Nell’estate del 2006, in Via Turati a Milano, Braida e Galliani dissero ad Elia Legati testuali parole: andrai a farti le ossa. Al Legnano, in Serie C2. Elia non disse niente, da buon ragazzo che è, anzi accettò la decisione della società, apprezzandone l’opportunità di giocare titolare nel calcio professionistico, per la squadra che aveva lanciato Riva, Pulici e Marco Simone. D’altronde era un’estate particolare, quella. In cui Grosso aveva insegnato che in 5 stagioni sportive si poteva passare, con medesimo grado di protagonismo, dalla salvezza in C2 al tetto del Mondo, e un po’ tutti i giocatori avevano voglia di farsi almeno un anno di gavetta. In quel Milan, poi, come difensori centrali c’erano ancora Maldini e Costacurta, oltre che Nesta, Kaladze, e gli eterni gregari Simic e Bonera. Insomma, per Elia Legati era meglio farsi le ossa.
La Storia di Elia
Non c’è nulla di male nel farsi le ossa, anzi. Chiedere, tra gli ultimi di una lunga fila, a Perin, Caldara, Florenzi, Gagliardini, Bernardeschi, Insigne e Immobile. La soddisfazione, poi, quando si arriva al traguardo tanto ambito dopo molto tempo vale doppio: può, in questo senso, testimoniare Massimo Oddo che, in quella stagione (2006/2007) dopo aver tagliato i capelli a Camoranesi in diretta internazionale, tornò al Milan in seguito a un percorso lungo lo stivale durato 12 anni (4 ½ nella Capitale) per alzare la coppa dalle grandi orecchia sotto il cielo di Atene. L’ultima per i Diavoli.
E in quell’anno, in fondo, anche Elia Legati vince. Si aggiudica la Serie C2 da titolare, e spera di vivere una carriera come quella di Massimo Oddo. Così, dopo una stagione da titolare in C1, passa addirittura al Monaco, in Ligue1, insieme a Simic. Era il 2008, Elia aveva 22 anni, non giocò neanche un minuto e a gennaio tornò in C1, al Novara. L’anno successivo era al Crotone, in Serie B, con una stagione da 40 presenze che gli valse il riacquisto da parte del Milan e il successivo trasferimento in prestito al Padova, sempre in B. Così, mentre Oddo coronava la sua carriera, correndo da ubriaco lungo la pista d’atletica dell’Olimpico, dopo la vittoria dello Scudetto del Milan (l’ultimo, 2010/2011) Legati continuava a farsi le ossa in Cadetteria, confermandosi un giocatore di sicuro affidamento.
Massimo Oddo smise, dunque, l’anno successivo a Lecce, in Serie A, per intraprendere una carriera d’allenatore new age, senza rifiutare la gavetta. Elia Legati, invece, milita ancora in Serie B, nella Pro Vercelli, ha 31 anni, ha vestito 7 maglie, ed è sceso in campo 337 volte: 250 in Serie B, mai in Serie A.
Elia Legati è un bravissimo ragazzo, a detta di tutti, e negli anni ha manifestato, senza troppi giri di parole, pensieri politici all’interno del sistema calcio: facente parte dell’AIC, l’anno scorso si schierò a fianco di Andrea Abodi, in aperta polemica con la rielezione di Carlo Tavecchio.
Ma oltre a incarnare l’anti-stereotipo del calciatore, è anche un giocatore che, mandato in prestito in squadre minori, non è riemerso dalla Serie B (per demerito o situazioni contingenti) logorandosi in essa fino a identificarsi, con quella speranza di ritagliarsi il proprio spazio in Serie A sempre più lontana. Quello spazio, ad esempio, che si sono dignitosamente ritagliati Dainelli, Pellissier, Gobbi o Gamberini che hanno deciso di concludere le loro carriere insieme, al Chievo, con oltre 1600 presenze complessive nella massima categoria.
