Va’ ragazzo e non voltarti indietro, mai, nemmeno quando pensi che sia finita: ricordati che ci può sempre essere il tempo per un’altra occasione“.
Devono essere state più o meno queste le ultime parole che il direttore dell’accademia AS Gènèration Foot, Mady Tourè, disse a Sadio Manè prima che quest’ultimo prendesse il volo diretto in Francia, dove sarebbe cominciata la sua carriera da calciatore professionista.
Flashback.
Siamo nell’estate del 2009, da una decina d’anni in Senegal esiste una realtà, l’AS Gènèration Foot, che regala a ragazzini senegalesi e non solo la speranza di poter diventare calciatori professionisti, scappando da quel contesto di povertà assoluta in cui è avvolta la maggior parte della popolazione dell’Africa Subsahariana.
Da lì sono arrivati in tanti, soprattutto in Francia, al Metz dove c’è in piedi una collaborazione per portare i migliori prospetti formati in quel di Dakar.
Giusto per citarne alcuni, Emmanuel Adebayor, Diafra Sakho e Papiss Cissè sono stati tutti scovati lì.
Manè, nell’estate in cui l’Italia di Lippi giocava un’indecorosa Confederations Cup facendo presagire il disastro Mondiale, arriva così al Metz dove, veramente con solo un paio di scarpini e tanti sogni, inizia la sua carriera europea.
A guardarlo 7 anni dopo pare proprio che quel consiglio di Tourè non se lo sia proprio mai scordato.
La sua è stata una escalation tanto veloce quanto continua, partito dal Metz, è arrivato al Liverpool, passando per Salisburgo e Southampton. Da bruco a farfalla il passo è stato breve.
Scalata veloce si, ma non quanto lui. Quando decide di partire non lo puoi prendere più, vola come una farfalla impazzita che resiste a ogni tipo di vento: per informazioni chiedere a Frank De Boer e all’Ajax che si sono visti questa scheggia impazzita seminare il panico, non riuscendo veramente a fermarlo per 180 minuti, in una sfida di Europa League di qualche anno fa.
Provate a prenderlo.
Prima di essere acquistato dal Liverpool, il nome di Manè era su tutti i taccuini dei grandi club, almeno da quel fatidico 16 maggio 2015.
Al St. Mary’s si gioca Southampton-Aston Villa, penultima di campionato, partita fondamentale per i Saints che si giocano l’accesso in Europa League.
Al 13esimo il risultato è, ovviamente, ancora sullo 0-0 ma, appena 3 minuti più tardi, il parziale segna 3-0 per i padroni di casa.
Un errore? No, Sadio Manè ha appena segnato la tripletta più veloce della storia della Premier League, 2 minuti e 56 secondi.
Insomma, nello stesso tempo in cui ci alziamo dal divano per farci un panino, Manè ha segnato non 1, non 2, ben 3 gol.
1…2…3
I tifosi dei Reds hanno storto un po’ il naso in estate, vista l’ingente cifra sborsata dalla società per accaparrarselo (circa 41 milioni di euro), in mezza stagione però il senegalese ha già spazzato via tutti i dubbi.
Ben 16 partite su 17 giocate da titolare, 8 gol, 4 assist, una meravigliosa intesa tutta dinamismo e velocità con Coutinho e Firmino e un numero indefinito di dribbling riusciti.
Ubriacante…
Klopp è già pazzo di lui.
Oltre a schierarlo sempre titolare, ha avuto delle dichiarazioni dolci come il miele per lui, rimpiangendo il fatto di non essere riuscito a prenderlo quando era al Borussia Dortmund.
Per di più, le caratteristiche del giocatore sono proprio quelle preferite dal tedesco: piccolo, velocissimo e bravissimo a sacrificarsi anche in fase di non possesso, pedina fondamentale di quel gegenpressing, dogma irrinunciabile dell’ex tecnico di Mainz e Dortmund.
Questo abbraccio comunque potrebbe spiegare il rapporto tra i due meglio di tutto quello che si può dire.
L’incisività di Manè è dimostrata anche dal fatto che, in 6 delle 7 partite di Premier League in cui è andato a segno in questa stagione, il Liverpool alla fine ha portato a casa i 3 punti. Sadio non sarà un fenomeno, un Coutinho che ti inventa la giocata assurda e fantascientifica: no, non è così. Nonostante ciò non si arrende mai, quella giocata la rincorre, come ha sempre fatto, con la velocità e la leggerezza di una farfalla che svolazza in una splendida giornata primaverile: purtroppo le belle giornate in Inghilterra sono utopiche.
Quella stessa giocata che ha rincorso a Goodison Park, nel derby: tiro di Sturridge, palla che si stampa sul palo e rimane vacante. Ecco che la farfalla Mané svolazza le sue pregiate ali e la butta dentro.
Cosa dicevamo all’inizio?
Ah già, “ci può essere sempre tempo per un’altra occasione“.
Affermazione mai più veritiera e appresa da Sadio, che “ci crede” su ogni pallone, con grinta e cattiveria. Manè sembra il perfetto prototipo dell’uomo che sfrutta le occasioni e non si tatuerebbe mai “No regrets” sul corpo. No, non ne avrà bisogno, così come non dovrà aspettare l’ultima chance: la consacrazione, se non è già arrivata, dista pochi isolati.
Leggero come una farfalla ha spiccato il volo e ora viaggia in alto nel cielo, non tiratelo giù per favore.