Le tournée estive delle squadre più importanti d’Europa sembrano lontane anni luce da quelle devastanti settimane di preparazione fisica che, negli anni scorsi, contraddistinguevano il precampionato. Mentre anni fa si prediligeva il ritiro in montagna, adesso si va dove gli sponsor fanno piovere montagne di soldi: la International Champions Cup sta facendo registrare numeri da capogiro tra gli spettatori, e spostarsi a Singapore o a Pechino per qualche settimana è diventata una tentazione irrinunciabile per le casse societarie.
Quindi, il precampionato è diventato una festa. La squadra europea che colonizza gli altri continenti, mettendo in mostra i neo-acquisti, le vecchie glorie, e i campioni che rivedranno quei campi esotici magari solo a fine carriera. Lo spettacolo è assicurato: la scorsa settimana, la sfida più che inutile tra Manchester United e Liverpool ha portato al Michigan Stadium ben 101mila spettatori, poco meno di quelli solitamente attesi al Superbowl.
Tormentoni estivi
Il precampionato 2018 è ovviamente condizionato dal Mondiale e dall’assenza di tutti i calciatori che hanno preso parte all’evento in Russia. Per questo motivo, le maggiori squadre europee sono partite per l’America e per la Cina con una rosa rimpolpata di molti giovani promettenti, e gli allenatori si sono potuti sbizzarrire con alcune prove tattiche che, forse, potrebbero diventare un’opzione importante per la stagione.
Noi di Numerosette, cercando refrigerio dalla terrificante canicola di fine luglio, ci siamo guardati un bel po’ di amichevoli in giro per il mondo, International Champions Cup e non solo, accogliendo sette novità tattiche che potrebbero trasformarsi in qualcosa di più di un semplice divertimento da precampionato. Ecco a voi la lista delle sette intuizioni tattiche che ci hanno sorpreso di più.
Shaqiri mezzala
Il Liverpool di Klopp viene dato dai bookmakers come principale antagonista del City di Guardiola. I Reds hanno acquistato Allisson dalla Roma, Fabinho dal Monaco e Keita dal Lipsia, completando la rosa con l’arrivo di Shaqiri dallo Stoke City, retrocesso la scorsa stagione.
Nonostante un’annata non proprio esaltante, Shaqiri ha fatto un ottimo mondiale in Russia e Klopp deve aver pensato a lui come a un sostituto del tridente composto da Salah, Mané e Firmino. Eppure, contro il Manchester United, abbiamo visto una prima novità tattica: Klopp ha fatto debuttare l’esterno naturalizzato svizzero in mezzo al campo, come mezzala nel 4-3-3 marchio di fabbrica del caro vecchio Jurgen.
La prestazione di Shaqiri è stata incorniciata dai giornali di mezzo mondo: un assist e un gran gol in rovesciata, ma soprattutto una condizione atletica invidiabile. Per il gioco verticale del Liverpool, un attaccante adattato a mezzala potrebbe fare ciò che riusciva splendidamente a Coutinho: trasformarsi in trequartista e velocizzare le transizioni dalla difesa all’attacco, approfittando degli spazi concessi dalla squadra avversaria. Shaqiri ha un’ottima visione di gioco e, non possedendo più lo spunto di una volta per saltare l’uomo sulla fascia – data anche la sua statura, compatta e poco agile nel breve – potrebbe arretrare il raggio d’azione e trasformarsi in un’arma segreta.
Non è la prima e unica novità vista nell’international Champions Cup.
Lautaro Martinez trequartista
Luciano Spalletti ha chiesto una rosa altamente competitiva, e Suning lo sta accontentando. Dopo l’arrivo a parametro zero di De Vrij ed Asamoah, l’Inter ha acquistato Nainggolan e Vrsaljko, e ora punta diretta su Vidal, che andrebbe a completare un centrocampo sicuramente all’altezza della Champions League.
Nonostante le assenze post-mondiale, sembra che Spalletti voglia mantenere il 4-2-3-1 come modulo base, confermando quindi l’impianto della scorsa stagione. Dopo il risentimento muscolare di Nainggolan, l’allenatore di Certaldo si è inventato in questa International Champions Cup Martinez come trequartista, in linea con Candreva e Karamoh, titolari in questo precampionato; mossa d’esigenza, da non calcolare più di tanto, che però sta dando dei risultati interessanti.
Spalletti vuole aumentare l’affiatamento di Icardi e Martinez, che anche fuori dal campo sono diventati subito grandi amici. Inoltre, Martinez sembra essere molto più propenso a giocare con la squadra che a farne da terminale offensivo, come il suo connazionale; basti come esempio la palla splendida consegnata a Candreva durante la partita contro il Marsiglia, pareggiata dall’Inter qualche giorno fa.
Non perdiamo di vista il fatto che si tratti di amichevoli precampionato, chiaro; ma Lautaro dà l’impressione di avere una buona visione di gioco e di trovarsi bene con Icardi. Contro il Chelsea, Martinez è subentrato al 46′ e ha fatto letteralmente la differenza. Che sia il tipo di scossa cercato da Spalletti?
