You’re my wonderwall: Emanuele Corazzi e la Premier League

A 20 anni esatti dall’uscita di quello che seppur banale e superficialmente semplice, è stato senz’altro uno dei singoli che ha caratterizzato un’era musicale e non solo, abbiamo scambiato due parole però calcistiche, con Emanuele Corazzi, ormai sempre più nota colonna portante di fox sports.

Wonderwall è qualcosa di tutt’ora incerto, diverse le interpretazioni riguardanti il significato del termine, spesso incompreso: da tributo a George Harrison, a dedica per l’ex moglie di Noel Gallagher, finendo con l’essere definito proprio dallo stesso songwriter mancuniano, come “un amico immaginario che arriva a salvarti da te stesso”.

Abbiamo voluto “giocare” approfittando proprio di questo ventennale, tentando di esprimere cosi’ nel titolo la grande importanza che la Premier League e il mondo del football inglese, rivestono per il giovane giornalista italiano.

Molti, se non tutti, ti conoscono esclusivamente per le entusiasmanti telecronache che hanno ormai indissolubilmente legato il tuo nome a quello della Premier League. Le domande, le prime, mi sorgono dunque spontanee: è, calcisticamente parlando, il mondo britannico la tua prima o unica passione? O magari lasci molto spazio anche a Serie A e altri campionati?

Restando solo sul calcio, essendo cresciuto in Italia, non potrebbe non piacermi anche il calcio italiano, nonostante in questo momento a causa di un livello più basso e di un’esasperazione tattica palesemente in atto, faccia ancora più fatica a “mantenere” un’idea di campionato. Detto questo la mia più grande passione era, è e resta l’Inghilterra, alla quale mi avvicinai da ragazzo iniziando a guardare le prime partite su quello che allora era Tele Più.  Attraverso il calcio prima e la musica poi iniziai quindi ad amare proprio la cultura britannica. Adesso è senza dubbio il campionato che seguo più volentieri, che conosco meglio, la dinamica narrativa proprio nella quale mi piace emergere, sia per lavoro sia se fossi un semplice appassionato seduto sulla poltrona di casa, davanti ad un televisore.

Cos’è in particolare che ti lega dunque al football d’oltremanica? Un episodio, modi di concepire lo sport, educazione, il modello seguito ed intrapreso proprio dai britannici. Altra domanda da 100 milioni di euro: per quale squadra tifi o quale squadra di Premier, Championship, League one o League two, senti più vicina?

Tante cose. Il fatto che andare allo stadio sia come andare al teatro e che vi sia dunque sempre un ambiente positivo, è forse il primo aspetto. Il secondo, senza dubbio è il  rapporto fra giocatori e pubblico: tra le due parti è come se vi fosse un patto, il quale spingerebbe i primi a dare sempre tutto in campo e i secondi, in cambio, a sostenere dal primo all’ultimo minuto e non solo, l’undici supportato. Non esiste la parola contestazione nel vocabolario inglese.  Un esempio concreto di quanto appena detto, è rappresentato dal caso Sherwood: l’ex calciatore del Blackburn non è più l’allenatore dell’Aston Villa per via del fatto che quest’ultima era una squadra che non trasmetteva questa sensazione, adottando un atteggiamento un pò lascivo, cosa che a parer mio in Inghilterra non viene consentita. Altro esempio pratico, è il Liverpool. E’ sicuramente presto per giudicare l’operato di Klopp e capire quindi se apporterà benefici o meno, ma nei reds si era spenta la scintilla e si necessitava quindi di un cambio di rotta per riaccendere la stessa.

No, non faccio il tifo per nessuno in particolare, ci si appassiona magari di volta in volta ad un progetto, ad un allenatore.

Personalmente, sono anch’io molto legato, come te, al mondo dello sport britannico, la mia famiglia ha, anche se solo in parte, origini gallesi: mio nonno si stabili li, per la precisione in Landuddno, con a seguito moglie e prole nei lontani anni ’70. Ogni Natale, Santo Stefano (sacro da noi è il Boxing Day), Pasqua e festività varie, sul menu quotidiano si aggiunge con piacere qualche spezia volta ad insaporire il tutto, come, ad esempio, Chelsea, Manchester City, West Ham, Cardiff e Swansea. Magico è secondo me, proprio il documentario che ti ha visto protagonista, sugli swans. Come, rispetto magari all’Inghilterra, ti è parso il mondo calcistico gallese? Strutture, tipo di allenamento, modo di vivere il calcio (storicamente sport meno seguito rispetto ad altri), competenze tecnico tattiche?

Onestamente, non saprei farti un confronto fra i due mondi per via della mia breve permanenza in Galles. Quello che posso dirti però, che sicuramente mi ha colpito, è che tutti li tifano ed hanno tifato Swansea, anche nei periodi più bui della storia del club. Non si tifava, nonostante la vicinanza, ne City ne United. La tranquillità del paese si rifletteva in automatico anche sui calciatori e senza dubbio, la presenza di altri sport abbastanza seguiti, aiutava gli stessi alleggerendo ulteriormente la pressione nei loro confronti!