A.Farsi Le Ossa
E proprio per questa seconda tipologia di calciatori, non me ne voglia Elia, andremo a individuare sette giocatori (et similia) che, seppur nati negli anni ’90 e con buonissime potenzialità di giocare in Serie A, sono stati mandati in prestito in Serie B a farsi le ossa, ma la Serie B lentamente si sta facendo le loro ossa. E, verosimilmente, per almeno un altro paio di stagioni, non usciranno dal tunnel del prestito o della Serie Cadetta.
Cercheremo, infine, di capire gli eventi futuri più probabili per ogni giocatore.
1. Francesco Bardi
Livorno, 18 gennaio 1992
Il debutto con il suo Livorno in A è contraddistinto da 4 gol subiti, di cui uno nei minuti di recupero siglato da Hernan Crespo che tornava a segnare nel Parma dopo 10 anni. Era la stagione 2009/2010 e Bardi venne in seguito acquistato dall’Inter come futuro Julio Cesar, che presto divenne Samir Handanovic. Da lì, una serie di prestiti in B, il ritorno a Livorno in A, il passaggio al Chievo, sempre in A. Qui, la morte. Per un giovane andare al Chievo, significa ciò. Per questo motivo reputo Depaoli e Bastien, a loro modo, dei piccoli eroi. Fatto sta che nel 2014/2015, quando il valore di Bardi su transfermarkt era di ben 9 milioni, la porta clivense venne affidata, dopo qualche incertezza di troppo del livornese, al sempiterno Albano Bizzarri. Il passaggio senza gloria all’Espanyol e il ritorno in Italia, sponda Frosinone, hanno segnato il suo definitivo stazionamento in Serie B. Ancora in forza all’Inter, il suo valore secondo transfermarkt è sceso a 3.5 milioni, comunque il più alto della categoria. Ma quasi nessuno (tranne la fidanzata) crede più in un Bardi titolare tra i pali nerazzurri, soprattutto ora che non è il portiere dell’Under21 (per motivi anagrafici) mentre con i ciociari è sceso in campo già 62 volte, toccando quota 126 in B.
Similia:
Simone Colombi: primavera Atalanta, classe ’91, di proprietà del Carpi, 126 presenze in Serie B.
Raffaele Di Gennaro: primavera Inter, classe ’93, in prestito allo Spezia, 105 presenze in B.
Evento futuro più probabile per Bardi: diventare capitano del Frosinone e giocarci finché la squadra militerà in Serie B o categoria superiore.
2. Pol García
Terrassa, 18 febbraio 1995
Prelevato dalla Juventus in casa Barcellona nell’estate del 2011, che a sua volta l’aveva scippato dall’Espanyol nel 2010, dove aveva militato in tutte le trafile della cantera, Pol García tifa fin da piccolo il Real Madrid. A parte questa peculiare nota di colore per un catalano, García era una delle tante scommesse tecniche fatte all’estero dalla Juventus in quegli anni (e che continua a fare) come le furono Pogba e Coman. Lo spagnolo che, a inizio carriera, giocava terzino sinistro, dal 2014 gira senza soluzione di continuità per l’Italia: Vicenza, Como, Crotone, Latina, e ora Cremonese. Ancora di proprietà della Juventus, Pol si è trasformato in un difensore centrale, piuttosto tecnico per la categoria, con 85 presenze. Dopo le prime 9 panchine senza un minuto, nelle ultime 9 gare Attilio Tesser lo ha schierato 5 volte (2 da titolare). Se i numeri non sono un’opinione, lo spagnolo si sta pian piano integrando nei meccanismi di una squadra che, a sorpresa, si ritrova in piena lotta promozione, dopo il ritorno in B che mancava da 11 anni.
Evento futuro più probabile: diventare un veterano straniero della Serie B come Magnus Troest (classe ’87) attualmente al Novara, e con ben 289 presenze nella Serie Cadetta.
Evento che non auguriamo: finire in seconda divisione scozzese con suo fratello Jesus (classe ’90) anch’egli difensore centrale mancino, prelevato dalla Juventus nell’estate del 2010.
