Cosa resta del Mapei Stadium?

La prima domenica di Serie A aveva i riflettori puntati su Cristiano Ronaldo, come giusto che sia, ma soprattutto si era pronti ad assistere alle crociate delle big contro le rispettive avversarie. La Juventus e la Roma si sono imposte allo scadere dopo due gare sofferte e accurutamente limitate da Chievo e Torino che hanno provato fino in fondo a vincerla, ma la differenza tecnica ha prevalso. La summer league ha visto l’Inter di Spalletti prendersi la maggior parte delle attenzioni per due motivi principali: il mercato soddisfacente con le estenuanti e le vane trattative per Vidal e Modric, e la sorpresa Lautaro Martinez, arrivato come incognita dal Racing ma con un golazo nel pre campionato.

Radja & Luciano

Parlando proprio del campo, i nerazzurri hanno affrontato squadre come Chelsea e Lione che hanno subito messo alla prova il roster rivoluzionato, ovviamente non nella forma migliore. Le partenze di Rafinha e Cancelo appaiono pù dolorose di quanto si pensasse. Partite dal sapore Champions che hanno mostrato i limiti della manovra nerazzurra già visti fino a qualche mese fa: lentezza nel girare palla, scambi orizzontali sterili e una difesa non perfetta. La presenza di Radja Nainggolan è stata un grande valore aggiunto che proverà a ridurre il gap in quella zona del campo. Le sue incursioni offensive, l’importante prestanza muscolare e un carisma da vero gladiatore sono tutto ciò che Spalletti richiedeva, infatti il belga era già vicino ad approdare a Milano nella scorsa sessione estiva. Il centrocampo era la parte da rimpolpare immediatamente per provare ad alzare la qualità dei suoi interpreti. Vecino, Gagliardini, Brozovic e Joao Mario sono state le uniche pedine a cui fare affidamento per tutta la stagione con alti e bassi troppo oscillanti. Giocatori fisici pronti a stagliarsi come diga davanti alla difesa (il primo e il secondo) ma troppo distaccati nel rendimento offensivo (gli ultimi due), su cui si nutrivano grandi speranze, anche se poi il croato si è ripreso alla grande da febbraio in poi.

Naingolan all'Inter | Numerosette Magazine
Luci a San Siro, Radja.

Spalletti si è ritrovato con una rosa ridotta all’osso e tentare tutte le soluzioni possibili per avvicinarsi ad un modulo di gioco equilibrato nelle due fasi di gioco. Il 4-2-3-1 è l’idea tattica ideale per il tecnico di Certaldo, che ha salvato una stagione negli ultimi dieci minuti contro la Lazio.  Si sono visti segnali positivi da Dalbert, che finalmente sembrava essere ritornato quello visto al Nizza ed è stato premiato. Contro il Sassuolo una ricaduta preoccupante. Tutta la stagione scorsa l’ha passata quasi sempre osservando i suoi compagni dalla panchina, data la scarsa forma fisica e un impatto con il campionato italiano del tutto negativo. La Ligue 1 è molto differente dalla Serie A, dove prevale un gioco offensivo e l’apporto dei terzini diviene fondamentale per le sovrapposizioni esterne per permettere di allargare gli spazi e creare profondità con gli attaccanti. Un cambiamento radicale a cui il brasiliano non era pronto e ne ha dovuto pagare le conseguenze.

Vecchie ruggini

Il mercato nerazzurro si è strutturato partendo da un grande colpo come il belga ex-Roma, che in campo con il Sassuolo è mancato e la sua assenza si è fatta sentire pesantemente. Sette colpi (De Vrij, Nainggolan, Martinez, Asamoah, Politano, Vrsalijko e Keita Baldè) che hanno candidato i nerazzurri come la prima contendente, dopo la Juventus, per lo Scudetto ma al primo ostacolo vero hanno fatto riecheggiare antichi spettri che nelle passate stagioni sono stati una costante. Negli ultimi anni, gli scontri tra Inter e Sassuolo sono sempre stati delle incognite, o comunque molto paradossali. Per due volte i nerazzurri hanno sconfitto per 7-0 i neroverdi, ma è anche vero che negli ultimi undici scontri totali la squadra di Squinzi ha trionfato sette volte. Un vero e proprio tabù, che si è riconfermato domenica scorsa.

