Evergreen, che bella parola. Avremmo potuto utilizzare la traduzione italiana, Sempreverde, ma si sa che noi italiani riserviamo particolare fascino per l’esterofilia: la terminologia inglese è più cool. Presi da questo sentimento foresto ci scordiamo delle incredibili meraviglie della nostra Terra, talvolta nascoste, oculate, che rendono l’Italia un Paese bello ovunque.
Bello e pregno di sorprese, magari racchiuse in un affascinante borgo di 70.000 abitanti a 47 km da Bari: Altamura, per l’esattezza. Ed è lì dove comincia la reincarnazione calcistica di uno dei bomber di provincia più evergreen.
Lì comincia Ciccio Caputo
Ciccio Caputo è uno di quegli attaccanti che potremmo ricordare da piccoli, mentre scartavamo insaziabilmente ogni pacchetto di figurine alla ricerca di quel Trezeguet o quel Bobo Vieri: avremmo espresso forti e assordanti lamenti se avessimo trovato Caputo al loro posto, figuriamoci un suo doppione. Forse non avevamo realizzato – o comunque compreso – l’unicità di questo ragazzo. Un ragazzo che, nel proprio serbatoio, aveva birra a non finire. E con la birra, ora, ha un rapporto più stretto: già, Caputo diverrà birraio all’Empoli. Ci arriveremo, tranquilli.
Peroni e focaccia
Se volete entrare nelle grazie di un barese, fategli leggere questo titolo. È un connubio vincente, come lo fu Caputo e Bari: correva l’anno 2008, e già ci sentiamo vecchi. Era il grande passo che Ciccio non si sarebbe mai aspettato: lui, i primi passi calcistici, li mosse come un poppante nel campo sportivo Cagnazzi, prima di approdare al Toritto. Chi è stato attento agli eventi di primaria importanza aveva notato che due pugliesi spinti dall’animo influencer crearono l’evento su Facebook Le Olimpiadi di Toritto, in occasione della grande nevicata che travolse la Puglia. Uno di loro fu un mio compagno d’università, ne approfitto per salutarlo.
Anche Caputo dovette salutare Toritto, per approdare nel 2006 al Real Altamura e al Noicottaro, tra i professionisti: non dilunghiamoci troppo con la carriera, altrimenti sembriamo i cugini di Wikipedia.
Ciccio non scherza, invece. In area di rigore si fa rispettare, e i suoi gol paiono in perfetta sincronia con i litri di Peroni che dilagano la curva: il Bari di Antonio Conte ha saputo riconciliare lo spettatore medio al calcio giocato, bello, dinamico, verticale. Le certezze tattiche di Conte conferivano un volto estetico decisamente accattivante, in netto contrasto con il pragmatismo di Ciccio Caputo che sa sempre dove stare. Non è mai fuori posto.
E dimostra anche una discreta tecnica di base.
Come una Gordon
Avete mai provato a bere un litro di Gordon Finest Platinum? Ecco, non fatelo. Potrebbe essere troppo, e si sa che il troppo stroppia: Caputo, forse, non era pronto per il salto di categoria, o forse non lo sarà mai. Eppure la prima firma in Serie A fece presagire ben altro.

Caputo ebbe tanta rabbia, tantissima: volle dimostrare di poter incidere nelle migliori aree di rigore italiane, volle dimostrarlo a tutti i costi. Arrivò persino a tirare una gomitata involontaria a Belmonte durante l’esultanza, fu incontenibili. Purtroppo per lui, questo rimase e rimane tutt’ora l’unico fotogramma che ritrae Caputo esultante in Serie A, contro il Cesena.
Non riusciva a bersi le difese avversarie in Serie A, incappando nell’ennesimo esempio dell’attaccante di provincia che non regge al salto di categoria nonostante le potenzialità e i mezzi a disposizione potrebbero essere all’altezza. E nonostante ciò rimane a Bari, diventata quasi sua: gli pulsa nelle vene come il gol.
A volte rischia di diventare ripetitivo, a furia di insaccare tap-in apparentemente facili, ma poi sa sorprenderti. Magari si sgancia fuori dall’area di rigore, partendo dalle zone esterne del campo per poi convergere verso il centro e tirare: movimento più attinente ad una seconda punta. Eppure, qualche volta, lo ha fatto. Lo ha fatto anche grazie alle caratteristiche fisiche che gli permettono di conferire versatilità al suo stile di gioco, oltre che al fronte offensivo.
Già nel 2013 abbiamo visto sprazzi tecnico-tattici di quello che diventerà Caputo all’Empoli, delle sue attutidini offensive che lo incastrano perfettamente nel 4-3-1-2 con cui la squadra toscana sogna l’immediato ritorno nella massima serie.
Pagnotta
Vogliamo soffermarci qui, sul periodo empolese: il periodo della coppia d’oro. Ciccio Caputo e Alfredo Donnarumma. Ben 30 dei 48 gol portano proprio la loro firma, in calce e indelebile: 2.08 reti ogni novanta minuti, tanto per intenderci. Paragonando tutte le secondi divisioni europee, non hanno eguali.

Ma quel che sorprende è la loro capacità di amalgamarsi in qualsiasi situazione, in perfetta e re. Entrambi non giovanissimi anagraficamente, eludono qualsivoglia dubbio sull’età e sprizzano energia da tutti i pori. E buona parte di quest’intesa va senz’altro all’elasticità tattica di entrambi – soprattutto di Caputo – il cui computo principale non sembra limitato esclusivamente alla ricerca della profondità ma allo scambio con il compagno e allo scarico verticale per l’ex Teramo e Salernitana.

Non perdono mai tempi di gioco, anzi, sembrano conoscerli all’esattezza, percepiscono l’esatto momento in cui effettuare la giocata. Caputo ha ancora tanta birra: ma perché tutti questi riferimenti?
La cifra spesa per me? È una bella responsabilità, ho sposato questo progetto, sono consapevole dell’impegno preso e non ho paura. Il rapporto con Donnarumma? Quando c’è rispetto si può fare solo bene, dopo ogni successo ci facciamo una birra pagnotta.
Così aveva dichiarato l’attaccante ai microfoni di Sky Sport, l’1 novembre 2017. Il riferimento alla birra, per Ciccio, è costante ma soprattutto imprenditoriale: la Pagnotta – per esteso Pagnotta Terruar – è la birra artigianale prodotta da Caputo insieme ad altri tre soci, amici storici di Altamura con cui trascorre piacevolmente gran parte dei momenti durante il ritorno a casa.
Una bevanda che trasuda spirito d’appartenenza in toto, per ingredienti e packaging: pane doc di Altamura, invecchiato di qualche giorno, fatto a pezzi e inserito nella bollitura degli altri ingredienti. Il tutto abbellito dalla rappresentazione figurativa del padre fondatore della città, Federico II di Svevia.
E così Caputo, mentre produce e si gusta la sua Pagnotta, mantiene una freschezza invidiabile alla soglia dei 30 anni. Sembrava sepolto negli abissi giudiziari e fisici da cui è riuscito a uscirne, come un grande attaccante: è rinato quando lo davano tutti per finito, all’Entella, sulle rive di un fiumicino che mai ha allagato le sue incertezze trascinatesi da Bari.
Si è lasciato tutto alle spalle, per ricominciare. Ricominciare a lottare, per la Serie A, per poi magari raggiungerla e giocarci.
Potrà annoiarti e essere continuamente ripetitivo, oppure si rinnoverà quando meno te l’aspetti. Eppure continuerai a godertelo, sorso dopo sorso, come una birra pregiata.
Perché lui è Ciccio “Evergreen” Caputo.