Esclusiva – Stefano Borghi, “cara a cara”

Ha una voce camaleontica, mutevole, a tal punto che nell’arco delle sue telecronache sembra di vivere più partite contemporaneamente; a tratti incalzante e ritmato come un tango argentino, poi poetico e incantevole per proprietà di linguaggio, fin quando non esplode in una scarica elettrica che coinvolge nel suono della propria voce la bellezza del gol e il calore dell’ambiente circostante.

Lo abbiamo sentito gridare nei più importanti derby del Sudamerica, ci ha insegnato a conoscere la tradizione e l’entusiasmo delle serie inferiori inglesi, ed ora è voce narrante della Liga su Fox Sports.

Señoras y señores, Stefano Borghi.

Ciao Stefano. Dopo anni passati a commentare campionati come quelli di Championship o quello argentino – affascinanti ma oggettivamente più di nicchia – adesso è qualche anno che ti occupi di Liga. Cosa cambia?

Molto, perché parliamo di quello che attualmente è il miglior campionato del mondo, e lo dimostra ogni weekend. Tolte le tre big – curiosamente tutte e tre guidate da tecnici che hanno fatto parte della storia delle proprie società anche come calciatori – che ormai ogni anno si ritrovano a battagliare in campo e fuori, e non è certo una novità, adesso vediamo una crescita comune tra le squadre medio-alte della classifica; ognuna a suo modo si sta sviluppando, permettendo al campionato spagnolo di diventare sempre più competitivo e affascinante: basti pensare a Sevilla, Villarreal, Athletic Bilbao, ma non dimenticherei neanche Celta Vigo e Valencia nonostante la loro “falsa partenza”.

Prima di accantonare del tutto l’argomento big, del quale tutti parlano e scrivono a sufficienza, non posso non chiederti qualcosa su Barça e Real. I blaugrana senza Lionel Messi hanno appena stravinto a Gijon: possono realmente fare a meno della Pulga?

Partiamo da un presupposto: non avere Messi è ovviamente una criticità, e se ciò vale per il Barça varrebbe per chiunque, ne soffrirebbe qualsiasi gruppo. Però dobbiamo sottolineare come quest’estate i blaugrana abbiano rinforzato la rosa, e probabilmente l’assenza del numero 10 potrebbe responsabilizzare gli altri interpreti della squadra di Luis Enrique – cosa peraltro accaduta anche nella scorsa stagione. Vedo un Arda Turan versione Atletico Madrid che sta diventando finalmente quello che non è riuscito ad essere l’anno scorso, e un André Gomes che dopo l’Europeo si sta definitivamente inserendo negli schemi dimostrandosi un signor acquisto, senza dimenticare la crescita di due canterani come Rafinha e Sergi Roberto, con il secondo che nel nuovo ruolo di terzino destro non sta facendo rimpiangere Daniel Alves.

Ma non erano invincibili i Sayan?! 

E la diatriba Zizou-CR7? Potrà avere riscontri negativi sul bel momento del Real?

Non credo ad un problema tra i due. Tante volte è capitato di vedere un giocatore scontento per una sostituzione, e dato che Cristiano Ronaldo è ancora distante da quella che è la sua migliore condizione non mi sorprende assolutamente la scelta di Zidane, e condivido in pieno; il francese non vuole difenderlo a spada tratta, anzi, vuole trattarlo come gli altri compagni sostituendolo in caso di necessità. CR7 capirà a mente fredda, è un ragazzo intelligente che non farà fatica a digerire l’amarezza del momento, soprattutto perché a prendere la decisione non è stato un “Benitez” chiunque, ma un mito del madridismo, un’icona calcistica che si sta dimostrando anche un ottimo allenatore con la schiena dritta.

 “Non mi guarda, ma almeno gioca (e segna)”

Detto di Barça e Real, in questi anni l’Atletico è diventato terzo incomodo delle due rivali storiche. Vedi possibile l’inserimento di una possibile “quarta sorella”?

Nell’immediato magari no, ma ci sono squadre di medio-alta classifica che mi affascinano, ognuna a suo modo. Prendi il Villarreal, un progetto praticamente strappato ad agosto con l’esonero di Marcelino e la sconfitta nel Playoff di Champions contro il Monaco; la favola del submarino amarillo sembrava arrivata a termine, invece dobbiamo fare i complimenti a Fran Escribá e a chi l’ha scelto: l’ex mister del Getafe ha deciso di non buttare al vento quanto di buono fatto negli anni passati, e anziché ribaltare tattiche e giocatori ha dato seguito al lavoro di Marcelino, dimostrandosi un allenatore progressivo e intelligente, oltre che umile. Senza dimenticare che al momento non dispone dell’attacco titolare della scorsa stagione (Soldado-Bakambu).
Il mio gradimento lo ha anche l’Athletic Bilbao, per ovvi motivi: si lavora in condizioni impensabili per qualsiasi altro club d’Europa, e non solo non sono mai retrocessi, ma ottengono ogni anno risultati incredibili; posseggono fisicità e valori tecnici di indiscusso valore, e ultimamente stanno tornando anche le vittorie. Il modo migliore per recuperare l’entusiasmo, fondamentale per arricchire l’orgoglio basco.
Interessante anche il Siviglia, sono estasiato dall’avanguardismo calcistico di Sampaoli, che a differenza di quanto detto per Escribá ha cambiato molto rispetto a quanto fatto da Emery negli ultimi anni, ma lo sappiamo, è un bielsista: prendere o lasciare. Può fare bene, ma noto alcune inesattezze tecniche, come la mancanza di un difensore centrale e di un centrocampista centrale veloce, rapido. Li aspetto tra qualche giornata.

