La storia del Newcastle dagli anni ’90 a oggi è un vero e proprio oggetto di culto per gli amanti del calcio inglese, la classica squadra che puoi amare o odiare, senza vie di mezzo.
A giudicare dal loro tormentato passato, i Magpies paiono come colpiti da una quasi incancellabile maledizione: ogni volta che le cose sembrano poter andare bene, ecco che arriva la mazzata, a testimonianza del fatto che sono forse da considerare come la rappresentazione vivente della legge di Murphy.
Ieri, oggi, Newcastle
Trascorsa una settimana del loto ritorno – tra l’altro amaro – in Premier, dopo un solo anno di purgatorio in Championship, è più che logico chiedersi se i bianconeri del Tyne riusciranno a ribaltare questa loro sfortunata sorte o se soccomberanno per l’ennesima volta sotto il peso delle aspettative.
Shearer, Keegan e i trionfi mancati
La sfortunata tradizione ha origine a metà degli anni ’90, quando un Newcastle ambizioso guidato da Kevin Keegan decide di investire la bellezza di 15 milioni di sterline (cifra da capogiro per l’epoca, come cambiano i tempi…) per sua maestà Alan Shearer, uno dei centravanti più devastanti della storia calcistica inglese.
Shearer fu solo la punta di diamante di un progetto quasi futuristico per quei tempi: alla sua potenza fu affiancato un altro bisonte del goal come Les Ferdinand; giocatori tecnici come Ginola e Asprilla, andavano a completare una squadra costruita per divertirsi e far divertire.
Con Keegan in panchina il Newcastle vola oltre le aspettative, ma non riesce mai a raggiungere obiettivi significativi. La squadra gioca un grande calcio e punta sempre a posizioni di vertice, ma proprio quando arriva il momento di vincere le certezze scompaiono, si fallisce miseramente.
Forse è proprio questo il periodo in cui la maledizione inizia ad agire: quando ogni singolo particolare sembra allineato per portare ad un meritato trionfo accade l’irreparabile e tutto sfuma.
Nell’immaginario collettivo il Newcastle di quel periodo è comunque una squadra spettacolare, in grado di confrontarsi a viso aperto con le storiche grandi d’Inghilterra, proponendo un gioco sempre apprezzabile.
Potremmo scegliere decine di momenti per figurare quei Magpies, ma quello forse più rappresentativo risale al 2002: Shearer decide di portarsi a casa la porta, regalandoci uno degli attimi più iconici della storia della Premier League.
Anche in assenza di vittorie, gli abitanti dell’Upon Tyne si godono una sorta di periodo d’oro della loro squadra.
I bianconeri rimangono in un limbo tutto sommato comodo fino al 2004, l’anno in cui le cose cominciano a complicarsi seriamente.
Cadute e risalite
Il Newcastle risente tremendamente di un ricambio generazionale tanto necessario quanto spietato.
Nel giro di un paio d’anni scompaiono tutte le certezze che avevano accompagnato la squadra nel decennio precedente: Bobby Robson, ultimo allenatore in grado di portare risultati di rilievo, viene esonerato all’inizio della stagione 2004/05 e Shearer, leader indiscusso della squadra, appende gli scarpini solo una stagione più tardi.
I Toon attraversano quindi un lungo periodo fatto di delusioni ed umilianti sconfitte, ma anche di altrettante risalite. Arrivano 2 retrocessioni (2009 e 2016 ) in 9 stagioni, ma anche risultati quasi sorprendenti come il quinto posto del 2012 oppure i quarti di finale di Europa League raggiunti nella stagione successiva: alla società e ai tifosi va l’enorme merito di riuscire, anche in un periodo così negativo della loro storia, a cadere sempre in piedi facendo leva sul loro smisurato orgoglio.
Arriviamo così ai giorni nostri e all’era targata Rafa Benitez, l’uomo che ha riportato i Toon dove meritano di stare e con il compito di completare la risalita con un ritorno tra l’elite della Premier League.
La squadra tra le mani di Rafa è perfetta per le sue idee calcistiche: una rosa molto ampia, completa sia dal punto di vista tecnico che atletico, capace di interpretare alla perfezione il suo gioco spagnoleggiante basato su lunghi possessi e improvvise accelerazioni.
L’era di Rafa
Lo spagnolo ha tutte le carte in regola per raggiungere l’obiettivo fissato, conscio del fatto che la maledizione non ha fatto sconti in passato. Anche Pardew, McClaren e Hughton sembravano profili all’altezza poi caduti sotto i colpi della sfortuna e dell’incapacità nel gestire una piazza enigmatica come Newcastle Upon Tyne.
Ma stiamo pur sempre scrivendo di un allenatore che non teme le responsabilità (Inter post triplete e Real post Ancelotti – risultati a parte) e con un curriculum di tutto rispetto: due campionati vinti a Valencia e una Champions storica con il suo Liverpool sono solo la punta dell’iceberg di una carriera di altissimo livello.
La società ha fatto di tutto per soddisfare il suo tecnico sul mercato: i vari Merino, Murphy, Atsu – a titolo definitivo dopo il prestito dello scorso anno – Lejeune e Manquillo sono nomi non di primissimo livello, ma totalmente funzionali alla causa. Grazie anche agli ultimi rinforzi, Rafa dispone di quasi 3 giocatori per ruolo: in un campionato lungo ed estenuante come la Premier, avere ricambi di livello in ogni posizione del campo può essere un vantaggio determinante sulle dirette avversarie.
E’ chiaro, insomma, come i Magpies possano puntare a qualcosa di più nobile di una salvezza tranquilla.
Il fallimento totale di McClaren del 2015/16 però, deve fungere da avvertimento per Benitez: in Premier non basta investire tanto sul mercato o “collezionare figurine”, c’è bisogno di organizzazione e carattere.
Almeno sulla carta, il Newcastle di Benitez sembra però essere una squadra molto rodata e ben ideata da manager e dirigenza. Già lo scorso anno i Toon hanno espresso un gioco decisamente apprezzabile e solido su entrambe le metà campo: una difesa molto solida, unita ad un centrocampo di fisicità e discreta tecnica lasciano agli attaccanti la possibilità di variare a loro piacimento.
Gli uomini di Benitez rappresentano una delle vere e proprie incognite di questa Premier: Rafa potrebbe essere l’uomo capace di spezzare il sortilegio che affligge la squadra da almeno un ventennio o rivelarsi l’ennesimo falso profeta, ma ciò di cui possiamo essere certi è che la Premier aveva bisogno del Newcastle, e viceversa.
I Magpies hanno rappresentato e rappresentano linfa vitale per questo campionato, sono un elemento di squilibrio necessario e senza il quale la noia avrebbe vita facile. Newcastle è, in fin dei conti, sinonimo di divertimento sia nel bene che nel male: i suoi grotteschi, ma favolosi, supporters uniti a un’imprevedibilità di risultati quasi senza eguali non fanno che aumentare l’hype per questa stagione, dimenticandoci di ogni tipo di scaramanzia.