Marouane Fellaini: being basket

Potrà apparire strano, ed è più che lecito, ma temo di dover deludere coloro che si sono inavvertitamente avvicinati a queste righe in cerca di allusioni prettamente cestistiche riferite a Marouane Fellaini. Come dire, la stazza c’è, ma con la palla a spicchi il buon belga non ha mai avuto a che fare.

Il metro e novantaquattro centimetri, una delle features che lo ha maggiormente identificato negli anni, gli è in ogni caso d’utilità anche sul rettangolo verde. Precisazione dovuta.

Uscite di casa, fate un salto al caffè all’angolo. Sedetevi assieme a qualche goliardico vecchietto, e ascoltate che cosa ha da dire riguardo le sorti della squadra del suo cuore e di quello degli altri anziani presenti. Siete in un locale di vecchia data, uno di quelli frequentati dai clienti abituali, e probabilmente sentirete ripetere dal vecchietto, in fase di orazione, le medesime considerazioni esternate in mattinata che avete origliato distrattamente tra il sorseggiare un espresso e lo sfogliare freneticamente le pagine del quotidiano sul bancone.

Quindi mettetevi in mezzo, interrompete l’acceso dibattito. Spezzate la monotonia, e mostrate agli stupiti protagonisti del caffè una foto di Fellaini, magari ritratto accanto a Wayne Rooney. Poi chiedete di lui, e preparatevi a trattenere il riso.

A prendere la parola sarà il vecchietto precedentemente interrotto, che vorrà a tutti i costi riottenere la scena.

“Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima! Si tratta di Fellaini, il nuovo portiere del Man United! Non riconoscete il casco?”

E, accortosi di un simile buco nell’acqua, un altro membro della simpatica comitiva coglierà la palla al balzo per correggerlo ed attirare l’attenzione su di sé.

“Santo cielo, cosa stai dicendo? Fellaini con i guantoni non ha proprio un bel nulla a che fare! Ricordo, invece, di aver notato più di una volta il suo taglio di capelli sulla linea dei difensori, a comandare la retroguardia!”

Acqua, enorme bacino lacustre, oceano: non ci siamo ancora. Insomma, ancora una volta il povero Marouane è stato riconosciuto a metà. Si fa avanti il terzo protagonista.

“State perdendo la testa, non ci avete capito proprio un acca! Ma vedete quanto svetta su Rooney? È senza ombra di dubbio un centravanti.

Massì, ricordate quella rete che segnò nel derby? Su, su, era appena un anno fa!

Ed effettivamente, a dispetto dell’età, la memoria dell’ultimo oratore ci ha visto bene.

Man Utd-Man City, risultato piantato sull’1-1. Young scodella verso il secondo palo, Fellaini approfitta del mancato interevento Clichy ed insacca per il vantaggio dei Red Devils: what a basket goal!

Cos’ha di diverso da un centravanti? Beh, soffermatevi sull’immagine in movimento qua sopra. Fellaini non sgomita in mezzo all’area di rigore, non sbraccia contro i difensori avversari. Si defila, evita il contatto con il proprio marcatore per tutta la durata dell’azione, e segna senza sporcarsi né le mani, né tantomeno la maglietta.

Paradosso, controsenso. Il belga è infatti quel tipo di centrocampista – se non ci foste ancora arrivati, ecco svelata la sua collocazione ideale – che tende a ricercare (e spesso risultarne vincente) il corpo a corpo con i propri avversari. Riflettete, o quantomeno provate a ricordare: quante volte, davanti alla televisione durante una gara del Man Utd, vi è capitato di notare un siparietto del genere di quello sottostante?

Il volto di Fellaini gronda sangue. Non è altro che la conseguenza di uno degli scontri di gioco ai quali è avvezzo partecipare. Immagine tratta da Internet.

Se da una parte il paragone con un guru dell’arte del bendaggio qual è Giorgio Chiellini risulta forse azzardato, dall’altra è tuttavia bene ricordare come lo stesso belga sia frequentemente soggetto a lotte senza esclusioni di colpi.

A proposito di colpi.

Louis Van Gaal, manager dei Red Devils, ha più volte rilasciato alla stampa dichiarazioni inerenti alla gestione di Fellaini. Ne ricordo una in particolare, che chiarisce a mio parere un aspetto caratteriale estremamente limitante dello stesso belga. Era il 2 novembre, e durante la conferenza alla vigilia di Man Utd – CSKA Mosca il santone olandese proferiva le seguenti parole prendendo una posizione decisamente netta.

 “Fellaini? Deve competere come centrocampista, perché è più un centrocampista che un attaccante.”