Senza Skriniar, Nainggollan e Vrsaljko ai box, Spalletti ha dovuto colmare i buchi con De Vrij, Dalbert e Martinez dall’inizio, mentre De Zerbi si è affidato ad un solido e compatto 4-3-3 con davanti Berardi, Boateng e Di Francesco. Sin da subito, si capisce che non sarà una gara ricca di spettacolo e goal, ma più una partita tra due squadre speculari e in attesa dell’errore avversario. Asamoah, uno dei pochi sufficienti tra le fila nerazzure, si è ritrovato a dover guidare un centrocampo troppo impreciso, lento e senza spunti concreti per allargare le linee avversarie e dover raddoppiare continuamente sul Berardi o Lirola del caso, in grado di poter giostrare liberamente contro un Dalbert in totale confusione e troppo molle nel contrastare. Tutto il contrario di quello predicato da Spalletti in questi mesi di preparazione: aggressività nel far ripartire il gioco avversario e pressing ordinato nelle linee centrali a chiudere ogni linea di passaggio possibile, senza dimenticare la costruzione del gioco partendo dal basso. Si sono visti Vecino e Brozovic quasi spaesati nel cercare di ritmare la manovra o comunque nel recapitare palloni pericolosi, vanificando il pressing dei quattro d’attacco che si ritrovavano fuori tempo e scoordinati. Una grande delusione per tutti che avevano visto spiragli di ripresa per l’ex Nizza, ma è presto per affrettare dei giudizi definitivi.

La più grande sorpresa in negativo è stato Miranda, autore del fallo da rigore del vantaggio del Sassuolo e completamente fuori posizione. Segnali che il centrale verdeoro ha fatto trapelare molto raramente nella sua prima parte di esperienza nerazzurra. Non si può dire lo stesso della sua seconda fase interista, con prestazioni negative che stanno facendo scalare la sua posizione nelle gerarchie difensive. Gli attaccanti neroverdi si sono posizionati quasi sempre nel suo raggio d’azione condizionandone la prestazione; il Sassuolo si affidava a Duncan o Magnanelli con lanci lunghi, all’apparenza innocui e senza pretese, ma abbastanza efficaci da permettere agli attaccanti di ritrovarsi soli davanti ad Handanovic. Una condizione di stabilità e leadership da ritrovare per Miranda, sia per la fiducia in sé stesso che per tutto lo spogliatoio.

Miranda fallo da rigore | Numerosette Magazine
Miranda sbaglia l’anticipo e concede campo a Di Francesco, poi entra in maniera scomposta quando è già entrato in area.

Nuove gerarchie

Ovviamente non si condiziona il suo valore generale sotto tutti i punti di vista, ma si inizia a riflettere su una soluzione alternativa, che porterebbe alla coppia centrale Skriniar-De Vrij. Il fattore difensivo è stato il faro a cui poter fare affidamento nella passata stagione e l’assenza dello slovacco ha decisamente condizionato l’andamento della gara. A differenza di Miranda, gioca sempre d’anticipo, vincendo la maggior parte dei duelli in maniera pulita ed elegante (è lui il primo rubapalloni della Serie A, con ben 185 solo nella scorsa stagione), oltre che essere una figura di riferimento e con una grande predisposizione alle situazioni più difficoltose.

All’esordio ufficiale, Stefan De Vrij non ha giocato una partita perfetta, perché partecipe di una fase difensiva con molte sbavature, ma ha lasciato intravedere segnali di crescita che verranno colmati nelle prossime settimane. Dovrà essere lui il vertice/libero della difesa, come ha sempre fatto alla Lazio, con sicurezza e visione di gioco. Il suo arrivo a parametro zero è stato di fondamentale importanza per alternare le rotazioni, soprattutto in vista della Champions League e far rifiatare uno tra Miranda e Skriniar. Ora tocca a Spalletti cercare di stabilire l’idea tattica migliore, magari passando ad una difesa a tre o consolidare quella a quattro.  Le catene esterne hanno giocato con insicurezza e poca energia nel supporto offensivo, lasciando enormi praterie e libertà nella manovra emiliana dovute a mancate diagonali difensive o nel gestire un possesso in maniera troppo statica.

De Vrij e Skriniar | Numerosette Magazine
C’è grande attesa per la nuova coppia di centrali nerazzurri. Skriniar-De Vrij è considerata una delle più complete di tutta la Serie A

Fiducia al Toro

L’inserimento di Lautaro Martinez dal primo minuto sorreggeva l’idea di sostituire in quella zona Rafinha, apportando un giocatore più duttile e che riesce a fare da gancio tra il centrocampo e l’attacco. Nella prima mezz’ora, ha confermato i buoni segnali mostrati nelle amichevoli estive con tanta voglia di fare e generosità. Ha giocato alle spalle di Icardi, ma si abbassava continuamente in mezzo al campo per ricevere e inoltrare l’azione offensiva, dando una mano a liberare quella zona di fuoco da grossi pericoli.

