga.

Nella stessa stagione in Inghilterra la squadra allenata da Nigel Pearson, il Leicester, riesce a salvarsi nelle ultime giornate di campionato e rimane in Premier League. L’allenatore nativo di Nottingham viene comunque allontanato a fine stagione e al suo posto viene chiamato l’italiano Claudio Ranieri, il quale ha già in mente una squadra ideale e la finisce con tre acquisti mirati: Kanté, Fuchs e Okazaki. Il giapponese dunque ritrova un altro allenatore italiano, e non sa l’importanza che avrà su di lui.
Ranieri infatti lo migliora rendendolo un giocatore duttile oltre che forte sotto porta, facendo di lui l’anello di congiunzione tra il centrocampo e l’attacco, tra la fase offensiva e quella difensiva.

Nel Leicester di adesso Okazaki può giocare sia come seconda punta, sia come prima insieme a Vardy, sia da esterno insieme a Mahrez o ad Albrighton. Il suo lavoro infatti è importantissimo per l’equilibrio della squadra, arricchito dal fatto che, insieme a Kanté, é un vero e proprio motorino quando bisogna pressare gli avversari. Naturalmente può perdere un po’ di incisività nella zona offensiva, non a caso, pur offrendo molti assist, ha segnato per adesso solo 5 gol in questo campionato, ma certi di pregevole fattura e lontani dai gol di rapina dei primi tempi in Nazionale, come quello per esempio di ieri sera contro il Newcastle.

 

 

Il Leicester ha vinto 1-0 grazie al suo gol ed è primo in classifica grazie alle giocate di Vardy e di Mahrez, ma tutto è dovuto anche alla generosità, alla voglia, alla determinazione e alla bravura di Okazaki, che ha iniziato a correre nel 2005 e ancora non ha intenzione di fermarsi, perché non bisogna essere per forza lottatori di sumo per diventare un “uomo di grande forza“.

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