A proposito di paragoni, in cosa, per te, l’Italia è ancora troppo lontana, nel calcio, dallo Uk?

Tante cose. Tante cose. Si l’Inghilterra è l’Inghilterra e l’Italia è l’Italia. C’è un DNA diverso, una cultura diversa, un’ organizzazione diversa. Adesso non voglio dire che l’Inghilterra sia comunque meglio in tutto, ma a livello di etica, cultura civile, legislatura (la pena certa che viene applicata nel Regno Unito quando accade qualche misfatto negli stadi, in Italia ce la sognamo) lo è senz’altro. Siamo un popolo di trafficoni, probabilmente da tantissimi anni a dietro e purtroppo in Italia credo che il calcio sia troppo condizionato, almeno in alcune società, da figure esterne o comunque da legami con procuratori, sebbene la colpa non sia assolutamente di quest’ultimi. Piuttosto la figura colpevole credo sia da individuare in quel responsabile ultimo, sempre presente all’interno di un club, spesso troppo pigro. Il responsabile ultimo è quello che più di tutti può incidere su “come cambiano le cose” decidendo come impostare la filosofia e la visione del club.  Le strade percorribili sono due: o poni le basi per un progetto interessante e sano, affidandoti al lavoro degli osservatori, iniziando un lungo percorso con un allenatore o, magari per pigrizia, ci si affida ai vari procuratori i quali spesso snaturano la reale essenza del calcio, portando calciatori qua e la in virtù di società indebitate di favori.  Tutto ciò credo quindi diminuisca la qualità delle scelte.

Working class Premier è forse uno dei titoli più adatti a descrivere l’attuale momento della prima serie Inglese: in testa alla classifica vi è il City, squadra si di sceicchi, ma con note origini operaie, terzo è il West Ham, club altrettanto notoriamente operaio e, manco a dirlo, per ora il capocannoniere è Jamie Vardy, ex operaio di Sheffield ed attaccante della squadra dei costruttori navali inglesi, massima espressione appunto della working class britannica, il Leicester! Pensi anche tu che tutto ciò sia semplicemente magnifico?

Beh sai, diciamo che tra romanticismo ed altro, ci si può trovare a metà strada. Il City, ad esempio, è una squadra che negli ultimi due anni ha speso forse più di tutti, acquistando molto e cedendo poco.
Poi, per carità, oggigiorno le società, specie in Inghilterra, hanno infinite vie di guadagno. Stesso discorso è attuabile anche per il West Ham, anch’essa società che ha speso molto, acquistanto diversi  importanti giocatori e ricavando poi poco da quelli ceduti. Di operaio, per queste società resta però comunque la matrice, il dna. La figura senz’altro più romantica, è proprio quella di Jamie Vardy storie che in Italia difficilmente si vedono e che invece nel regno unito ogni tanto vengon fuori: l’anno scorso Charlie Austin, prima Rickie Lambert e quest’anno appunto, proprio Vardy, forse il più potente dei tre, in quanto sta davvero facendo un campionato incredibile, segnando dei goal fantastici. Ciò che spinge questi personaggi a far bene è senz’altro il fatto che si rendon conto di  trovarsi di fronte l’occasione della vita. Vardy si sta giocando tra l’altro anche la possibilità di approdare all’europeo. Una bella storia!

A proposito di romanticismo: pare che il Tottenham abbia ufficialmente fatto richiesta per giocare parte della prossima stagione in quel di Upton Park, visto l’immenente restauro del proprio stadio. Cosa ne pensi?

Si, sarà un anno di transizione per diverse società, ma no, non credo che il Tottenham possa andare a giocare in quel di Upton Park.

Jose Mourinho, un personaggio che o lo si ama o lo si odia: a cosa, secondo te è dovuto l’attuale momento di crisi del Chelsea?

Io credo che Mourinho ha sempre avuto questo dna da conquistatore portoghese, cambiando spesso sede lavorativa e concentrando molto del lavoro in pochi anni. Per la prima volta nella sua carriera, forse, il tecnico di Setubal ha deciso di voler stazionare a lungo in un sol posto, con una sola società, il Chelsea, cambiando dunque il proprio modo di lavorare. Il mio pensiero vuole appunto che ogni persona la quale abbia in mente di cambiare modo di lavorare, debba cambiare in primis se stessa ed il modo che essa ha di approcciarsi proprio al mondo del lavoro. Ho l’impressione che Mourinho non sia quindi ancora riuscito ad impostare il suo lavoro su un periodo a lungo termine. Dico questo in virtù anche, ad esempio, di una campagna acquisti sbagliata. Forse la troppa tensione creata di certo non gioca dalla sua. Magari scendere ogni tanto a compromessi in situazioni del genere, può aiutare!