In conclusione: durante l’anno quella posizione verrà presumibilmente occupata da Nainggolan, ma non c’è da escludere che Spalletti non tenga presente la muscolarità di Lautaro, capace di interpretare in modo diverso il ruolo di trequartista.
Hamsik in cabina di regia
Estate movimentata anche per Marek Hamsik, che dopo aver annunciato di voler cambiare aria ha deciso di rimanere a Napoli e seguire il nuovo corso Ancelotti.
L’allenatore è tornato in serie A con delle idee piuttosto precise: mantenere l’identità di gioco creata da Sarri, e iniettare la capacità di portare a casa punti nelle partite decisive. Il 4-3-3 di Ancelotti è praticamente già completo, anche se mancano all’appello un terzino destro e forse un portiere che possa sostituire Reina. Il recupero di Milik è praticamente un acquisto, e la partenza di Jorginho è stata ammorbidita con una novità tattica che probabilmente si manterrà nel corso del campionato.
Già al momento del suo arrivo, Ancelotti aveva paventato la possibilità di arretrare Hamsik davanti alla difesa, a dettare i tempi della squadra. Tempi che aveva dettato nella scorsa stagione, anche in virtù della sua condizione fisica non più così dirompente da reggere un intero campionato da mezzala; ruolo dispendioso che è meglio affidare a giovani scalpitanti, come Rog e Zielinski.
Hamsik davanti alla difesa non farebbe rimpiangere Jorginho, e per la fase difensiva si potrebbe fare affidamento soprattutto su Allan, capace di correre anche per tre giocatori. L’impianto sarriano rimane dunque stabile, e si vedrà se l’intuizione di Ancelotti gli darà ragione nel corso dell’anno.
Dove giocherà Ronaldo?
Sì, non è una vera e propria intuizione tattica, ma non potevamo parlare di fantasia senza citare Cristiano Ronaldo, l’uomo copertina della prossima serie A. Svanita la sbornia colossale, gli juventini hanno cominciato a chiedersi: come giocherà la Juve? Ce la farà Allegri a non sbilanciare la squadra, mantenendo integro uno spogliatoio sempre più pieno di fenomeni?
Noi abbiamo provato a fare i conti in tasca alla Juventus. Allegri è un allenatore che negli ultimi anni ha adottato un approccio camaleontico alla stagione, guardando sempre all’anno calcistico nel suo insieme, senza focalizzarsi troppo sulla singola partita. Il tecnico della Juve è tra i migliori in Italia nella gestione del turnover, e quest’anno dovrà probabilmente superarsi per far convivere giocatori incredibilmente forti. Davanti, ad esempio, se diamo per scontata la partenza di Higuain troveremo Ronaldo, Mandzukic, Dybala, Cuadrado, Bernardeschi e Douglas Costa. Questi sono i grattacapi che ogni allenatore vorrebbe avere.
Ronaldo probabilmente giocherà centravanti di riferimento, come ha fatto nel Portogallo e nell’ultima stagione al Real Madrid, dove fingeva di fare l’esterno d’attacco e in realtà mandava Benzema a fare tutto il lavoro sporco. Un 4-3-3, con un esterno a turno che si sacrifica in panchina? O magari un 4-2-3-1, che dà spazio praticamente a tutti? Ahi, Max, robe da non perderci il sonno la notte. Sfruttare il potenziale offensivo della Juve senza perdere l’equilibrio al centro e in difesa; questo sarà l’obiettivo della seconda parte di pre-season dei bianconeri, che ora possono contare su una rosa quasi al completo dopo il mondiale.
Eppure, fra tutti questi nomi altisonanti dell’International Champions Cup è sbucato Favilli, il bomber del futuro con movenze passate. Diametralmente opposto al concetto di falso nueve.
Sanchez falso nueve
Ha fatto scalpore un’intervista di Mourinho diventata virale dopo la sconfitta rimediata contro il Liverpool per 4-1. The Special One si è scagliato contro la International Champions Cup, affermando di non capire come si possa pagare un biglietto per assistere a partite del genere; non le ha poi mandate di certo a dire alla dirigenza, colpevole, secondo lui, di aver contattato solo uno dei cinque nomi da lui proposti per una rosa competitiva.
Complice l’assenza di Lukaku, Mourinho ha piazzato Sanchez in mezzo all’attacco, sfruttandone l’agilità per creare spazi e generare incursioni palla a terra con rapidi scambi. O almeno questa era l’idea iniziale. Lo United è apparso terribilmente sotto tono rispetto alle altre compagini inglesi, e l’isolamento di Sanchez è stato giustificato da Mourinho che ha dato la colpa ai suoi compagni di squadra, accusati senza troppi giri di parole di non essere alla sua altezza.