Facciamo un passo indietro, riavvolgiamo il nastro del dibattito nel caffè. Dei tre anziani che hanno preso la parola, ciascuno si è professato assiduo conoscitore di Fellaini, collocandolo – oltre che come prima punta – a difesa dei pali e a guidare la retroguardia. Uno spunto? Beh, mi verrebbe da dire che per trarre in inganno tanta esperienza serve una particolarità altrettanto marcata. Nel caso del belga, l’essere straordinariamente atipico.

Ed in effetti, a guardarlo bene, Marouane Fellaini sembra tutto fuorché un mediano, tantomeno un trequartista. Alto, troppo alto. E lento, ovviamente. La coordinazione ne risente, come è normale che sia, ma molto meno di quanto chi non lo conosca possa pensare: nello stretto ci sa fare, e seppur non faccia dell’agilità un punto di forza vanta una capacità di dribbling puro più che discreta. Però c’è sempre quel però, a mischiare le carte in tavola, a far sì che sorgano i dubbi sul suo reale valore.

Ho sempre guardato con più di qualche perplessità quel gigantone con il 31 stampato sulla schiena, e credo che difficilmente potrei essere smentito. Lo dicono i numeri, d’altronde, e se la matematica non è un’opinione le 73 presenze in tre stagioni a Manchester, condite da nove reti e tanto, tanto chiaroscuro, tracciano lo schizzo del più classico dei giocatori a metà. L’espressione vaga ed uno sguardo costantemente perso nel vuoto, infine, completano il suo identikit.

Una figura che riempie lo spazio in quanto tale, ma senza rivelarsi particolarmente ingombrante. Una figura che si nota, ma non imponente. Marouane Fellaini appare spesso e volentieri -o, più precisamente, quando i suoi centimetri non vengono chiamati in causa- come un pesce fuor d’acqua, e altrettanto frequentemente accade che il telecronista di turno si accorga di lui per il curato cesto di capelli piuttosto che per quanto di buono messo in campo.

Mi permetto di affibbiargli un nomignolo. The Basket, con la B maiuscola, perché nonostante la moda sempre più diffusa (David Luiz ne ha ormai fatto la propria effigie, ma non è il solo) il suo si distinguerà sempre da qualunque altro.

Forse, a pensarci bene, i nostri vecchietti ne sanno qualcosa.

“Si tratta di Fellaini, il nuovo portiere del Man United! Non riconoscete il casco?”

“Ricordo, invece, di aver notato più di una volta il suo taglio di capelli sulla linea dei difensori, a comandare la retroguardia!”

E magari, dall’alto della loro esperienza -si fa per dire- si saranno fatti un’idea del Fellaini calciatore più chiara della mia, che stenta tutt’ora ad essere definitamente tracciata. The Basket, dal mio punto di vista, ha il fascino del calciatore di altri tempi, ma trasmette allo stesso tempo una sensazione di irrequietezza che lo avvolge in un vero e proprio alone di mistero.

Fellaini
Le statistiche stagionali evidenziano come quello ricoperto dal belga sia stato un ruolo di contorno. Immagine tratta da Squawka.com.

 

Mi chiedo se non sia troppo tardi per dare la svolta definitiva ad una carriera da ormai troppi anni in attesa sulla rampa di lancio. Euro2016, in tal senso, potrebbe costituire una solida occasione di riscatto: il CT del Belgio, Marc Wilmots, stima Fellaini sin dai tempi dell’Everton, e ne sono la dimostrazione le ben 66 presenze -in unione a 15 realizzazioni- collezionate con la casacca della Nazionale.

E se fossero proprio i Diavoli Rossi – quelli delle Fiandre – a rispolverare la promessa mai mantenuta?

Riacciuffare le redini del proprio essere calcistico, con lo scopo di dare al The Basket un significato che vada oltre la semplice curiosità nei confronti dell’acconciatura: questa la mission di Marouane Fellaini, genio ma soprattutto sregolatezza di un Manchester United che troppe volte ha dimostrato di poter fare a meno dei suoi centonovantaquattro centimetri.

 Lorenzo Semino © AON Training Ground - Manchester, United Kingdom
Questo è Marouane: gomma da masticare, sguardo nascosto dal cespuglio di sopracciglia ma evidentemente rivolto a Januzaj con un’espressione da “Ci vediamo agli Europei, fighetto?”.
Nel mezzo, un Rojo decisamente divertito dalla situazione: del resto si sa che gli argentini amano scherzare, Marouane invece spadroneggia.

 

Foto in copertina di Lorenzo Semino © (AON Training Ground – Manchester, United Kingdom)

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