La cultura rinascimentale, i monumenti incantevoli che pervadono ogni angolo del centro storico, gli storici ponti che attraversano quell’Arno che fa da specchio a cotanta bellezza ma che negli anni è stato simbolo di distruzione e catastrofi, il Piazzale Michelangelo e le dolci colline che fanno da terrazza sul portamento orgoglioso di un popolo. Difficilmente si trova in giro per il mondo un legame tanto solido come quello tra i fiorentini e la propria città, la propria musa quotidiana, Firenze.
Lo stesso vale anche per l’amore viscerale che c’è tra i tifosi che ogni settimana riempiono l’Artemio Franchi e quella maglia viola che da anni vedono scendere in campo, per la quale si arrabbiano, gioiscono, piangono e che difenderebbero con la stessa foga e la stessa rabbia con la quale i calcianti combattono ogni anno in Piazza Santa Croce in quella che è una delle tradizioni più importanti e note della città di Firenze, il Calcio Storico. “Maglia viola lotta con vigore, per esser di Firenze vanto e gloria”, le parole di Narciso Parigi risuonano ogni volta che le squadre scendono in campo, tanto per sottolineare ancora di più quanto il trait d’union tra la Curva Fiesole e i suoi colori sia forte.
A differenza di quello che molti potrebbero credere, la maglia della Fiorentina non è sempre stata di colore viola, ma negli anni immediatamente successivi al 1926 – anno di fondazione – i giocatori rappresentarono il nome di Firenze nel calcio con i colori della stessa città, ossia il bianco ed il rosso; su di essa, all’altezza del petto, c’era ovviamente lo scudo cittadino raffigurante un giglio.

Dopo soli tre anni però, nel 1929, la Fiorentina scese per la prima volta in campo con una maglia interamente viola e con il giglio rosso sul petto; la leggenda narra che il nuovo colore fosse stato scelto casualmente, per un errore nel lavaggio delle maglie biancorosse in un fiume, mentre la versione maggiormente credibile è quella che vide il primo presidente della Fiorentina Luigi Ridolfi – al quale è intitolato lo stadio d’atletica a fianco dell’Artemio Franchi – decidere il cambio del colore della divisa da biancorosso a viola, scelta che venne immediatamente apprezzata dalla gente.


Proprio nei decenni degli scudetti – 1955/56 e 1968/69 – e anche nel successivo la Fiorentina sperimentò il noto “panta nero”, ossia un pantaloncino di colore nero che a differenza di quanto si possa credere forma un accostamento di grande classe ed eleganza con la maglia viola, ed è inoltre una delle divise più apprezzate storicamente dai tifosi fiorentini.

Purtroppo per loro però, dal 1980/81 prese la presidenza della società il signor Flavio Pontello (e con lui anche il figlio Ranieri), il quale decise di passare al pantaloncino o viola o bianco, quindi in tinta unita o con la prima o con la seconda maglia della Fiorentina. Ma la più grande innovazione della nuova famiglia presidenziale fu quella riguardante il giglio, lo storico simbolo cittadino: dal classico giglio posizionato sul cuore da almeno 55 anni, si passò ad un grande giglio alabardato in posizione centrale sulla maglia, all’interno di un grande cerchio centrale. Dalla nascita della Fiorentina, probabilmente questa è stato uno dei temi che ha scaturito il maggior numero di dibattiti riguardanti l’estetica della divisa viola: tantissimi reputano la maglia sponsorizzata JD’s Farrow la più bella di sempre – a tal punto che in molti collezionano gelosamente la squadra di subbuteo con quella tenuta – mentre altri tuttora ripudiano una tale oscenità.

Dopo i tumultuosi scontri in piazza dovuti alla cessione di Baggio, nel 1990 la Fiorentina passò dalla famiglia Pontello alla famiglia Cecchi Gori, prima con il padre Mario e poi con il famoso figlio Vittorio. La prima modifica della nuova proprietà fu – manco a dirlo – quella riguardante il giglio (cioè quello attualmente sulle maglie della Fiorentina), che tornò a prendere le sembianze precedenti seppur in una chiave più moderna, mentre venne mantenuta la scelta cromatica dei pantaloncini, che rimasero viola o bianchi.

Fine anni ’90 ed inizi anni 2000 furono per il calcio anche l’occasione per iniziare la produzione delle terze maglie – che sappiamo essere più frutto di scelte legate al merchandising che di una reale necessità – e pure la Fiorentina seguì questa tendenza: dopo alcune maglie rosse, gialle ed in un’occasione pure argento (2000/01, anno dell’ultimo trofeo vinto dai viola, la Coppa Italia), venne rispolverata nel 2001/02 la prima maglia storica, quella biancorossa con il pantaloncino ed il calzettone nero, utilizzata anche nel post fallimento sotto la gestione Della Valle nel 2012/13.


Dopo il fallimento datato 2002, la Fiorentina è stata acquistata dalla famiglia Della Valle, che dopo un anno di denominazione “Florentia Viola” ha riacquistato i diritti di immagine e di nome storici della società, potendo riappropriarsi anche dello scudetto utilizzato precedentemente sulle maglie. Come detto è stata riproposta la terza maglia biancorossa anche sotto questa presidenza, e addirittura in poche occasioni si è rivisto anche il panta nero, il che aveva portato qualche tifoso nostalgico ad illudersi di un ipotetico nuovo utilizzo fisso di questo colore.

Dopo l’utilizzo di numerazione e nomi di colore oro, la Fiorentina – per la gioia dei suoi tifosi -nelle ultime due stagioni è passata ad uno sponsor tecnico più casual come Le Coq Sportif, che ha creato una divisa semplice, elegante, che dà soprattutto spicco al colore viola. Il colore che rappresenta il vanto e l’orgoglio di Firenze e di tutti i fiorentini.
