Per tifosi di calcio, fanatici dei motori, cultori della racchetta, amanti della palla a spicchi e chi più ne ha più ne metta, il fine settimana rappresenta un momento sacro. Capita dunque molto raramente che l’interesse esclusivo di questa fetta di popolazione per gli eventi sportivi venga sopravanzato da qualcos’altro. Ma, questo fine settimana, l’inizio dell’ottava e ultima stagione de Il Trono di Spade ha rimescolato le carte sui tavoli di molti appassionati di sport. L’hype è perciò tutta focalizzata intorno ad alcune fondamentali questioni. Che fine faranno Jon, Daenerys e tutti i nostri personaggi preferiti? I vivi resteranno tali o l’esercito dei non morti guidato dal terribile Re della Notte avrà la meglio? E, last but not least, chi siederà sul Trono di Spade? D’altra parte però, noi amiamo leggere il mondo dello sport attraverso la lente delle serie tv.
Così, se nelle terre di Westeros l’inverno è finalmente arrivato, come Casa Stark ci ha amorevolmente ricordato per anni, in Europa è arrivata la primavera, periodo dell’anno che costringe i tennisti a tornare a sporcarsi i calzini di terra rossa. Il torneo di Montecarlo, iniziato domenica, ha come di consueto aperto le porte alla stagione su questa superficie. Il mattone tritato, come Il Trono di Spade, ci terrà compagnia all’incirca per il prossimo mese e mezzo, fino ad incoronare, sul campo Philippe Chatrier di Parigi, il vincitore del Roland Garros. Tra sovrani affermati, grandi ritorni e giovani rampanti si preannuncia battaglia.
King in the North
Le vicende dei tornei su terra degli ultimi 15 anni circa, a parte rarissimi colpi di scena, sono quanto di più lontano esista dal complicato intreccio di intrighi, tradimenti e battaglie che caratterizzano la fortunata serie tv della HBO. Il trono su questa superficie è saldamente in mano a un solo uomo: Rafa Nadal. Il mancino di Manacor, quando scende in campo sul rosso, è l’esempio che si avvicina maggiormente a spiegare il concetto di imbattibile. Con il 92% di vittorie complessive e un incredibile record di 101 vittorie al netto di appena 2 sconfitte nei match al meglio dei 5 set, Nadal si è guadagnato il soprannome di King of Clay, re della terra battuta.
Da King of Clay a King in the North, titolo attribuito nella serie tv prima a Robb Stark e poi a Jon Snow, il passo è molto breve e il significato è in buona sostanza lo stesso. Non importa se c’è qualche altro re che si proclama o è riconosciuto come legittimo, la gente del Nord si inginocchia solo al Re del Nord. Vale lo stesso per i tifosi del maiorchino. Non importa se sulle altre superfici o in assoluto qualche altro giocatore sia considerato più forte di Nadal. Per loro il più forte rimane lui. Dunque, parafrasando una frase ripetuta più volte nella serie, i nadaliani non riconoscono altro re che il re della terra battuta, il cui nome è Nadal.
Nadal in campo impersona lo spirito degli Stark, per la sua fierezza, il suo rifiuto della sconfitta e la sua incapacità di piegarsi di fronte alle avversità. Proprio come gli Stark, Nadal ha attraversato momenti parecchio bui. Ma, dopo due stagioni piene di delusioni, nelle ultime due ha vinto tutto quello che c’era da vincere sul rosso, arrivando a toccare la straordinaria cifra di 11 vittorie al Roland Garros. Insomma, se il monito degli Stark per le altre casate è che l’inverno sta arrivando, Rafa è pronto a ricordarci ancora una volta che quando arriva la primavera, e con essa la terra battuta, è meglio non provare a mettergli i bastoni fra le ruote. A queste latitudini, il favorito d’obbligo è sempre lui e difficilmente accetterà di inginocchiarsi e cedere il suo trono. Proprio le sue ginocchia, però, hanno parecchio scricchiolato ultimamente, costringendolo alla resa più di una volta. Nadal, arrivato alla soglia dei 33 anni, dovrà perciò guardarsi, oltre che dagli avversari, anche da se stesso.
