Sapete una cosa? Ho sempre provato una sorta di sinistra soggezione verso tutto ciò che sia in grado di unire gente di ogni estrazione sociale, di ogni fazione, di ogni ambito o di ogni parte del mondo, come una sorta di filo invisibile che unisce persone diametralmente opposte.
Nella mia vita da quasi ventenne ad esempio, mi è capitato raramente di vedere interisti e juventini tifare insieme; certo, da interista, al gol di Del Piero contro la Germania esultai come non mai ma, escludendo la nazionale, mai ho visto nerazzurri e bianconeri dalla stessa parte.
Tutto ciò ha pervaso la mia mente finché un uomo, venuto dallo stesso posto del Freddo di Romanzo Criminale, dopo un fallimento all’ombra dell’acropoli e in un’età in cui di solito si pensa a godersi la pensione, ha deciso di sedersi sulla panchina di una piccola squadra dell’Inghilterra centrale per scrivere una favola indimenticabile: la favola del Leicester.
Una di quelle che ci leggevano i nostri genitori prima di darci la buonanotte, che alla fine facevano sognare pure loro, facendo pensare che un mondo migliore, dove il bene vince sempre, fosse possibile.
Già, sognare, non è forse questa una delle ultime libertà che ci resta?
Nessuno può impedirci di sognare, nemmeno il più efferato dei dittatori può controllare i sogni dei suoi sudditi.
Ebbene, questa meravigliosa favola sta unendo i tifosi di tutto il mondo, che siano interisti o juventini, laziali o romanisti, madridisti o simpatizzanti del Barcellona, tutti quest’anno tifano anche per il Leicester; e sapete perché? Perchè tutti sentiamo che c’è un qualcosa che unisce noi amanti del pallone, con quegli 11 ragazzi in maglia blu che hanno sconvolto le gerarchie del calcio inglese.
E questo del Leicester non è solo il loro sogno, è anche il nostro, è il sogno di tutti.
È il sogno di Kasper Schmeichel che fin dagli esordi ha dovuto convivere con la nomea di raccomandato, dovendo portare il cognome di una leggenda senza tempo.

È il sogno di Wes Morgan, il capitano, che è cresciuto nei quartieri più difficili di Nottingham, che è stato sedotto e poi abbandonato dalla sua squadra del cuore, il Forest, e che venne chiamato “tragico mammone” e “ciccione”, mentre adesso è il baluardo di una grande difesa.
È il sogno di N’Golo Kanté e dei suoi 15 polmoni.
È il sogno di Riyad Mahrez, perché tutti gli dicevano che era troppo piccolo e gracile per diventare un pro e alla fine lui ha zittito tutti a suon di dribbling e reti da strapazzo.
Sarò banale, ma questo è soprattutto il sogno di un ragazzo che fino a 6 anni fa al mattino non si allacciava gli scarpini ma le scarpe antinfortunistiche prima di entrare in una delle tante fabbriche metalmeccaniche di Sheffield, così tristi, così prive di colori, lontanissime dal verde luccicante dei campi di Premier League; un operaio come tanti che aveva quasi paura ad abbandonare il suo posto sicuro in fabbrica per tentare l’avventura nel calcio.

Ma questo è anche il sogno di Claudio Ranieri che sta riscattando una vita da eterno secondo nel modo più pazzo e passionale che possa esistere.

Questo è il sogno dei tifosi, perché anni di sofferenze e lacrime nell’inferno alla fine sono valsi il paradiso.
E alla fine questo è un po’ il sogno di tutti.
È il sogno di chi si trova schiacciato ed oppresso da forze più grandi di lui, perché, credendoci, un giorno potrà trovare un modo per liberarsi e prevalere.
È il sogno di tutti quelli a cui piace sfidare l’impossibile, perché dai, diciamocela tutta, nessuno a Settembre – forse nemmeno a Novembre – ci avrebbe mai creduto.
È il sogno di chi ci mette il cuore in tutto quello che fa, perché un giorno, se saprà tenere duro, avrà ciò che merita.
È il sogno di chi non si accontenta, perché una volta raggiunta la quota salvezza avrebbero potuto rallentare e invece no, hanno continuato a correre senza voltarsi mai.
È il sogno di chi vuole dimostrare qualcosa al mondo, perché aspetta di avere un giorno la sua occasione.
Infine questo è anche un po’ il mio di sogno, perché veder primeggiare chi ha più soldi, come se nella vita contassero solo quelli, se non fastidio quantomeno mi fa credere se valga davvero la pena di fare del calcio uno stile di vita.
Ma il Leicester, che ha speso un’unghia rispetto al Manchester City in estate, mi sta facendo credere che forse c’è ancora una speranza. Una speranza di salvezza, una favola in un calcio che spesso non ammette il lieto fine.
Ma del resto si sa, al Leicester di Ranieri ormai concediamo tutto.
Da un amante del calcio e dello sport,
Go Foxes!