3. Michele Camporese
Tirrenia, 19 maggio 1992
Lo snodo nella carriera di Camporese è la stagione 2012/2013 dove per ripetuti infortuni non scende mai in campo con la Fiorentina. Nelle precedenti due annate, infatti, il difensore cresciuto nel vivaio viola aveva calcato spesso il campo, disputando da titolare alcuni match contro le big del campionato, e trovando il gol contro il Palermo. Dal 2013, però, Camporese ha cambiato squadra ogni anno: Cesena, Bari, Empoli (2 presenze in Serie A) e Benevento che ne ha acquistato il cartellino nell’estate del 2016. In Campania, dopo un periodo come riserva, è diventato un punto inamovibile dell’impresa dei sanniti che, tuttavia, a inizio di questa stagione non hanno puntato su di lui per il salto di categoria, lasciandolo al neopromosso Foggia. In prestito, ovviamente per farsi le ossa. Sono così arrivate a 82 le presenze di Michele Camporese in Serie B. E insomma, visto quello che sta facendo il Benevento, non è bellissimo.
Evento futuro più probabile: essere ripreso dal Benevento per tentare la risalita immediata in Serie A.
Evento che non auguriamo: ottenere la promozione con il Foggia e ritornare per fine prestito al Benevento.
4. Moussa Koné
Anyama, 12 febbraio 1990
Prima di Franck Kessié, l’Atalanta aveva individuato un altro centrocampista ivoriano dalle caratteristiche tecniche simili, cioè sotterrare tutto ciò che si prestava dinanzi sull’erba: Moussa Koné, appunto. A differenza di Kessié, però, Koné ha debuttato prima in Serie C con il Foggia e, dopo due stagioni in B, divise tra Pescara e Varese, era pronto al grande salto in Serie A, ma non fece mai breccia nel cuore di Colantuono, giudicato troppo indisciplinato. Così, in seguito a una stagione da panchinaro in Serie A e un anno in prestito ancora in B, all’Avellino, l’ivoriano approda a Cesena. Al primo anno fa da chioccia proprio al connazionale Kessié, incrinando insieme 34 costole agli avversari (17 a testa) senza mai commettere fallo; poi, preso dalla nostalgia, non è più riuscito a ripetere le gesta dell’anno precedente, calando progressivamente di rendimento in questa stagione. Moussa, in questo preciso istante in cui stai leggendo, ara a grosse falcate il prato del Manuzzi in attesa di un insperato salto di categoria, dopo che il Cavalluccio, per il secondo anno consecutivo, lotta più per non retrocedere che per ottenere la promozione. Per le sue 173 presenze, le caratteristiche ultramoderne e per il fatto che le prende, ma soprattutto le dà, Moussa Koné è l’ideale capitano del A.Farsi Le Ossa.
Contiene azioni illegali.
Similia:
Isaac Donkor (classe 1995, primavera Inter): sempre a Cesena, in ruoli diversi, Donkor è considerato un difensore spaccatutto, ma per il momento le sue doti da distruttore di gioco sono state espresse a fasi molto alterne solo in Serie B (43 presenze tra Bari, Avellino e Cesena).
Joseph Minala (classe 1996, primavera Lazio): attualmente in forza alla Salernitana, i più maligni sostengono che sia logorato perché, ormai, a fine carriera; l’anagrafe, invece, sostiene che a 21 anni il ghanese ha disputato 55 partite in Serie B e 3 in Serie A.
Evento futuro più probabile per Koné: l’Atalanta pesca un altro giocatore box to box dalla Costa d’Avorio e lo gira in prestito nella squadra in cui milita Moussa per fargli apprendere la nobile arte della corsa a tutto campo.
5. Jacopo Dezi
Atri, 10 febbraio 1992
Dal 2010, puntualmente Dezi svolge gran parte del ritiro estivo del Napoli, salvo poi essere ceduto in prestito casuale (possibilmente con Maiello o Ciano) a fine agosto in una squadra di Serie B, ricevendo gli elogi del presidente De Laurentiis che non ha dubbi sul suo futuro da titolare nel Napoli. In questo modo, Dezi si è assicurato 135 partite in Serie B e 45 in Serie C, oltre a 3 presenze in Under 21. Attualmente gioca al Parma, il primo club in cui approda che ha chiare intenzione di promozione.
