Florin Andone, la bestia itinerante

La vera moralità consiste non già nel seguire il sentiero battuto, ma nel trovare la propria strada e seguirla coraggiosamente.
Mahatma Gandhi

Non è mai semplice adattarsi ad una realtà diversa da quella in cui si nasce e si cresce. Non lo è mai, che tu sia studente, lavoratore, viaggiatore. Giovane o vecchio, sprovveduto o organizzato, esperto o ingenuo. Nel calcio vale la stessa legge: mettersi in gioco in un luogo distante da casa, lontano dagli affetti e dalle certezze dalle quali non penseresti mai di allontanarti, è veramente complicato. Il tutto è poi più difficile se avviene alla tenera età di 12 anni.

Questa è la storia di un viaggio calcistico di un bambino rumeno che pur di cullare il suo sogno di diventare calciatore, ha dovuto intraprendere un lungo viaggio dalla sua Romania alla lontana Spagna. Il protagonista è Florin Andone, attaccante classe 1993 che in un’età nella quale solitamente si vive il passaggio da bambino ad adolescente, si è ritrovato a doversi trasformare immediatamente in adulto responsabile. Come detto, a soli 12 anni ha lasciato gli affetti nella sua Botosani per dirigersi in Spagna, dove viene acquistato dal Vinaros, società più nota per il suo settore giovanile che per la sua prima squadra.

Inizia da qui la sua scalata, dura e ripida, piena di trappole e rischi: a 17 anni arriva la chiamata del Castellon (serie C spagnola) che lo fa giocare quasi esclusivamente nelle giovanili, ed è proprio lì che farà faville tanto da farsi notare dagli osservatori del Villarreal, che decidono di scommettere su questo talento rumeno ormai pienamente a suo agio nella vita e nel calcio iberico. Poi il prestito all’Atletico Baleares, in Segunda B, dove finalmente si mette in luce segnando i suoi primi 12 gol da professionista, meritandosi l’interesse di una squadra di Liga che lo vuole acquistare per farlo giocare in prima squadra: il Cordoba. Con i biancoverdi prima cresce e finisce di formarsi nella squadra B, poi vista la crisi di gol della prima squadra viene promosso, senza riuscire ad evitare la retrocessione nonostante i suoi primi 5 sigilli nella massima serie spagnola.

Le qualità si vedono eccome. Andone è un animale d’area di rigore, il classico bomber pronto a insaccare ogni pallone vagante: non a caso gli viene dato il soprannome di “El Bicho”, tradotto in italiano “l’animale, la bestia”, proprio per sottolineare la foga agonistica mostrata sotto porta. Il Cordoba retrocede ma decide di puntare fortemente sull’attaccante rumeno nella stagione 2015/16, dandogli i gradi di attaccante titolare nella speranza di ottenere un’immediata promozione. Ed ecco l’esplosione.

Andone si completa, segna a raffica ma non si limita soltanto a finalizzare: diventa fondamentale anche come attaccante di manovra, collabora sia in fase offensiva che difensiva e dimostra di poter giocare sia come unico terminale offensivo che con un compagno a fianco. Il tutto è completato da una media spaventosa: 36 partite, 21 gol, ossia un gol ogni 1,7 partite. Purtroppo per Florin questi gol non bastano al Cordoba per salire di nuovo in Liga, certificando una cessione certa per l’attaccante rumeno, ma valgono invece la convocazione ad Euro 2016. Quel piccolo bimbo dallo sguardo cupo ma pieno di speranze è diventato grande, dentro e fuori dal campo.

26 luglio 2016, dopo un Europeo giocato in maniera egregia – non tanto in fase realizzativa quanto nella fase di costruzione di gioco con i suoi compagni – diventa ufficiale il ritorno in Liga di Florin Andone: è il Deportivo ad offrirgli la chance di confrontarsi con il campionato più esaltante ed apprezzato d’Europa, di nuovo nella massima serie ma con una squadra alle spalle sicuramente più valida del Cordoba versione 2015. Inizialmente preso per 4 milioni di euro come alternativa al bomber nostrano Lucas Perez, El Bicho si ritrova sorprendentemente primo nelle gerarchie nel momento in cui l’attaccante nativo di La Coruña viene acquistato a suon di milioni dall’Arsenal di Arsène Wenger. Una notizia bellissima, ogni giocatore spera di essere il titolare inamovibile, ma quando ti ci ritrovi così all’improvviso è sempre difficile reggere l’urto.

Non a caso l’impatto è durissimo, la squadra biancoblu non gira e Florin non trova la porta; giungono i primi mugugni, le prime incertezze sul conto di un attaccante che pur giocando con la nazionale rumena pare non essere ancora pronto alla titolarità nella massima serie spagnola. Poi la svolta, che arriva dopo 10 partite: non poche, per carità, ma probabilmente El Bicho doveva completare il suo ambientamento in Galizia, perché dal match contro il Granada del 5 novembre Andone non si è più fermato. 5 gol nelle ultime 6 ed il Depor inizia finalmente a carburare, togliendosi dalla zona retrocessione e facendo soffrire niente meno che sua maestà Real Madrid.

Non fatevi ingannare dal tabellino che vede due volte Joselu nella casella “gol” del Deportivo, perché la prima rete scaturisce da un pressing asfissiante dell’attaccante rumeno ai danni di Casemiro, e la seconda nasce proprio da un assist di Andone. Il finale purtroppo per il Depor è noto a tutti – il solito cabezón di Sergio Ramos nel recupero – ma Garitano può star tranquillo in quanto a fase offensiva: avere un attaccante capace di segnare e di far segnare è il sogno di ogni mister che desidera una manovra avanzata fluida e redditizia, e non è un caso che dall’Inghilterra arrivino le prime sirene di mercato; il Sunderland vorrebbe Andone come partner d’attacco di Defoe, proprio per il motivo sopracitato, riassumibile in “gol e lavoro sporco”.

Infanzia itinerante, capacità di adattamento, grande potenza fisica e voglia di emergere a suon di gol: Florin Andone sta cercando di farsi largo nel calcio che conta, sgomitando e pressando tutti come fa in campo. E chissà che non lo faccia trovando altre nuove strade.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.