“Preferisco essere un opportunista e galleggiare, piuttosto che annegare con principi in cui credo annodati intorno al collo”
(Stanley Baldwin)
Ah, l’opportunismo. Forse uno dei temi più discussi e divisori del genere umano.
Parliamoci chiaro: almeno una volta nella vita ci siamo trovati dinanzi ad una possibile azione d’opportunismo. Un amico che non sentite dal Medioevo di cui avete usufruito – o quantomeno pensato – per ottenere un qualcosa, un tornaconto: la vita ci pone spesso questi dilemmi.
Il calcio, da buon pacere, cerca di mettere tutti d’accordo. Per certi versi riesce nell’impresa: per esempio, se un attaccante segna procura soddisfazione non solo personale, ma anche a compagni e tifosi. Certo, nuoce l’avversario, ma fa parte delle regole del gioco: in questa concezione sembra meno riluttante. Ma questo opportunista, chi è?
L’opportunista è colui che fruga nella spazzatura della partita, sfruttando tutte quelle palle o quelle occasioni che i più forti sembrano snobbare, e la trasforma in una meraviglia, in una gioia per se stesso ed i propri tifosi.
Il calcio, in fin dei conti, è puro opportunismo, bisogna saper essere al posto giusto nel momento giusto e approfittare di ogni occasione che possa capitare, è come una sorta di savana: i leoni dominano, ma anche le iene sanno come sopravvivere.
Con il passare degli anni il giocatore opportunista è sempre più qualcosa di raro, come se fosse una specie in via d’estinzione, il sapersi costruire la fortuna è qualcosa di molto sottovalutato nel calcio d’oggi.
Se parliamo di opportunismo, di sapersi far trovare pronti ma essere anche altamente sottovalutati allora non possiamo che parlare di Olivier Giroud: un’autentico artista di queste situazioni, un’opportunista.
La storia del bomber francese parte dalla sua patria, dove riuscirà a diventare un centravanti con numeri di tutto rispetto: 77 reti in 176 presenze, quasi una ogni due partite, ed il tutto condito dal titolo conquistato nel 2012 con il Montpellier – una delle storie più incredibili della storia del calcio – che lo porterà ad essere l’oggetto dei desideri di Arsene Wenger.
L’ex allenatore del Monaco lo porterà all’Arsenal per 12 milioni di euro, cercando quasi disperatamente di ricostruire un ciclo vincente mancante ormai dalla celeberrima finale di Parigi del 2006, quando i suoi Gunners vennero rimontati dal Barcellona di Ronaldinho e Samuel Eto’o. E presero gol da Belletti: pesante.
Una volta arrivato nel Regno Unito, il compito di Olivier è quello di portare con sé le proprie incredibili doti sotto porta per provare a riportare la frazione biancorossa di Londra dove meriterebbe di stare, in alto.
L’impatto con il nuovo ambiente provoca emozioni contrastanti, riesce a mostrare le sue potenzialità e non perde il killer instinct del grande attaccante, ma sembra sempre mancare quel qualcosa che lo renderebbe davvero un attaccante da Arsenal.
Con il passare delle stagioni Giroud è straordinario ad adattarsi alle esigenze, ad essere opportunista fino al midollo e a saper approfittare di qualsiasi occasione. Più è criticato e più riesce a smentire le malelingue, è come se le critiche fossero il tasto per azionare questa macchina da gol: ogni volta che viene sottovalutato riesce a mostrare il suo valore e a riprendersi il suo posto.
Giroud è sempre nel posto giusto al momento giusto, come vorrebbe essere il caro vecchio Ted Mosby, l’opportunismo fatto a persona, una sorta di supereroe parafrasando Batman: non quello che l’Arsenal meriterebbe ma quello di cui l’Arsenal ha bisogno, anche se tante volte tende ad assomigliare più a Superman, capace di passare da un momento all’altro da giocatore normale a salvatore della patria.
I numeri parlano forte e chiaro: da quando è arrivato alla corte della regina, Olivier è sempre andato in doppia cifra e pure quest’anno – seppur con un minutaggio davvero ridotto – sembra riuscire a mantenere la sua buonissima media realizzativa.
Goal a parte, tutte le statistiche – o quasi – vanno dalla parte del francese, capace di vincere quasi la metà dei contrasti in cui è coinvolto – 59% in quelli aerei – e di avere una precisione nei tiri del 56%, categoria nella quale è terzo in tutta la squadra – se consideriamo solo i giocatori che hanno giocato almeno 10 partite in questa stagione. Sono numeri da grande attaccante ma che, misteriosamente, non sembrano bastare ad Olivier per essere considerato tale.
Olivier Giroud è talmente opportunista da approfittare pure delle chiacchiere degli haters, usandole come stimolo per fare sempre meglio. E’ incredibile come sia riuscito a costruirsi questo personaggio, unico nel suo genere, un’autentica ancora per i Gunners, quel giocatore in grado di salvarli anche nelle maniere più assurde.
Che sia una girata in area all’ultimo minuto per riacciuffare il Bournemouth o un assurdo colpo di tacco fa davvero poca differenza: Giroud se ne approfitta, risolve problemi, un po’ come il Signor Wolf in Pulp Fiction.