Invisibili: Sergi Roberto

I grandi gregari sono gli uomini fatti per soffrire e quando vincono non è consentito loro ridere, devono piangere e basta, perché è quasi una vittoria concessa.

Il gregario come condizione esistenziale, così lo descrive la penna finissima di Gianpaolo Ormezzano. Colui che non soffre mai di deficit di attenzione, al quale non è permessa gloria, se non riflessa in quella degli altri.

La ‘Noche de la historia’ blaugrana si incanala sul binario giusto al minuto 76, quando un disperato Luis Enrique richiama a sé Sergi Roberto Carnicer, per tutti Sergi Roberto. Venticinque anni e una promessa non mantenuta, alla quale ha deciso di mettervi una pezza segnando il gol che sancisce la rimonta più clamorosa della storia del calcio, un 6-1 al Paris Saint Germain, tra misticismo e polemiche arbitrali.

Da ormai quattro stagioni in pianta stabile in prima squadra, agli albori della sua avventura, il canterano sembrava destinato a raccogliere l’eredità di Xavi e Iniesta, una zavorra pesantissima da portare sulle spalle che lo ha fatto sprofondare nel limbo della mediocrità. Condizione esistenziale che quando vesti blaugrana non puoi permetterti, ma che Sergi Roberto è riuscito a far coesistere grazie alla sua zampata contro il PSG, un protagonista inaspettato nel film più atteso dalla critica, un invisibile che diventa fluorescente nella remuntada della storia.

 

A meno che non sia lui a dircelo in futuro, nessuno saprà mai che cosa è passato per la mente del tecnico asturiano in quella noche loca, quando ha deciso di privarsi di Don Andrés Iniesta per inserire un uomo da appena 5 gol in carriera. Quello che sappiamo è che Sergi Roberto è l’uomo di Luis Enrique, ancor prima di quel gol.

Soltanto un ragazzo dotato di grande intelligenza come lui poteva fare il terzino a quel livello. Sembra che giochi lì da quando era bambino.

Parole di stima da colui che lo ha seguito in tutto il suo percorso di crescita, quando allenava la cantera e il ragazzo era un centrocampista dalle fini geometrie con spiccate doti di palleggio, nonché un perno della squadra B. Nell’anno del Tata Martino sulla panchina del Barça, Zubizarreta e gli altri dirigenti sono talmente sicuri che il talento si farà a tal punto da vendere il miglior frutto della generazione post Xavi-Iniesta: Thiago Alcantara, che passerà al Bayern Monaco con annessi rimpianti.

 Un giovanissimo Sergi Roberto ai tempi dell’under 21

 

L’amara realtà è che quella generazione non è riuscita a replicare i fasti di Guardiola, producendo buoni giocatori come gli ‘italiani’ Deulofeu e Tello, oltre che Rafinha, anch’egli attuale fedele comparsa di Luis Enrique. Nessuno di loro però, porta dentro di sé quel DNA da fenomeno capace di esprimersi ad altissimi livelli, una faglia profonda nella Masia che ha costretto a malincuore la dirigenza del Barcelona a rivedere la sua politica di mercato, comprando campioni già affermati da altri club per competere tra le grandi d’Europa.

Chiariamo: Messi, Neymar e Suarez sono dei marziani, Iniesta e Xavi sono due figurine cromate a edizione limitata e da collezione. Il confronto è impietoso, quasi per tutti. Sergi Roberto ha un’ottima visione di gioco e sa mandare i compagni in gol con giocate di prima che solo chi esce dal laboratorio della Ciutat esportiva è in grado di eseguire con estrema naturalezza. Ha totalizzato in questa stagione 5 assist in 35 presenze, numeri che in un club normale sono di tutto rispetto. Ma il Barcelona non è un club normale.

Un bacio a Suarez

 

Quello che lo ha contraddistinto rispetto agli altri canterani del suo ciclo è il suo spirito di adattamento e la sua duttilità tattica: nel 2015 il Barça subisce la tegola del blocco del mercato imposto dalla FIFA, Sergi ormai è una riserva a centrocampo senza margini di miglioramento ma Luis Enrique continua a confidare in lui e lo delega a riserva di Dani Alves spostandolo sulla fascia come terzino destro. Il brasiliano è in rotta con il club e il suo apporto sul campo non è più quello di un tempo, Sergi Roberto è abilissimo a farsi trovare pronto dando garanzie nel ruolo.

Con caratteristiche diverse rispetto ad Alves, il ragazzo di Reus è esente da compiti di raccordo nella zona nevralgica del campo e in compenso mostra grande corsa e dinamismo. Abituati a ben altro, al Camp Nou non si stropicciano certo gli occhi, ma intanto comincia a strappare qualche timido applauso. L’esterno verde-oro non ha mai mandato giù il suo accantonamento, non nascondendo una volta arrivato alla Juve, qualche mugugno per il suo addio al Barcelona.

28 settembre 2016: trasferta di Champions League per i catalani contro il Borussia Monchengladbach, a sorpresa i tedeschi vanno in vantaggio per poi subire la rimonta grazie al definitivo 2-1 di Piquè. Sergi Roberto posta sul suo profilo Twitter una foto che lo ritrae assieme ai compagni mentre festeggiano la rete del capitano.

Da fedele gregario, il ragazzo gode della stima e del rispetto dei suoi compagni. Sorprendentemente da quanto si possa pensare e nonostante il posto da titolare soffiatogli, lo stesso Dani Alves si è complimentato con lui al termine del match commentando il suo tweet e scrivendo: “Andiamo, picchia duro come sai fare tu!”.

Un riassunto efficace dell’opinione all’interno dello spogliatoio e di tutto l’ambiente che si ha di Sergi Roberto. La sua intelligenza nel ritagliarsi un nuovo spazio e la sua dedizione nel perseguire lo scopo di giocare con la maglia che ha sempre sognato da bambino, gli hanno permesso di superare i grandi momenti di difficoltà, come le feroci critiche della stampa catalana in seguito a qualche prestazione deludente come quella del Clásico dello scorso dicembre, dove Sergi è sembrato un corpo estraneo al cospetto di giocatori tecnicamente superiori e un contesto estremamente esigente per una kermesse di quel calibro.

Non possiamo dire se quel gol storico sia la svolta della sua carriera, probabilmente non lo sarà, ma è una di quelle innumerevoli storie sportive che portano alla ribalta chi ha sempre vissuto all’ombra dei migliori. Quel pallone liftato di Neymar gli ha prestato le chiavi delle porte dell’Olimpo.

Lui ci è entrato in spaccata e ci ha fatto un giro, soltanto per una notte.

Ha segnato Sergi Roberto!!!

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