Tutte le belle favole hanno sempre il proprio inizio in un luogo mistico, fantastico, ai limiti del surreale. Catapultate questa storia nel mondo Villarreal ed il tutto può iniziare a delinearsi. Anno 2012, una squadra dalle lucenti maglie gialle che stava facendo fuoco e fiamme in Spagna ed in Europa da anni si ritrova catapultata in una realtà opposta a quella che l’aveva vista protagonista nelle ultime stagioni: la seconda serie spagnola, la Segunda División.
Alcune star se ne vanno dopo aver versato lacrime amare, altri condottieri non abbandonano la barca nel momento di difficoltà, ma soprattutto arriva una mandria di giovani scapestrati pronti a responsabilizzarsi per far riemergere il submarino amarillo dagli abissi. Ed eccoci al punto clou della nostra storia.
Tra i tanti giovani che vengono lanciati nella stagione 2012/13 del Villarreal c’è un centrocampista dalla statura media, dal peso nella media, dal taglio di capelli comune e dal viso pulito del bravo ragazzo: Manuel Muñoz Trigueros, noto ai più come Manu Trigueros. Classe ’91, Manu è castigliano doc ma dalla girovaga adolescenza, visti i trascorsi prima nelle giovanili del Barça, poi del Murcia fino ad arrivare definitivamente in quel di Villarreal, disputando un paio di stagioni con la squadra B. Come in tanti casi, la brutta notizia di una retrocessione può diventare la rampa di lancio per tanti ragazzi che si sarebbero dovuti arrangiare girando per anni in prestito nelle divisioni inferiori spagnole.
La stagione del submarino inizia subito col piede sbagliato, mister Manolo Preciado muore improvvisamente a 55 anni pochi giorni dopo aver firmato il contratto con il Villarreal, e viene sostituito da Julio Velazquez; proprio quest’ultimo, ex allenatore della squadra B, dà fiducia al giovane Trigueros facendolo esordire in prima squadra nel ruolo di trequartista, lo stesso che gli aveva affidato l’anno precedente nella seconda squadra del club. A gennaio però arriva un’apparente svolta negativa: viene esonerato Velazquez, probabilmente ancora troppo giovane (classe 1981) per una panchina così importante, ed arriva Marcelino.
Cambia tutto, niente trequartista e ritorno ad un – apparentemente – antico 4-4-2: sembra già finita la favola del piccolo Trigueros, privato dello spazio che gli era stato ritagliato su misura. Invece no, ecco il classico colpo di scena che devia l’andamento di una storia.
Marcelino sceglie di giocare col doble pivote, il doppio regista, mettendo proprio Trigueros accanto alla bandiera amarilla Bruno Soriano. Manu subisce una vera e propria metamorfosi, da uomo dell’ultimo passaggio diventa todocampista a tutti gli effetti: Bruno Soriano si prende infatti le chiavi della mediana per quanto riguarda la regia e la prima costruzione, mentre Trigueros si occupa di tutto il resto, che sia recuperare un pallone o affiancare l’esperto compagno nel ruolo di secondo metronomo, che sia un inserimento in area o una verticalizzazione invitante per gli attaccanti.
Marcelino gli ha cucito addosso questo ruolo, trasformandolo in un vero e proprio incrocio tra due bandiere recenti del club: Marcos Senna e Borja Valero. Del primo sicuramente c’è la leadership sulla linea mediana, il tempismo nelle giocate e negli interventi, mentre del secondo c’è la visione di gioco e la velocità di lettura nelle più svariate situazioni; come entrambi, Trigueros segna poco ma segna quando conta: sono solo 10 le reti realizzate in 146 partite di campionato, ma alcune dal peso specifico enorme (dalle parti di Villarreal si ricorda il gol contro il Murcia, che è valso il pareggio decisivo per la promozione).
Quest’anno a sostituire il mentore di Manu è arrivato Fran Escribá, che logicamente ha proseguito il lavoro di Marcelino lasciandone le basi, una su tutte il doble pivote. Probabilmente, visto il caos dell’inizio di stagione, Trigueros si è dovuto ancor più responsabilizzare prendendo definitivamente le redini del centrocampo, senza farsi impaurire dai nuovi ed agguerriti acquisti pronti a rimpiazzarlo. Volete un nome? Il nostro connazionale Roberto Soriano, una carriera come centrocampista centrale/trequartista con la maglia della Sampdoria ma costretto a “riciclarsi” esterno tattico di centrocampo, perché quella coppia nel mezzo ormai non si può cambiare, è intoccabile.
Se possibile Trigueros è riuscito ancor di più ad evolversi dopo la prima metamorfosi che lo ha reso uno dei centrocampisti più appetibili d’Europa, sebbene abbia appena rinnovato fino al 2022 con il submarino amarillo. Quest’anno riesce senza alcun tipo di problema a dividersi nel doppio ruolo di incontrista-primo regista, e le statistiche parlano chiaro ed a suo favore: un solo cartellino giallo contro gli 82 i palloni recuperati in stagione, e su 627 passaggi effettuati nelle prime 11 partite – tutte da titolare – sono solo 72 quelli errati, con una percentuale dell’88% di realizzazione. Senza contare che ha già eguagliato il suo piccolo record di gol in una stagione, 2.

Manca solo la ciliegina sulla torta: la convocazione con la maglia della nazionale. A 25 anni da poco compiuti è arrivato il momento di imporsi anche con la maglia della roja, o perlomeno di potersi confrontare con mostri sacri di professione volante quali Iniesta, Busquets, Koke e compagnia bella; niente da fare in questa sosta, Manu è rimasto ancora una volta a casa, ma si vocifera che Lopetegui stia seriamente pensando ad una prossima convocazione. Manca solo questo a Trigueros, l’uomo ombra del Villarreal in Spagna ed in Europa che riesce ad illuminare tutto il campo con la sua onnipresenza.