Nella seconda metà di gara è scomparso dai radar, un po’ sulle gambe per i carichi di lavoro estivi e le tante corse nei primi 45 minuti ed è stato sostituito da un più brillante Keita Baldè, dopo 70 minuti ad alta intensità. El Toro però è stato acquisito per le sue grandi doti sotto porta e la forza con cui riesce a mantenere la propria posizione centrale con intelligenza, ma Spalletti lo sta sperimentando per capire il suo potenziale a 360 gradi. Si è capito sin da subito, e con il Sassuolo si è avuta la conferma, che non si tratta di un Gabigol-bis principalmente per caratteristiche tecniche e fisiche ma anche le garanzie di due che ne sanno di calcio argentino come Milito e Zanetti hanno lasciato ottime prospettive sul talento argentino. La presa di posizione con la richiesta del numero 10 sulle spalle rappresenta una grande consapevolezza dei propri mezzi e un’ arroganza che non permette di sbagliare.

Lautaro Martinez, debutto contro il Sassuolo | Numerosette Magazine

Martinez ha dato esplosività e forza ad un attacco concentrato quasi esclusivamente su Icardi e perché no, un’ulteriore alternativa di gioco affiancandolo al capitano interista. La fiducia di Spalletti e della società gli sta facendo bene, solo il tempo gli darà risposte certe.

Stesso ruolo, interpreti diversi

Matteo Politano, invece, ha subito affrontato il suo recente passato, che lo ha forgiato e reso un esterno dalle grandi potenzialità. Il ritorno tra i suoi ex-beniamini non lo fa andare al massimo della velocità e chiude un primo tempo anonimo con pochi spunti, mentre nella seconda frazione cresce notevolmente. Pochi centimetri gli negano un goal a giro favoloso, ma gli si riconosce tanta generosità ed è forse il giocatore che Spalletti cercava sul lato destro del campo: un’ala veloce, capace di puntare il difensore senza paura e puntellare la trequarti con giocate di sovrapposizione con i terzini o filtranti per le punte. Politano agisce secondo il proprio istinto, adattandosi alle dinamiche di gioco.

Candreva nell’ultima stagione si è dimostrato un crossatore compulsivo, spesso finendo per essere chiuso ad imbuto nel quadretto difensivo avversario che tronca l’azione o tornando dal terzino di fascia per ricominciare l’azione. La tentata cessione è stata un segnale da parte dello staff tecnico che difficilmente riuscirà a collocarlo costantemente in questa idea di gioco rapida e più congegnata. L’ex-neroverde parte in prima linea nelle scelte di Spalletti perché riesce a garantire quella pericolosità e un giro palla più fluido verso la porta, ma si dovrà valutare nel lungo periodo il suo rendimento data la presenza di più competizioni durante la stagione.

Candreva vicino alla cessione | Numerosette Magazine

Male la prima

La prima apparizione dei nerazzurri è stata spenta, senza grandi stimoli e manovre avvolgenti in grado di far cadere la diga del Sassuolo. Duncan ha giocato una gara di sostanza e qualità, mostrando una maggiore condizione rispetto a Vecino e Brozovic che non hanno offerto il loro apporto facendo da collante tra le due fasi. De Zerbi ha studiato a modo l’assetto dei propri avversari costruendo un undici in cui l’individualità dei singoli si metteva al servizio della squadra, vedasi Boateng e Berardi su tutti, e non lasciavano mai scoperte le varie zone d’azione avversaria, specialmente sulle fasce esterne. L’ingresso di Keita e Perisic ha messo in difficoltà il reparto arretrato di casa, che si ritrovava contro due giocatori dallo scatto bruciante e dotati di abilità spacca-partite, come dimostra la punizione conquistata dal croato al vertice dell’area che per poco si trasformava in azione da goal con De Vrij. Le dichiarazioni post-gara di Spalletti non sembravano preoccupate sulla prestazione dei suoi ragazzi.

Abbiamo perso solo su rigore e la condizione del campo ha influito. ma su fattori sporadici ed esterni alla gara giocata al Mapei Stadium.

L’allenatore di Certaldo dovrà riprendere in mano l’ambiente ed analizzare le reali cause di questo tonfoinaspettato ma non imprevedibile dopo un’estate di grande lavoro fisico, e allontanare subito le voci di una squadra costruita male, uno spettro dal volto noto ad Appiano Gentile.

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