Similia (saranno giocatori del Napoli): ogni volta che un giocatore del vivaio azzurro, non essendo floridissimo, debutta in prima squadra o dà la sensazione di poterlo fare a breve, subito si prospettano carriere partenopee ad vitam come è capitato ai seguenti calciatori, ma che non hanno (e forse mai avranno) la fortuna di Lorenzo Insigne. O di Luigi Sepe, a loro basterebbe quella di Gigi.
Camillo Ciano, classe 1990: 218 partite in B, ora di proprietà del Frosinone, di lui abbiamo parlato qui.
Raffaele Maiello, classe 1991: 166 partite in B, ora di proprietà del Frosinone, ha giocato insieme a Ciano 4 stagioni (quella attuale al Frosinone e tre al Crotone: nel 2014/2015 con loro c’era anche Dezi).
Roberto Insigne, classe 1994: 66 partite in B, ora in prestito al Parma, ha debuttato nel Napoli il 13 gennaio 2013 con la maglia numero 42, giocando 6 minuti con il fratello che indossava (e indossa) la numero 24. Roberto, mancino, giocava a destra; Lorenzo, destro, sul versante opposto. Quando una figura retorica come il chiasmo diventa essa stessa tutta la poetica del gioco.
Sebastiano Luperto, classe 1996: 43 partite in B, in prestito all’Empoli, se vuole tornare a Napoli dovrà scalzare almeno uno tra Tonelli, Maksimovic e Chiriches che, a fatica, si sono aggiudicati rispettivamente la 3°, la 2° e la 1° posizione della panchina difensiva di Sarri.
Evento futuro più probabile per Dezi: ottenere prima o poi una promozione in Serie A ed essere riscattato da quella squadra.
Evento che non auguriamo: essere, poi, ceduto in prestito a una neopromossa in Serie B, per farsi le ossa.
6. Stefano Pettinari
Roma, 27 gennaio 1992
La sfortuna di Pettinari è stata – diciamocelo – essere un attaccante bello da vedere (non solo esteticamente) ma con poco feeling con la rete. E, in maniera strettamente più determinante, non aver mai avuto un allenatore come Gasperini che sapesse valorizzare questa sua caratteristica. Caso vuole, però, che a Pescara sia arrivato Zeman, allenatore magico in grado di trasformare mancati centrocampisti in autentici bomber. Quest’anno sono già 12 le marcature di Pettinari in 18 partite che, considerando le 22 nelle altre 160, ha fatto un notevole passo avanti con il senso di adeguatezza in area di rigore.
Evento futuro più probabile: finisce il flusso magico del boemo e Pettinari tocca quota 100 gol in Serie B nel 2025.
7. Giuseppe De Luca
Angera, 11 ottobre 1991
Soprannominato la zanzara per l’innata capacità di pungere velenosamente in area di rigore, De Luca sembrava uno di quei calciatori in grado di scioccare per l’antinomia che si veniva a creare tra ruolo e fisico: un attaccante centrale, non particolarmente muscoloso, di 168 centimetri, in grado di dominare in area di rigore, sfruttando semplicemente l’agilità e la velocità di pensiero, quindi d’esecuzione. Dopo l’exploit con il Varese nel 2011/2012 l’Atalanta lo acquista per una cifra intorno ai 5 milioni. Dopo 2 anni in nerazzurro (40 presenze e 10 gol, tra Campionato e Coppa Italia) viene ceduto in prestito al Bari per 2 anni dove non riesce a raggiungere mai la doppia cifra; al terzo anno di prestito in Puglia, il connubio con i galletti si interrompe e viene girato al Vicenza. Attualmente è in forza alla Virtus Entella, pur rimanendo di proprietà dell’Atalanta. La Serie Cadetta gli sta logorando le ossa, ma De Luca ha deciso di contrastare il tempo che avanza, mostrando acconciature discutibili per mascherare i 26 anni e le 167 presenze in Serie B.
Evento futuro più probabile: giocare con l’Atalanta, in Serie B.
A.Farsi Le Ossa
Giocatore onorario: Elia Legati