Da tre mesi a questa parte il calcio italiano convive con un fenomeno nuovo, anzi vecchio ma nuovo. Come dicono gli inglesi: old but gold. Il fenomeno è di casa nella Capitale, sponda giallorossa, è serbo e risponde al nome di Aleksandar Kolarov.
Basterebbe aver visto il primo quarto d’ora dell’ultima partita della Roma per comprenderne l’entità: al 5’ uno sventurato calciatore del Crotone stenta a frenare la sua corsa e sbatte contro i piedi di Kolarov, che lo fissa (senza aggiungere allo sguardo più cattiveria di quanta i suoi occhi siano già provvisti) finché l’attaccante non fugge a gambe levate chiedendogli scusa; al 7’ il fenomeno serbo tira una fucilata mancina ad incrociare che sfiora il palo ed esce di un niente, altrimenti sarebbe venuto giù l’Olimpico; al 10’ entra palla al piede nell’area di rigore avversaria, viene steso e si procura il rigore che deciderà il match; al 15’ trasforma quella che sembra un’innocua punizione dalla fascia sinistra in un incredibile palo, che lascia sbalordito perfino Francesco Totti in tribuna. Ma questo è solo un assaggio del fenomeno Kolarov. In questo articolo cercheremo di capire cosa c’è dietro la sua sorprendente seconda giovinezza.
La maledizione del terzino sinistro
Complice l’infortunio di Emerson Palmieri, Kolarov ha giocato tutte le partite disputate dalla Roma in questo inizio di stagione. È strano come Kolarov sia andato a sostituire quello che è stato probabilmente il miglior terzino sinistro della Roma dai tempi di John Arne Riise e ancor prima Max Tonetto. Tra scelte di mercato inadeguate, giocatori bolliti o sfortunati e crociati rotti, la fascia sinistra della Roma sembra esser stata vittima di una vera e propria maledizione. Negli errori di mercato annoveriamo Josè Angel, Dodò e Ashley Cole, i primi due non pronti ad una piazza esigente come quella giallorossa e il terzo non più competitivo ad alti livelli. Troppo poco costante Holebas, mentre per Digne la Roma decise di non pagare l’elevato riscatto chiesto dal PSG, che infatti lo girò al Barcellona. Quando parliamo di calciatori sfortunati ci riferiamo in particolar modo a Federico Balzaretti: il ricordo del goal nel derby sotto la Curva Sud resta indelebile nella memoria dei tifosi romanisti, tanto da consegnargli la gloria eterna, nonostante la pubalgia lo abbia tolto dai campi fin troppo presto.
Entrambi i terzini sinistri della Roma della passata stagione si sono rotti il crociato; l’infortunio di Mario Rui è avvenuto addirittura in estate, mentre Emerson Palmieri ha disputato tutte le gare dello scorso campionato, infortunandosi proprio all’ultima giornata, quella dell’addio al calcio di Totti. Sotto la guida di Spalletti, Emerson è diventato un terzino ordinato in difesa e propositivo in attacco, garantendo alla manovra della Roma la possibilità di svilupparsi sia a destra che a sinistra. Di Francesco lo aspetta a braccia aperte, ma intanto si gode il fenomeno Kolarov.
Un nuovo leader a Roma
La Roma ha preso Kolarov e Kolarov si è preso la Roma.
Perdonate la forzatura, ma la realtà è questa. Aleksandar Kolarov, in pochi mesi, è diventato un leader imprescindibile per Di Francesco, sia nello spogliatoio che in campo. Se la Roma 2017/18 dà la sensazione di essere più sicura dei propri mezzi rispetto alle passate stagioni si deve soprattutto al prezioso arricchimento di giocatori esperti nello spogliatoio, mentre altri hanno assunto la piena consapevolezza dei propri mezzi; ci riferiamo ai nuovi, Kolarov e Gonalons su tutti, oltre ai sempreverdi Strootman, Nainggolan, Perotti e Dzeko. De Rossi e Florenzi, in veste di capitano e vice, raccolgono la pesante eredità di Totti. Una squadra composta da leader, il che si ripercuote sul gioco.
Tra i leader, Kolarov è diventato il vero e proprio regista della manovra giallorossa.
Basti pensare ad ogni volta che Alisson ha il pallone tra le mani: quando De Rossi rimane ingabbiato dalla stretta marcatura avversaria, la prima persona che il portiere brasiliano cerca con lo sguardo è proprio Kolarov, così da lanciargli il pallone per impostare il gioco. In fase offensiva, poi, le sue sovrapposizioni sono una manna dal cielo per Perotti, che può così sfruttare lo spazio creato dal terzino per accentrarsi palla al piede o servirlo sulla corsa per crossare.
A proposito, i cross. Il piede sinistro di Aleksandar Kolarov nuoce gravemente alla salute…degli avversari. Il suo cross è l’ennesima arma in più che il terzino serbo ha portato con sè nella Capitale. Che si tratti di azione o calcio piazzato, il primo a beneficiarne è Edin Dzeko.
Seconda giovinezza
I tifosi della Roma hanno compreso la portata del fenomeno Kolarov fin dalla prima giornata di campionato, quando a Bergamo il terzino serbo decide su punizione la complicata sfida contro l’Atalanta. Una punizione calciata in maniera a dir poco furba, rasoterra sotto la barriera, imprendibile per il portiere.
Tutti fin da quel momento iniziano a ricordare la fenomenale intelligenza calcistica che contraddistingue il difensore nato a Belgrado trentadue anni fa. Intelligenza che non passa inosservata agli occhi di Pep Guardiola. La sua prima stagione da manager del Manchester City coincide con l’ultima in Inghilterra di Kolarov. Pep si rende conto che l’esperienza al City di Aleksandar è arrivata al capolinea, ma trova una soluzione affinchè sia la squadra che il giocatore possano trarne benefici: lo schiera difensore centrale. Kolarov disputa quaranta gare in stagione, la maggior parte delle quali da difensore centrale, portando un grande contributo alla causa di Guardiola.
Con il ritorno a Roma (ha giocato alla Lazio dal 2007 al 2010) dopo sette stagioni in Premier, il serbo torna a giocare stabilmente sulla fascia. Siamo ancora a inizio stagione, ma possiamo già definire questo periodo della sua carriera come la sua seconda giovinezza. L’apice, per il momento, viene raggiunto il 18 ottobre a Londra, quando la Roma sfida il Chelsea ai gironi di Champions League. Sotto di due reti a zero, Kolarov prende per mano le sorti della Roma, inventandosi un goal in solitaria che riaccende gli entusiasmi giallorossi e conduce la Roma a ribaltare il risultato, fino al definitivo 3-3 dei blues. Appena quattro giorni dopo, a Torino, Kolarov confeziona una punizione capolavoro che, come a Bergamo, regala ai romanisti l’1-0 e altri tre soffertissimi punti.
Il fenomeno Kolarov sta vivendo la sua seconda giovinezza. La sua esperienza e professionalità, unite al talento e alla tenuta atletica, permetteranno al campione serbo di continuare a mettere la sua intelligenza calcistica al servizio del gioco. I tifosi della Roma e gli amanti del bel calcio si augurano che tutto ciò duri il più a lungo possibile.