Duello Ju-WesterN

Revenge is a dish best served cold”, tradotto in italiano con la vendetta è un piatto che va servito freddo. Il proverbio, citato in pellicole storiche come Star Trek e Kill Bill Vol. 1, è il riassunto di Napoli-Juventus: una partita al di sotto delle aspettative, per quel che riguarda il gioco, ma nettamente al di sopra per ciò che concerne l’agonismo e la tensione. Il proverbio, però, rimanendo sempre in ambito cinematografico, è anche il titolo di un western del ’71: venerdì sera, le rivoltelle erano nelle mani di Higuain e di De Laurentis, e la pallottola del mezzogiorno di fuoco – senza tumbleweeds e senza saloon, ma con tanta gente ad assistere al duello – è stata sparata per primo dal Pipita. Lui, che non doveva nemmeno essere del match.

Non sono serviti né gli scongiuri dei napoletani né le stoccate del figlio di ADL, Edoardo, che prontamente aveva affermato di volere l’argentino in campo per potergli rifilare 4 gol; una frase che, a posteriori, sa decisamente di beffa. Aurelio, in procinto di far uscire l’ennesimo cinepattone – prontamente pubblicizzato sui cartelloni del San Paolo – è rimasto vittima di una delle “sue” vicende natalizie che da quasi mezzo secolo manda in scena al cinema, con la differenza che, ad essere preso in giro questa volta è stato lui. Se il Napoli avesse vinto, sarebbe cominciata sicuramente una fuga: parafrasando quella che De Sica fa, ogni Natale, dalla moglie, così i partenopei si sarebbero allontanati dal resto della classifica. Tutto da riscrivere, invece, come la sceneggiatura di un film che il regista non accetta.

V per Vendetta

Senza la vittoria, almeno il 50% delle speranze della Juventus di vincere il settimo scudetto sarebbero andate in fumo: ancora più difficile fare l’impresa, se si considera che Mandzukic si infortunia al polpaccio: lui che doveva essere il sostituto di Higuain, inizialmente fuori per una frattura alla mano. Di fronte, un Napoli consapevole delle proprie capacità: senza Ghoulam ma con i tre folletti là davanti, pronti a consegnare il regalo di buone feste a nonno Buffon. Nei primi quindici minuti le due squadre si studiano, ma è la Juventus ad affondare: il Pipita prima grazia i suoi ex tifosi con un tocco sotto deviato da Reina, poi fa tesoro di un passaggio filtrante di Dybala per depositare in rete.

San Paolo in silenzio, al massimo qualche fischio nell’aria. Mano perpendicolare alla fronte, come fanno gli indiani per scrutare l’orizzonte. A dir la verità. però:

Sì, ho scrutato verso la tribuna per cercare De Laurentiis, ma non l’ho visto, forse si è nascosto…

Minuto 13, si sblocca il match; un numero che per i napoletani è simbolo di sfortuna, anche se nella smorfia ad esso è affibbiata la figura di San Antonio. Da lì in poi, i partenopei capiscono di dover riagguantare la partita attraverso le giocate dei propri calciatori più rappresentativi: ci prova Hamsik da lontano, ma il tiro è centrale. Buffon diventa daltonico per un attimo e consegna la sfera a Mertens, che da fuori area lascia partire un destro che lo stesso numero 1 manda in calcio d’angolo, con un volo più per i fotografi che per l’effettiva utilità. Sempre Gigi, sul corner seguente, salva sul colpo di testa di Insigne. Si concludono, così, i primi quarantacinque minuti: il coltello dalla parte del manico ce l’hanno i bianconeri, che rimettono in mostra alcune lacune viste negli ultimi tempi. Si preannuncia un secondo tempo ad alta tensione.

Park The Bus 

Il secondo tempo ricomincia come si era concluso il primo: Napoli in avanti, Juventus che si affida alle ripartenze dettate dagli errori della squadra di casa. Douglas Costa è indemoniato sulla fascia, e quando parte palla al piede anche i suoi compagni faticano a tenergli testa. La Vecchia Signora ha l’occasione migliore per raddoppiare, su un tiro al volo di Matuidi che Reina – e San Gennaro, probabilmente – manda sopra la traversa. I tiri verso la porta di Buffon sono due, uno di Callejon e l’altro di Insigne (che si fa male ed esce): entrambi fuori di un metro abbondante. Gli ospiti si limitano a parcheggiare il pullman davanti alla porta, e ad aspettare al varco un Napoli non apparso in palla come nelle precedenti settimane.

La partita non decolla nel secondo tempo, forse proprio a causa del carattere della Juventus, che per una sera può essere definita “svedese”: la maglia gialla, e l’impostazione in campo è senza dubbio simile a quella di chi ha infranto i sogni russi della nostra nazionale. Una squadra che però sembra essersi ritrovata e che, malgrado le sconfitte con Lazio prima e Sampdoria poi, è sempre rimasta attaccata al vagone dei capolista: una squadra che è, ancora, La Squadra da battere – con annesse maiuscole. Il Napoli, d’altro canto, subisce una battuta d’arresto importante: la sconfitta non arrivava da 9 mesi. Perso Ghoulam, Sarri può solo sperare che l’infortunio di Insigne non sia così grave come è sembrato venerdì sera al momento del cambio.

Il Napoli perde contro la Juventus sotto il segno di Higuain | numerosett.eu
Fumiamoci sopra

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