 Seduto sulla ghiacciaia e con lo sguardo fisso. Vi ricorda qualcuno? 

Mentre le sorprese di inizio stagione come Las Palmas o Gijon?

Che dire, stanno facendo bene, ma non credo siano in grado di restare nei lidi d’alta classifica per tutta la stagione. Invece vi dico di prestare attenzione al Deportivo La Coruña: mi piace e può risalire, nonostante la dolorosa cessione di Lucas Perez.

Altro punto di grande interesse riguardo la Liga ha a che fare con i nostri “fratelli d’Italia” che sono appena arrivati in Spagna. Oltre alle solite statistiche, come li vedi e come credi che si stiano trovando?

Mi sembra che stiano tutti molto bene, d’altronde la Liga è uno scenario che può permettere loro di liberarsi dalla “trappola tattica”, ritrovando quegli stimoli tecnici ed ambientali che la Spagna può regalare. Un esempio lampante è quello di Sansone, sta sfruttando alla perfezione l’occasione in Liga – un campionato che esalta per eccellenza le doti offensive di un calciatore – dimostrando quanto di buono aveva già fatto al Sassuolo; lo reputavo già un signor giocatore, ma credo che stia definitivamente diventando un “top”. Chi invece mi ha sorpreso è Soriano: il 4-4-2 del Villarreal sulla carta non prevede un giocatore con le sue caratteristiche (l’ex Samp ha sempre reso di più tra le linee), invece devo dire che si sta adattando benissimo e in anticipo rispetto a quanto pensassi.

 Bayern –> Italia –> Villarreal

Altri due nostri connazionali che hanno scelto il campionato spagnolo per rilanciarsi sono Rossi e Sirigu.

Pepito non è una sorpresa, conosce già a menadito il campionato spagnolo e credo che a livello calcistico la Liga rappresenti in tutto e per tutto casa sua: la tecnica fatta giocatore nel trionfo tecnico che solo in Spagna si può trovare; credo che quest’anno Rossi possa anche diventare il trascinatore carismatico del Celta, ormai è maturo ed ha esperienza, ed entrambe sono caratteristiche utili anche nel percorso europeo dei galiziani. Invece Sirigu non mi convince. Vero che viene da una partenza da Parigi volta alla ricerca della fiducia perduta e del protagonismo della titolarità, ma per quanto il suo valore sia indiscutibile credo che a Siviglia il portiere forte già ce l’abbiano: Sergio Rico. È giovane e dunque dovrà crescere, ma ha talento e credo che alla fine un allenatore come Sampaoli finirà per puntare su di lui.

Ci hai detto finora di un palcoscenico eccezionale e perfetto per esaltare le doti offensive dei giocatori che arrivano, però chi segue il campionato spagnolo lo fa anche per osservare la miriade di talenti che vengono messi in vetrina. Dacci tre nomi che vedi in rampa di lancio.

Solo tre? Ce ne sono a raffica, la Liga è così, ne vengono lanciati continuamente, ogni settimana. Sicuramente scelgo Juampi del Malaga (venezuelano classe 1994), il quale si sta facendo notare per le sue qualità tecniche – su tutte il suo mancino fatato – legate all’intensità che mette nel realizzare le giocate. Mi incuriosisce molto Marlos Moreno (1996), il crack colombiano che ha fatto impazzire tutte le difese del Sudamerica con l’Atletico Nacional e che, appena acquistato dal Manchester City, è stato girato al Depor: per adesso ha avuto un buon impatto, e credo che da lui possano dipendere anche le speranze di un salto di qualità di tutta la squadra. Cambiando ruolo, invece, mi fanno impazzire i due fratelli Hernandez, Lucas (1996, Atletico Madrid) e Theo (1997, Alaves ma in prestito dall’Atleti), perché credo che incarnino perfettamente quello che attualmente è il difensore moderno: tattica, fisico, ma anche tecnica per far ripartire l’azione. Credo che dalle parti del Vicente Calderon si stiano sfregando le mani. Comunque così te ne ho detti quattro, ma ce ne sarebbero tanti altri…

Prego.

Non voglio dimenticare i prodotti baschi scuola Athletic come Lekue (1993) e Sabin Merino (1992), ma chi mi sta facendo veramente innamorare è il portierino Kepa Arrizabalaga (1994), è fortissimo e sta già facendo vedere quanto di buono aveva fatto l’anno scorso a Valladolid in Segunda. Mi piace tanto anche Andone (1993), anche lui del Depor, e credo che in caso di maturazione definitiva potrà esprimersi al massimo in questo campionato, mentre mi aspetto tanto da Adrian Marín (1997) del Villarreal che quest’anno ha l’opportunità di giocare da titolare con la maglia del Leganes.

 Saremo famosi (io e quelli sopra)

Mi pare di capire che volendo ce ne sarebbero tanti altri…

Esatto, tutto questo sta a dimostrare quanto detto all’inizio, che stiamo parlando del miglior campionato al mondo. Lo dico senza problemi, sbilanciandomi, ma posso assicurarvi che non c’è una partita di Liga che non regali qualcosa, che sia dal punto di vista tecnico o tattico, che valga per una squadra o per un singolo, giovane o vecchio che sia. Ogni partita in Spagna regala SEMPRE qualcosa.

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