La sfida tra Everton e Liverpool ha messo in mostra due opposte filosofie di gioco, a immagine e somiglianze dei rispettivi tecnici.
Da un lato Jurgen Klopp con la sua ricerca della verticalità e delle combinazioni tra i giocatori offensivi, oltre ad una fase di non possesso caratterizzata da un recupero del pallone immediato; dall’altro lato, il redivivo Sam Allardyce che, nonostante si sia insediato sulla panchina dei Toffees da meno di due settimane, ha già messo in mostra il suo credo tattico, basato soprattutto sulla fase difensiva e affidandosi al contropiede in fase offensiva.
Il risultato di 1-1 ha certamente lasciato l’amaro in bocca ai tifosi dei Reds: com’è possibile che una squadra capace di tirare per 23 volte non sia riuscita ad ottenere i tre punti?
Mancanza di lucidità
Il Liverpool scelto da Klopp per affrontare il Merseyside Derby è influenzato dal match infrasettimanale contro lo Spartak Mosca (finito 7-0): rimangono infatti fuori dall’undici titolare Firmino e Coutinho, inizialmente preservati per lasciare spazio a Solanke e Manè in attacco.
Il modulo rimane il 4-3-3, con Oxlade-Chamberlain schierato in mezzo al campo ma pronto a sovrapporsi a Salah in fase offensiva: il tecnico tedesco è consapevole che, fin dal primo minuto, la sua squadra si troverà davanti il bunker eretto dal suo collega britannico.
Il 4-1-4-1 scelto da Allardyce, infatti, lascia poco spazio all’immaginazione.
Per quanto sulla carta alle spalle della prima punta Niassè siano presenti ben tre trequartisti (Calvert-Lewin, Rooney e Sigurdsson), ben presto l’impronta difensiva dell’Everton viene fuori, schiacciando le linee tra difesa e centrocampo ed affidandosi quasi esclusivamente ai lanci lunghi, per provare ad innescare la velocità dell’attaccante senegalese. Rooney è spesso costretto a giocare sulla fascia destra e a rincorrere gli avversari nella propria metà campo.
Un atteggiamento ancora più chiaro nella ripresa, con l’uscita dal campo proprio di Niassè per lasciare spazio a Lennon, con conseguente spostamento di Calvert-Lewin nel ruolo di prima punta.
Il ritmo impresso dai Reds è alto sin dai primi minuti. I Toffees sono costretti sin da subito ad abbassare il proprio baricentro per evitare le giocate in velocità di Manè e Salah.
L’attaccante senegalese del Liverpool è apparso però poco lucido in parecchie occasioni, soprattutto nell’ultimo passaggio.
Nelle rare volte in cui ha avuto lo spazio per attaccare la difesa in campo aperto, ha spesso ritardato troppo nel servire i compagni meglio posizionati, permettendo dunque ai due centrali di sventare agilmente il potenziale pericolo.
Come si può vedere, un errore in impostazione porta Manè a recuperare palla a ridosso dell’area di rigore. La mancata apertura verso Milner permette però alla difesa di riposizionarsi: nel momento in cui Salah viene servito in area si trova raddoppiato ed il suo tiro deviato porta solo un calcio d’angolo.
La difficoltà dell’Everton in impostazione è ovviamente conseguenza del pressing alto adottato dal Liverpool: le difficoltà incontrate nei primi minuti porteranno la squadra ad affidarsi sistematicamente al lancio lungo per evitare di perdere palla in zone più pericolose del campo.
I tentativi di pressing vanno a vuoto grazie alla capacità del Liverpool di far girare rapidamente la palla anche grazie ai cambi di gioco.
La scelta di difendersi vicino alla propria area è l’unica possibile per gli uomini di Allardyce.
I pericoli rimangono però solo potenziali proprio a causa della scarsa lucidità dei Reds nell’ultimo passaggio. Almeno fino al capolavoro di Salah.