Un noto proverbio recita: “dalle stelle alle stalle”! Io passerei invece dalle stalle (vedi domanda precedente), alle stelle. Cosa, secondo te, è alla base dello straordinario momento degli hammers?

Dipende, certamente i soldi aiutano, però il calcio è una questione di Livelli. Il Liverpool, ad esempio, ha dimostrato adesso con Klopp che sta provando a fare un certo tipo di calcio, che ha  forse messo in mostra i limiti dei giocatori, fissati ad un livello tale che non consente al club di poter vincere la Premier League. C’è l’idea, ma le lacune dei singoli non consentono poi di arrivare allo sperato obiettivo. Quindi con i soldi, aumenti il livello dela squadra. Il West Ham, facendo buoni acquisti, ha aumentato il suo livello ed in più ha un allenatore che a me piace molto, che è Slaven Bilic. Adesso è facile dirlo, però lo pensavo gia prima!

Abbiam parlato di Mourinho, come non riallacciarsi quindi ad un altro grande, se non il più grande per trofei vinti, allenatori che ha militato in Premier, Sir Alex Ferson: il suo ormai ex United sembra, senza di lui, non essere più in grado di vincere. Cosa, secondo te, non va nell’attuale gestione Van Ghaal? E’ palese, ad esempio, la diversa visione economica dei due: uno, il primo, lo scozzese, i talenti li andava a scovare per farli poi crescere nel proprio vivavio, arrivando a valutarli fior fior di sterline, l’altro, invece, almeno fino ad ora, pare più esser tipo da carrello e supermercato, sei d’accordo?

Diciamo che quando si hanno situazioni di questo tipo, si, è ovvio, automatico, indispensabile, fare il paragone con chi vi è stato prima, però bisogna anche riconoscere l’unicità di alcuni personaggi.
Ferguson è un personaggio unico e adesso il solo che sta provando a fare una cosa simile, è Wenger, senza però ottenere i risultati dello scozzese. E’ sempre più difficile nel calcio di oggi provare appunto a portare avanti un progetto a lungo termine, vuoi sopratutto per quanto detto prima riguardo il mondo procuratoriale. Van Ghaal, forse spinto dal fatto che ritiene lo United l’ ultima squadra di club che allenerà, ha deciso, in virtù quindi dal poco tempo a disposizione, di progettare si, ma spendendo, portando a Manchester, sponda United, comunque fior fior di campioni. Lo scorso anno, vuoi perchè il primo anno, vuoi perchè reduce da un mondiale con l’Olanda, il tecnico olandese non è riuscito ad imporsi magari come voleva. Questo campionato pare però iniziato in maniera totalmente
differente.

Dallo United, al City, squadra che è ormai da anni costantemente al vertice. Mancini prima (storica ed indimenticabile la conquista all’ultima giornata del 2 titolo nazionale per il club mancuniano) Pellegrini poi, hanno portato questa squadra, ai fasti vissuti in passato fra gli anni ’60 e ’70, restituendole bel gioco, fama e avvicinando ulteriormente il già vicino pubblico skyblues. Qual’è a parer tuo la forza che da anni consente al club di stazionare fra le prime della classe?

I soldi. Nello specifiso non saprei dire la mia sulle scelte di Pellegrini, se siano buone o cattive, ma sicuramente i soldi fanno la differenza. Scegli un calciatore, lo vuoi, te lo compriamo. I soldi non son tutto, neanche nel calcio, ma certamente aiutano a progettare e ad andare avanti sperando in ottimi risultati.

Uno dei libri che più mi ha avvicinato al calcio inglese, è stato senza ombra di dubbio, Fever Pitch, meglio conosciuto come Febbre a 90′. Hornby resta tutt’ora uno dei miei autori contemporanei preferiti. Trovo sensazionali e facilmente immedesimabili varie frasi contenuti all’interno del suo libro: Mi innamorai del calcio come mi sarei poi innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente, senza pensare al dolore o allo sconvolgimento che avrebbe portato con sé o la celebre, noi non supereremo mai questa fase. Ecco, pensi invece che l’Arsenal e Wenger possano superare se stessi ritornando a conquistare un titolo che manca in casa gunners da troppo tempo?

No, la mia risposta è no, ma è una risposta a sensazioni, un pò buttandosi. Questo è un campionato equilibrato che può dare spazio a squadre di club che magari non sono perfette. Secondo me questa è una  squadra che per le personalità che ha a disposizione, non è una squadra perfetta. Ho l’impressione che gli manchi ancora qualcosina, nonostante gli ultimi risultati siano stati più che positivi.  Resta comunque una delle migliori squadre d’Inghilterra, con un enorme potenziale inespresso, che quando può giocare ed andare in campo aperto, diventa inarrestabile, imprendibile, facendo vedere il meglio di se.

Ultima e inevitabile domanda:
Un tuo pronostico su chi vincerà il campionato?

Se avessi tre euro da giocare, li giocherei sul City!

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