Arrivato nella Capitale in una torrida giornata di due estati or sono, accolto da una tutt’altro che ingiustificata dose di scetticismo – una stagione spesa più in panchina che sul campo in quel di Palermo – dopo un inizio complicato il laterale brasiliano sta pian piano riuscendo, a suon di prestazioni di ottimo livello, a entrare nel cuore dei supporter giallorossi.
Uno dei pochi a credere sin dall’inizio nelle qualità dell’ex Santos è Walter Sabatini, probabilmente il miglior D.S. in quanto a capacità di scovare giovani talenti in giro per il globo, che sottolinea sin da subito quanto il giocatore sia non un “brocco” bensì un prospetto in grado di potersi imporre in poco tempo in un contesto difficile e competitivo come quello della Roma. Sabatini, tuttavia, aggiunge una condizione necessaria affinché ciò possa avvenire: la fiducia. Parola a primo sguardo semplice e di poco conto, ma che in realtà conserva al proprio interno, probabilmente, “l’arma” che consente a tutte le azioni umane di poter aver successo: la mente. Tutto ciò si è lentamente trasformato da concetto filosofico a concreta realtà esattamente sette mesi dopo l’arrivo del terzino, grazie al ritorno sulla panchina giallorossa del maestro di calcio Luciano Spalletti, al posto di un ormai delegittimato Rudi Garcia.
Il Mito dell’Araba Fenice: è un uccello mitologico simbolo dei cicli morte-rinascita; risorgendo dalle proprie ceneri, morale che vale ovviamente anche per gli esseri umani, diviene più forte e forgiato grazie alla comprensione, la quale porta a una scelta cosciente. Traslando questo mito, avendo come oggetto il terzino di Santos, si può affermare, senza paura di una futura smentita, che l’ottimo Emerson attuale non è nient’altro che il prodotto delle sofferenze e degli errori (comportamentali e tecnico-tattici) dell’inizio della sua esperienza romana. Per riuscire nell’intento, sono state fondamentali due caratteristiche: la perseveranza del ragazzo e la stima nutrita dal tecnico di Certaldo nei suoi confronti. In questo modo, la disponibilità e la predisposizione al sacrificio di Emerson si sono sposate alla perfezione con la convinzione di poter lavorare bene su un prodotto grezzo, formula espressa a più riprese da Spalletti, consegnando al mondo Roma, e in generale alla Serie A, un “articolo” semi finito. Un classe ’94 con molti margini di miglioramento, di ottimo lignaggio.
Excursus Italiano: Emerson Palmieri arriva in Italia, più precisamente a Palermo, nel 2014, acquistato per 500 mila euro dal celeberrimo Santos, con appiccicata addosso l’etichetta di tipico terzino brasiliano, dicesi un’ala aggiunta molto forte nella fase propositiva, ma ai limiti dell’inschierabilità per via delle evidenti carenze difensive: in effetti, a Palermo colleziona appena 183 minuti divisi in “ben” 9 presenze. Successivamente, la sopracitata intuizione di Sabatini lo porta a divenire un giocatore della Roma, in cui totalizza gli stessi miseri score della stagione precedente, conditi però da un bel gol a San Siro contro il Milan nell’ultima giornata dello scorso campionato.
Questa rete non cancella di certo le falle difensive abbinate a una personalità ancora da fortificare, che lo porta spesso e volentieri a propendere per degli appoggi scolastici di pochi metri e all’indietro, ma convince il tecnico di Certaldo a confermarlo, attraverso un riscatto di un paio di milioni di euro. Nell’attuale annata Emerson “sfrutta” il grave infortunio al ginocchio subito in preparazione dal neo acquisto Mario Rui, uno dei migliori terzini sinistri per rendimento della Serie A 2015/16. Tuttavia, si “brucia” il beneficio concessogli dal destino, attraverso un’efferata espulsione per un fallaccio ai limiti del penale, nel ritorno del turno preliminare di Champions League contro il Porto. L’errore capitale commesso, assieme a quello altrettanto grave di De Rossi, contribuisce a segnare l’eliminazione della compagine capitolina dalla più importante competizione europea per club, e porta il brasiliano fuori dall’11 titolare della Roma per la bellezza di due mesi. O’ lateral izquierdo si riappropria della sua corsia di competenza il 23 Ottobre, nella goleada interna contro il Palermo, preambolo di una decina di prestazioni di altissimo livello, convinte e complete in entrambe le fasi, che gli stanno assicurando l’attuale indiscussa titolarità.
Parola di Spalletti, che sembra essersi innamorato del terzino brasiliano, tanto da proteggerlo come un padre – in una delle tante simpatiche sfuriate in conferenza: “Vedramo se i rompi*******i di sempre…l’hanno tritato, dalla mattina alla sera…”.
Focus Tecnico: l’avere un piede sinistro molto educato è merce estremamente rara al giorno d’oggi, come d’altronde lo sono anche i terzini sinistri di spessore. Se a questo ci si aggiunge una più che discreta fisicità, con annesse buone potenzialità di stacco aereo, rapidità e completezza – non di rado è stato schierato come terzino destro per sopperire a situazioni di emergenza – allora la gran parte del gioco non può che essere fatta. L’accurato lavoro svolto in questi ultimi mesi gli ha permesso di divenire un terzino più completo (migliore nella fase di non possesso) e di migliorare ulteriormente le proprie capacità tecniche; ciò è riscontrabile sia nella qualità dei cross che delle conclusioni a rete effettuate nelle ultime settimane. Infine, nell’ultimo match interno contro il Chievo, una serie di sombreri hanno suggellato ulteriormente lo step psicologico, a livello di sicurezza e fiducia nei propri mezzi, che Emerson ha positivamente portato a termine.
Prospettive Rosee: nonostante un Mario Rui prossimo al rientro (siete così sicuri che riuscirà a scalzarlo dal trono ?!) il 2017 non può che esser visto con estrema positività e fiducia dal paulista. Lo stesso vale per la società giallorossa, che nel giro di neanche un anno ha visto almeno quintuplicarsi il valore del cartellino del proprio giocatore. La morale di questa storia ? Che attraverso l’impegno e il non mollare mai, nessun obiettivo ci è precluso. Obrigado per la lezione Fenice brasileira !
Ottimo articolo.