Magia
Non sarà già presente a Montecarlo, ma il 2019 è l’anno del grande ritorno di Roger Federer sulla terra battuta, dopo un’assenza di tre stagioni. Sarebbe facile equiparare il suo ritorno a quello degli Estranei, creature leggendarie e ormai dimenticate dagli uomini. Ma far impersonare a Federer il Re della Notte sarebbe un’ingiustizia troppo grande. La bellezza che lo svizzero è capace di portare sul campo da tennis è troppo luminosa per rappresentare il male. L’impatto che Federer ha avuto sul tennis può essere rappresentato da un altro personaggio immerso nella leggenda di Westeros: Aegon Targaryen il Conquistatore. Arrivato dal continente orientale con i suoi capelli d’argento e con tre enormi draghi, Aegon ha in breve tempo sottomesso i Sette Regni allora divisi, cambiando per sempre la storia di Westeros e forgiando il Trono di Spade. Allo stesso modo, Federer a inizio carriera, portando nel circuito colpi mai visti prima, ha instaurato un dominio senza precedenti nella storia del tennis. Federer e i Targaryen si sposano bene anche per un altro aspetto. I Targaryen sono i sovrani legittimi e il soprannome di Federer è appunto il Re. Lo svizzero è considerato dalla stragrande maggioranza degli appassionati il numero uno indiscusso, il sovrano legittimo del mondo del tennis.
In quest’ottica, il ritorno di Federer sulla terra rossa è come il ritorno della magia a Westeros. Un evento simboleggiato dai draghi portati da Daenerys Targaryen, animali magici il cui aspetto era stato dimenticato. Così come era dimenticato il suono della pallina colpita da Federer sui campi in terra battuta. Il mattone tritato è la superficie più indigesta per lo svizzero, non tanto per suoi demeriti, quanto per tutto quello che è stato detto su Nadal. Una sua vittoria su questa superficie a quasi 38 anni sarebbe dunque un’impresa davvero clamorosa. Ma se Federer gioca, non è per fare passerella, bensì perché pensa di poter vincere. In più, negli ultimi anni ci ha abituato ad imprese che sembravano impossibili. E, se anche dovesse perdere, ci avrà comunque permesso ancora una volta di ammirare sui campi in terra quei colpi dai contorni quasi inumani che solo la sua magia sa produrre.
Debiti
Al gioco del trono non partecipano solo casate che hanno uno strano legame con i lupi, come gli Stark, o in grado di controllare creature magiche, come i Targaryen. C’è anche chi cerca di conquistare il potere con virtù eminentemente umane. L’astuzia, l’abilità politica e militare, la ricchezza e un certo grado di spietatezza sono solo alcune di queste. A Novak Djokovic è toccato un destino difficile: essere forte quasi quanto le due divinità Federer e Nadal, ma non altrettanto amato. Al tempo della sua esplosione tennistica, il serbo si è inserito in quello scontro fra titani. Per questo, i tifosi dello svizzero e dello spagnolo lo hanno sempre visto come il terzo incomodo, un’etichetta difficile da strappar via. A Djokovic tuttavia, l’ambizione di raggiungere (e superare) gli altri due non è mai mancata. In sostanza, in questa trasposizione Djokovic non può che recitare la parte dei Lannister.
Djokovic riassume in sé tutte le caratteristiche dei Lannister principali. E’ un grande combattente come Jaime, è un astuto stratega come Tywin e Tyrion, è spietato (sportivamente parlando) come Cersei. Queste sue qualità gli hanno consentito negli anni di diventare una vera e propria bestia nera agli occhi dei suoi due grandi rivali. Attualmente è lui che siede sul trono mondiale del tennis, proprio come Cersei sul Trono di Spade. Inoltre, detiene lo scettro di tre dei quattro tornei dello Slam: il Roland Garros è l’unico mancante. Ma, parlando di terra battuta, Nole è l’unico che può vantarsi di aver battuto 7 volte Nadal e l’unico in attività ad averlo battuto nella sua roccaforte di Parigi. Insomma, Nadal sul rosso parte favorito, ma occhio a Djokovic. Il serbo deve riscattare le due ultime deludenti stagioni sul rosso. E un Lannister paga sempre i propri debiti.
Non solo grandi casate
Le grandi casate di Westeros si ritrovano spesso vittima di colpi di mano sferrati da casate minori bramose di prenderne il posto. Così, anche i tre grandi tennisti che abbiamo nominato e che da tempo immemore si spartiscono la maggior parte dei tornei, devono guardarsi dai più giovani che scalpitano alle loro spalle, cercando finalmente di spodestarli. Nella miriade di possibili outsider, i più quotati sono sicuramente Thiem e Zverev. Il primo è stato l’avversario più coriaceo per Nadal nelle ultime due stagioni, arrivando a giocarsi la finale a Parigi lo scorso anno. Quest’anno ha inoltre mostrato grandi miglioramenti sul cemento, superficie a lui meno congeniale, vincendo il torneo di Indian Wells. Zverev ha invece spesso mostrato un rendimento preoccupante nei grandi tornei, ma proprio sulla terra battuta ha ottenuto i suoi migliori risultati. Si è infatti affermato agli Internazionali d’Italia due anni fa su Djokovic, mentre lo scorso anno Nadal lo ha battuto solo grazie a una pioggia provvidenziale.
Chi riuscirà dunque a conquistare il trono sulla terra battuta? Nadal riuscirà ancora una volta a conservarlo o sarà deposto?