Invisibili: Scott Brown

“You’ll never walk alone” e “Just can’t get enough” sono due dei cori più gettonati e importanti che rimbombano a ogni partita che si svolge al Celtic Park di Glasgow. Casa dell’Old Firm, uno dei derby più sentiti al mondo, Glasgow è anche la città scozzese con più titoli calcistici. In questa città, la più importante insieme a Edinburgo dal punto di vista economico e politico, sono nate molte persone importanti legate al mondo calcistico come Alex Ferguson, Tommy Burns e Kenny Dalglish, ma non il protagonista della nostra storia.

La grinta di Scott Brown nasce il 25 giugno del 1985 a Dunfermline, una piccola cittadina di 40.000 abitanti situata a 20 km. dalla capitale Edimburgo. La storia di questo giocatore però entra e si mischia perfettamente con la città di Glasgow, grazie anche alla sua netta presa di posizione verso la sponda bianco-verde fin da ragazzino. Infatti cresce nel piccolo paesino di Hill of Beath, appena al di fuori da Dumferline. Un villaggio che diede i natali anche a Jim Baxter, una leggenda dei Rangers, omaggiandolo pure con una statua, che si trovava proprio di fronte alla casa di Scott Brown.
L’attuale capitano del Celtic per di più interessó ai Rangers quando era giovane, ma venne scartato perché considerato troppo esile fisicamente. A causa di questo rifiuto, il centrocampista scozzese accetta l’offerta dell’Hibernian e qui nasce la sua prima grande storia d’amore quando ha 13 anni. Infatti, dal 1999 al 2002, Brown fa tutta la trafila delle giovanili, arrivando ad esordire in prima squadra all’età di 17 anni in una vittoria per 3-1 contro l’Aberdeen. Continua a giocare titolare e arrivano pure i primi gol, supportati dalla così chiamata “Golden generation” dell’Hibernian, che oltre a Brown disponeva di giocatori come Steven Fletcher, Steven Whittaker e Kevin Thomson.

Negli anni successivi diventa una pedina sempre più importante per la squadra e nella stagione 2004-2005 ricominciano a farsi intravedere i richiami della sua vita destinata a diventare bianco-verde. Sembra quasi uno scherzo del destino ma in uno dei momenti più importanti per la sua maturazione calcistica, subisce un infortunio per 4 mesi durante la partita di andata proprio contro il Celtic. Totalizzerà 23 partite in quella stagione e uno dei due gol lo segnerà proprio al ritorno, al Celtic Park, in una storica vittoria per 3-1 della squadra della capitale.
I due anni successivi sono i più decisivi per il suo futuro, soprattutto la stagione 2006-2007.
Brown è considerato uno dei migliori giocatori emergenti del panorama calcistico scozzese e con la vittoria contro il Kilmarnock per 5-1 in finale di coppa, contribuisce a riportare un trofeo nella sede dell’Hibernian che mancava da 16 anni. Nei mesi seguenti si parla di malcontento e Kevin Thomson, uno della golden generation, cerca di convincerlo a trasferirsi con lui ai Rangers. Avvengono altre speculazioni sul suo futuro, negate pubblicamente dal centrocampista come per esempio il probabile passaggio al Reading, fino a che non arriva il Celtic che se lo porta via battendo il record d’acquisto di un calciatore tra due squadre scozzesi. Il trasferimento diventó ufficiale prima della fine della stagione, mettendolo nella sua ultima giornata con la maglia dell’Hibernian proprio contro il Celtic; quel giorno tutti i tifosi lo tifarono e segnó pure un gol.

Descritto da molti come centrocampista “box-to-box” e dall’ex allenatore della Scozia under 21, Rainer Bonhof, come “prototipo di centrocampista moderno”, Scott Brown è un calciatore che fa dell’atletismo e della combattività i suoi cavalli di battaglia. È il classico leader carismatico che non fa mai mancare il suo apporto e la sua presenza, dote alla quale accompagna un buon livello tecnico e un ottima capacità di fare da incontrista. La sua determinazione lo porta però a essere un giocatore sempre a rischio di sanzione, basti pensare che solo dal 2009 al 2011 è andato incontro a 18 cartellini gialli e 2 cartellini rossi. Difatti, l’aggressività che non manca mai in ogni sua partita, spesso viene accompagnata da confronti con altri giocatori avversari. Uno degli scontri più famosi è quello con l’allora calciatore dei Rangers El-Hadji Diouf nel 2011, mentre più recenti sono gli scontri con Kovacevic del Ross County e Garayev del Qarabag.

 

 

 

 

Arrivato al Celtic, fu subito ben accolto da compagni, tifosi e allenatore. A capo della prima squadra c’era Strachan, l’attuale allenatore della Scozia, che ha il merito di averlo reinventato mediano davanti alla difesa, rendendolo più importante per il lavoro sporco. Negli anni successivi si rese disponibile a cambiare più ruoli, grazie anche alla sua duttilità, e dopo due anni di Celtic diventa leader incontrastato e viene premiato con la fascia di capitano.
Molte squadre, tra cui Tottenham, Newcastle, Inter e Juventus si sono interessate e hanno formulato offerte per il giocatore, ma queste sono sempre state respinte dalla ferma convinzione di voler restare a Celtic Park. Ma è lontano da questo stadio che ha segnato la storia recente dell’Old Firm. A Ibrox, stadio dei Rangers, il 6 febbraio 2011, dopo essersi stuzzicato per tutta la partita con El-Hadji Diouf, Scott Brown segna un gol e va a esultare proprio di fronte al giocatore senegalese, con le braccia larghe. Il momento viene immortalato e nei giorni successivi, sui giornali scozzesi, non si parla d’altro.

 

 

 

La sua carriera sta riscuotendo fortuna anche con la maglia della nazionale scozzese, carriera purtroppo segnata anche da molti, davvero troppi infortuni. Fuori dal campo il suo comportamento a volte non è stato invidiabile, come quando – tanto per raccontarne una – venne immortalato fuori da una discoteca di Edimburgo in totale stato di ebrezza, devastato nel profondo. C’è da sottolineare però la sua eterna battaglia contro il cancro, le sue donazioni in favore della ricerca e l’attaccamento per i tifosi della squadra bianco-verde di Glasgow.

Insomma, Scott Brown è un giocatore che ha dato e può dare ancora tanto con la maglia scozzese e con quella del Celtic, essendo ora a 238 presenze. È un vero leader e una bandiera che tutti vorremmo in squadra, augurandoci che continui così ancora per molto tempo; soprattutto nel mondo d’oggi dove le bandiere sono quasi scomparse, quella con i colori del Celtic a casa Brown sventola da tempo. Dal 2007.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.