Frank Miller mi perdonerà se rubo il titolo ad una celeberrima storia di Batman e lo trasporto nel mondo dei motori, ma abbiamo una certa passione per i supereroi. Batman: Year One è un reboot che racconta le origini dell’Uomo Pipistrello. Bruce Wayne, dopo lunghi anni di assenza, torna a Gotham e trova una città dominata dal crimine e dalla corruzione. Reduce da un intenso addestramento in giro per il mondo, memore del duplice omicidio che lo ha reso orfano e ispirato da un pipistrello che entra in casa sua, Bruce Wayne decide di diventare quello che conosciamo. Dal grigio di Gotham City a quello della Mercedes è un attimo. Come di consueto, la presentazione della nuova monoposto segna il ritorno della stagione di Formula 1 e di una Ferrari in cerca di rivincita. La missione è interrompere il dominio delle Frecce d’Argento, sempre vincenti dal 2014, e, contestualmente, porre fine a un digiuno iridato che dura dal 2007.
Anno Zero
Il 2019 della Ferrari si presenta come un Anno Uno anche perché l’Anno Zero, quello della rinascita, avrebbe dovuto essere il 2018. Dopo un 2017 che aveva visto la Ferrari accorciare il gap con la Mercedes, la scorsa stagione era iniziata con un grande ottimismo nei confronti delle possibilità della nuova vettura e le prime gare avevano confermato le buone sensazioni della vigilia. La Ferrari appariva di gran lunga la monoposto più competitiva, con la Mercedes che in alcuni frangenti sembrava addirittura impotente nel contrastare la Rossa. Alla pausa di metà stagione la Ferrari di Sebastian Vettel si trovava dunque in testa al mondiale, nonostante alcuni errori, individuali e di scuderia, e una buona dose di sfortuna in alcune gare. Solo un Lewis Hamilton pressoché perfetto era riuscito a tenere a galla la Mercedes e a limitare i danni. Da quel momento in poi, per la Ferrari si è spenta la luce.
La prematura scomparsa del Presidente Sergio Marchionne alla fine del mese di luglio è stata il primo evento funesto della stagione della Ferrari. Sul piano sportivo, alcuni errori decisivi di Vettel in gare chiave, uniti a un Hamilton che ha superato i limiti della perfezione con alcune prestazioni da mago della pioggia, sono stati durissimi colpi alle possibilità della Ferrari di vincere il titolo. Infine, la Mercedes che ha premuto il bottone magico, tornando improvvisamente imbattibile, ha definitivamente tagliato le gambe alle ambizioni iridate della Rossa. La Ferrari si è così trovata ad affrontare una cocente delusione e una nuova rifondazione.
Cambiamento
La Ferrari SF90, presentata la scorsa settimana, è stata chiamata così per celebrare i novant’anni del Cavallino Rampante. Nonostante un ottimismo più cauto rispetto allo scorso anno, la nuova vettura è stata pensata con uno scopo ben preciso: togliere finalmente alla F2007 il titolo di ultima monoposto della scuderia di Maranello a laurearsi campione del mondo. La guidava Kimi Raikkonen. La vittoria del finlandese sembrava aver ristabilito le gerarchie dopo che la Ferrari, reduce dai fasti di Schumacher, aveva subito due smacchi consecutivi dalla Renault. Al contrario, il trionfo di Iceman è stato il preludio a un periodo buio la cui durata inizia pericolosamente ad avvicinarsi agli oltre vent’anni trascorsi dalla vittoria di Jody Scheckter nel 1979 a quella di Michael Schumacher nel 2000.
Il 2019 della Ferrari è iniziato all’insegna del cambiamento, a partire dal colore della monoposto. La nuova SF90 presenta infatti un rosso più opaco rispetto al solito, tendente quasi all’arancione, e che ha già fatto storcere il naso a molti. A differenza degli ultimi anni inoltre, è stato fatto un lavoro maggiore, anche se un po’ sottotraccia, sulla power unit, per cercare di colmare definitivamente il gap con la Mercedes. Ma la monoposto non è l’unica novità di questa stagione. Proprio Kimi Raikkonen ha lasciato la Ferrari dopo cinque anni ed è stato sostituito dal giovanissimo gioiellino monegasco Charles Leclerc. Anche il team principal Maurizio Arrivabene è stato sostituito dopo le sbavature del muretto dello scorso anno. Al suo posto Mattia Binotto, già direttore tecnico della scuderia e in Ferrari da 25 anni.
Batman…
C’è anche una conferma. Nel ruolo di chi deve sconfiggere gli eterni rivali e riportare il titolo a Maranello è rimasto Sebastian Vettel. Il pilota tedesco ha una sola fondamentale somiglianza con l’Uomo Pipistrello: i suoi nemici riescono spesso e volentieri ad essere più affascinanti di lui. Non me ne vogliano Lewis Hamilton e la Mercedes se in questa storia faccio recitare loro la parte dei cattivi. Vettel è chiamato a riscattare la deludente stagione scorsa, in cui è apparso spesso teso e nervoso, anche nei confronti del compagno di squadra, ha commesso errori gravi in quasi tutti i momenti chiave ed è stato letteralmente surclassato da un Hamilton che invece ha lasciato la casella degli errori fissa sullo zero.
La Ferrari gli ha dato fiducia e Vettel si è detto entusiasta di iniziare la nuova stagione. Per rinvigorire il quattro volte campione del mondo, Mattia Binotto ha chiarito le gerarchie di squadra. Vettel è stato pubblicamente investito del ruolo di prima guida, con Leclerc che dovrà fargli da scudiero aiutandolo a vincere il titolo. Questo aspetto era stato un punto nodale della scorsa stagione, con Arrivabene aspramente criticato per non aver gestito bene i piloti, soprattutto all’indomani dello sciagurato weekend di Monza.
…e Robin
Robin non è un personaggio presente in Year One. Non è difficile tuttavia far vestire i suoi panni a un pilota designato come scudiero, giovane e molto talentuoso. Charles Leclerc, parte della Ferrari Driver Academy dal 2016, è giunto al volante della Rossa in anticipo rispetto ai tempi. Merito della sua ottima prima stagione in Formula 1 alla guida dell’Alfa Sauber e dell’investitura del Presidente Marchionne. Quest’ultimo aveva infatti deciso di puntare forte su di lui per il dopo Raikkonen. La sua scomparsa ha quindi spinto la Ferrari ad onorare la sua volontà e ad accelerare i tempi.
Ma questo giovane pilota in rampa di lancio è giunto alla Ferrari solo per fare da comprimario di Vettel? La palla passa ancora alla gestione di Binotto che, se da un lato ha affidato a Vettel il ruolo di prima guida, dall’altro ha lasciato a Leclerc una certa libertà. In poche parole, se Leclerc riuscirà a dimostrare in pista di essere più veloce del compagno, le gerarchie potrebbero cambiare. Del resto, il ventunenne monegasco ha già dimostrato che non gli manca né la velocità, né tantomeno la personalità. Dunque il team principal dovrà essere molto bravo a gestire l’assortimento tra il campione affermato in cerca di riscatto e il giovane scalpitante.
Aldilà dei possibili problemi interni, la Ferrari può essere sicura di una cosa: la Mercedes e Hamilton non staranno di certo a guardare.