Nella carriera di un calciatore sono tantissimi i fattori che, nel bene o nel male, possono condizionarne il proseguimento; un singolo episodio può consacrare un giocatore a fenomeno oppure farlo sprofondare in una voragine di critiche.
Spetta al giocatore stesso rialzarsi, saper combattere contro qualsiasi controversia e riprendere il proprio percorso.
Ilkay Gündoğan è il perfetto esempio di chi, contro tutto e tutti, è riuscito ad alzarsi dopo essere inciampato sugli ostacoli che la sfortuna aveva posto sul suo cammino.
Quella del turco di Gelsenkirchen è una storia particolare: non si tratta di una redenzione perché Ilkay non è una testa calda alla disperata ricerca della maturità, ma un talento fantasmagorico al quale un infortunio stava per tagliare le ali che gli avrebbero permesso di spiccare il volo.
Gündoğan è uno dei tanti figli di una Germania giovane e multirazziale che, dall’inizio del nuovo millennio in poi, è stata capace di incantare il calcio mondiale, dando lezioni a tutti sulla gestione e l’integrazione dei giovani.
I primi passi da professionista li muoverà in Baviera, più precisamente a Norimberga che si rivelerà una piazza fondamentale nella sua crescita.
Con la maglia amaranto del Der Club, Ilkay realizzerà le prime giocate degne di nota ed imparerà a giocare alla grande anche contro i grandi, il tutto grazie ad un ambiente con poche pressioni ma comunque capace di responsabilizzarlo e renderlo uno dei giovani più interessanti del panorama europeo.
Le grandi prestazioni nei due anni in Baviera attireranno su di lui gli attentissimi occhi di Jurgen Klopp, uno che di talenti se ne intende e che sceglierà proprio il turco naturalizzato tedesco come regista e playmaker del suo fenomenale Borussia Dortmund.
Arrivare sulla Ruhr sarà un vero affare per Ilkay, accolto a braccia spalancate da un gruppo che aveva un bisogno disperato di uno come lui. Gündoğan è infatti un giocatore più unico che raro, capace di giocare praticamente ovunque e con un’intelligenza tattica fuori dal comune che, in poco tempo, gli garantirà anche il posto – quasi – fisso in nazionale. Beh, il “quasi” è chiaramente riferito alla sua integrità fisica.
La stella di Gündoğan continua a brillare, il suo è un talento praticamente incontrastabile che raggiunge l’apice nel 2013, quando il Borussia arrivò a conquistarsi una inaspettata finale di Champions League.
Il nativo di Gelsenkirchen segnò su rigore in quella finale persa poi nel finale, per dimostrare a tutti che con un talento del genere la paura e l’agitazione non impensieriscono nemmeno.
Durante l’estate del 2013 si parla tanto del suo futuro: il Barcellona e tante altre grandi europee sembrano pronte a tutto per accaparrarsi il genietto tedesco, ma l’imprevisto è dietro l’angolo: un terribile infortunio alla schiena lo mette al tappeto, lo terrà fuori dal campo per 14 lunghissimi mesi.
Il destino in qualità di giudice ha battuto il martello ed emesso la sentenza: per Ilkay il ricorso sembra operazione difficile, ma non impossibile. E’ proprio questo il bello, la speranza non è definitivamente tramontata.
Siamo di fronte al vero turning point della carriera e, forse, della vita di Ilkay Gündoğan: tanti altri avrebbero gettato la spugna, ma lui no. Lui ha saputo combattere e ribaltare ogni pronostico.
Il ritorno al calcio giocato è lento e doloroso, un’esperienza che forma in qualche maniera il ragazzo che reagisce nel migliore dei modi tornando a giocare ad un livello più alto di quello pre-infortunio.
Dopo una stagione di transizione per ritornare in piena forma, Ilkay disputa una clamorosa annata 2015/16, nella quale il suo Borussia giocherà il miglior calcio di Germania.
Il BVB si è evoluto con lui, il gioco è più veloce e dinamico mentre Gündoğan sembra essere ovunque.
Al termine di questa incredibile stagione deciderà di brillare alla corte di un altro maestro di calcio, se non IL maestro di calcio: Pep Guardiola.
Gündoğan è il giocatore perfetto per Guardiola e Guardiola è l’allenatore perfetto per il tedesco. Perdonate la ripetizione, esemplificativa circa l’importanza del tedesco: dopo un breve periodo di rodaggio, si troverà al centro del progetto e sarà capace di coordinare quella macchina da spettacolo che sono i Citizens.
Partita dopo partita aumentano le doti di leadership dell’ex Borussia, capace di aumentare in maniera quasi drastica la sua media goal.
Ilkay raggiunge il massimo splendore in Champions – competizione con la quale sembra avere una certa confidenza – dove abbatte il Barcellona con una doppietta e una prestazione fuori dal normale che ha posto fine al periodo senza vittorie di Pep al City e lo ha consacrato come uno dei leader tecnici della squadra.
Come già detto all’inizio di questo pezzo quella di Ilkay Gündoğan è una storia particolare: si, la storia di un giovane promettente diventato fenomeno nonostante gli ostacoli che il fato gli ha posto davanti. Uno che guarda in faccia il destino, gli sorride e dice:”Ritenta ancora, amico“.
Gündoğan è come l’araba fenice, capace di risorgere dalle proprie ceneri più lucente e forte di prima: spiegare le braccia come se fossero ali è il minimo.