Quel che più conta, è che Mourinho sembra essere entrato in un loop e di anno in anno ripete gli stessi errori applicati agli stessi schemi. Un po’ di fantasia potrebbe fargli bene; nel girone di ritorno dell’anno scorso l’esperimento Sanchez-trequartista e Lukaku-punta non ha dato i suoi frutti, sarebbe bene pensare ad un’arma alternativa. Perché in Premier, quest’anno, non ci saranno sconti per nessuno.
Giusto nell’International Champions Cup puoi permetterti esperimenti, e riderci su.
La mediana dell’Arsenal
In questo precampionato Gunners, sono almeno quattro le cose da tenere in considerazione. Uno: non c’è più Wenger sulla panchina dell’Arsenal. Due: i londinesi sono transitati nella cronaca sportiva italiana per aver rifilato 4 reti a Buffon in 73′ nella International Champions Cup. Tre: Emery ha affrontato subito la sua ex squadra, e l’ha fatto con una formazione che ricordava molto da vicino quella del suo Siviglia pluricampione d’Europa (League). Quattro: l’Arsenal ha comprato Torreira.
Eh già, perché Torreira, ex mediano della Sampdoria apprezzato nella scorsa stagione per la quantità qualitativa che dava alla squadra di Giampaolo, era il primo nome sulla lista di Emery. Molto probabilmente l’Arsenal abbandonerà la difesa a tre dell’ultimo Wenger, e tornerà a giocare con una linea di tre trequartisti a ridosso di una punta, come da consuetudine del campionato inglese.
Per questo è importante, per Emery, blindare il centrocampo con un giusto legame tra quantità e qualità. La partenza di Wilshere è stato senza dubbio un segnale importante: i Gunners vogliono sostanza, concretezza, efficiency, per usare un termine anglosassone. In attesa del rientro di Xhaka, cosa c’è di meglio di Torreira per equilibrare una squadra con quattro punte?
Affiancato a Guendouzi, altro ragazzo di cui si parla molto bene, l’ex Doria ha fatto subito capire di essere a suo agio nel ritmo inglese. Resta da capire quanto e come si adatterà al nuovo tipo di gioco di Emery; passare dal centrocampo a rombo di Giampaolo a una diga a due non sarà facile. Ma potrebbe rivelarsi una scommessa fantasiosa. Da International Champions Cup.
Rivoluzione blu
Al di là degli spostamenti di singole pedine, l’operazione più ambiziosa di questo precampionato riguarda sicuramente il Chelsea, ora allenato da Maurizio Sarri, che continua il lungo sposalizio tra il mecenate Abramovich e gli allenatori italiani.
Incurante delle dichiarazioni di De Laurentiis, che da Napoli lancia accuse da amante tradito, Sarri ha cominciato la sua rivoluzione blu dentro e fuori dal campo. Il suo obiettivo? Trasformare la squadra di Conte, compatta e abituata a una difesa a tre che portava a giocare per strappi verticali, in un Napoli 2.0, con la speranza di conquistare la Premier con la forza delle idee.
I primi cambiamenti di Sarri cominciano già a vedersi. Il tecnico ha capito di aver bisogno del suo migliore interprete calcistico, e si è portato dietro Jorginho dal Napoli; una statistica impressionante, rilevata dai bookmakers inglesi, ha già dimostrato l’impatto di un calciatore-metronomo nel 4-3-3 di Sarri. In attesa di Reina, che potrebbe arrivare al Chelsea in caso di partenza di Courtois, Sarri ha sperimentato le catene laterali con gli uomini che aveva a disposizione – manca ancora Hazard, tanto per citarne uno – riportando Fabregas al ruolo delle origini, da interno di centrocampo. Il terzetto partenopeo dovrebbe qui ripetersi con altri interpreti: Jorginho che impersona sé stesso, Fabregas a dare la qualità di Hamsik, e uno alla Ross Barkley per dare interdizione e fisicità.
I punti oscuri della rivoluzione sarriana ci sono, e sono leciti. Per prima cosa: Morata non è mai stato un attaccante capace di far reparto da solo, e voci di mercato lo avvicinano all’Italia. Hazard partirà? E Willian? C’è da credere che la proprietà farà di tutto per trattenere i suoi gioielli. Ma Sarri non dispera: anche quando arrivò al Napoli nessuno gli diede una lira. E lui, con la forza delle idee, trasformò una buona squadra in una corazzata capace di viaggiare sopra i novanta punti con un calcio spettacolare.
Staremo a vedere. L’International Champions Cup non è ancora finita.
Fantasia al potere
Il bello del precampionato è che ci permette di sognare. Vediamo le squadre nel momento stesso della creazione, quando sono a uno stadio primitivo, informe, senza personalità. Tra un mese, invece, avremo delle formazioni strapiene di identità. Inoltre possiamo ancora giocare con la fantasia, immaginando gli ultimi colpi di mercato e le cessioni improvvise e dolorose.
Questa International Champions Cup, in particolare, sta mettendo in luce le qualità immaginative degli allenatori europei, che si concedono un po’ di relax tattico prima di fare sul serio. E chissà che una delle varie intuizioni disseminate lungo i campi americani non diventi la chiave di volta di tutta una stagione.