Coniglio dal cilindro
Diciannove reti in 24 partite stagionali: Mohamed Salah è senza dubbio l’uomo in più del Liverpool in questo inizio di stagione.
Il gol è un autentico gioiello: l’egiziano si libera di Martina al limite dell’area usando la forza fisica, mentre il raddoppio di Gueye viene eluso semplicemente spostando il pallone.
Il tiro a giro che batte Pickford sul palo più lontano sembra ormai una formalità per l’ex giallorosso, ormai al livello dei migliori esponenti del ruolo.
Stordito dalla rete dello svantaggio, l’Everton rischia subito di subire il raddoppio. Sugli sviluppi di una rimessa laterale, Manè riesce ad aprirsi il campo grazie alla sua velocità ma, ancora una volta, compie la scelta sbagliata provando il tiro da posizione defilata, invece che servire Salah da solo in mezzo all’area.
Un errore grave che avrebbe senza dubbio permesso al Liverpool di chiudere la pratica, andando negli spogliatoi in vantaggio di due reti.
Nemico Pubblico
Nonostante il gol da recuperare, l’atteggiamento dell’Everton non cambia al rientro dagli spogliatoi.
Anzi è proprio il Liverpool a scoprirsi maggiormente alla ricerca della rete della sicurezza.
I tentativi dei Reds si infrangono sul muro difensivo degli avversari, sempre pronti a sporcare le linee di passaggio in mezzo al campo o a respingere i crosso proveniente della fasce.
Secondo i dati raccolti da whoscored.com, le spazzate a fine partita saranno ben 49, con Holgate, Williams e Martina assoluti protagonisti: basti pensare che il Liverpool si fermerà a quota 8.
Il dominio territoriale aumenta con il passare dei minuti.
Fattispecie evidenziata dall’incredibile numero di passaggi compiuti dai Reds: 45 cross tentati, 754 (!) passaggi corti con una precisione dell’88%.
Numeri incredibili paragonati a quelli degli avversari, fermi al 49% di passaggi completati: un dato certamente figlio della propensione al lancio lungo con scarsi risultati, rinuncinado completamente a costruire il gioco dal basso anche nella ripresa.
Il dato del possesso palla a fine partita è impietoso: 79% per il Liverpool, 21% per per l’Everton.
Le occasioni per il Liverpool, però, latitano grazie all’attenzione maniacale della difesa nel non concedere spazi agli avversari.
La svolta arriva al minuto 75. Con i ragazzi di Klopp completamente proiettati in avanti alla ricerca del goal, l’Everton recupera l’ennesimo pallone all’altezza della propria area, servendo Rooney defilato sul lato destro.
Il suo lancio lungo coglie impreparato Lovren, scavalcato dal controllo a seguire di Calvert-Lewin: in area di rigore il difensore croato appoggia troppo vistosamente le mani sulla schiena dell’attaccante avversario, portando l’arbitro a fischiare la massima punizione.
Dal dischetto non poteva che andare il numero 10, ansioso di segnare il suo primo goal nel derby del Merseyside, il sesto a livello personale contro i rivali sempre.
Senza aver creato alcun pericolo o azione manovrata, gli uomini di Allardyce si ritrovano sul pareggio ad un quarto d’ora dalla fine.

A nulla servono gli ingressi di Coutinho e Firmino, mosse tardive di Jurgen Klopp.
Gli ultimi 10 minuti sono un assedio ma, come nei precedenti 80, i pericoli sventati da Pickford sono davvero pochi.
Di certo i Liverpool avrebbero avuto bisogno del brasiliano per scardinare la difesa avversaria grazie alla sua abilità nel giocare tra le linee.
Nonostante una partita dominata nelle statistiche, alla fine le due squadre si dividono la posta in palio.
Ci sono diversi modi per giungere al risultato. Nell’eterna diatriba tra esteti e resultadisti, non si potrà mai arrivare ad una soluzione definitiva. In fondo, non è anche questo il bello del calcio?