Stiamo vedendo il miglior El Shaarawy?

Ancora una rete. Ancora a San Siro contro l’Inter. È il 14° del primo tempo, El Shaarawy parte dalla fascia sinistra, la sua zona di competenza, si accentra superando due giocatori nerazzurri e dai 25 metri lascia partire un destro su cui Handanovic proprio non può arrivare. Una rete meravigliosa, una rete che non basterà alla Roma per portare a casa i tre punti da Milano. Eppure è una rete importante: è la decima rete in campionato per Stephan El Shaarawy. È il capocannoniere dei giallorossi e per la seconda volta raggiunge la doppia cifra in Serie A; rispetto alla stagione rossonera 2012/2013 c’è qualcosa di più intorno al giocatore nato a Savona il 27 ottobre 1992. A quasi 27 anni, infatti, El Shaarawy dà la sensazione di essersi preso una squadra in mano, di essere il centro gravitazionale delle fortune di un collettivo.

A Roma El Shaarawy sembra aver trovato la sua dimensione, sembra un calciatore e un uomo finalmente tranquillo. Costanza di rendimenti, consapevolezza delle proprie qualità. Sembra di essere tornati alla prima parte della stagione 2012/2013 quando, con la maglia del Milan, sembrava che il calcio italiano avesse trovato un nuovo fenomeno a cui aggrapparsi. Poi però arriverò Balotelli, poi gli infortuni, poi i dubbi e alla fine le cessioni. Al Monaco prima e poi alla Roma nel gennaio del 2016 (1,4 milioni di prestito e diritto di riscatto a 13 milioni). Dubbi anche in quel frangente, stavolta a tinte giallorosse. Durati però appena 48 minuti.

El Shaarawy in Nazionale | Numerosette Magazine

30.01.2016

È la data della prima svolta nella carriera di Stephan El Shaarawy. Arrivato da pochi giorni alla Roma, il Faraone – soprannome donatogli per le sue origini egiziane (il padre si è trasferito a Savona nel 1982) – impiega poco più di un tempo di gioco per mostrare il primo raggio abbagliante di un talento apparso precocemente con la maglia rossoblu del Genoa. La Roma è bloccata sull’1-1 dal Frosinone in una di quelle partite che sembrano difficili da decodificare, contro una squadra chiusa che ha bisogno di punti e voglia di fare bene in quella sorta di derby regionale. Poi Zukanovic dalla sinistra lo vede in area e lui si inventa un colpo di tacco in girata spettacolare; un colpo voluto e cercato. Un colpo concesso solo a un indiziato.

Una presentazione che lascia nell’aria la sensazione di aver fatto un’affare. Destro di piede, un dribbling dal carattere fine ed elegante e dotato di grande maestria nel governare il pallone e precisione nel tiro dalla distanza; sull’onda lunga dell’esordio El Shaarawy concluse la prima esperienza con la Roma con 8 reti in 18 presenze, quasi la media di una rete ogni due gare. È un punto nel personale percorso calcistico che ci ha donato l’attuale El Shaarawy; il secondo però, perché il primo passo il romanista l’ho compì durante una serata di fine settembre del 2011, quando ancora prendeva lezioni da Zlatan Ibrahimovic.

21.09.2011

È un’infortunio il primo segno che lancia Stephan El Shaarawy in Serie A. Al 21esimo minuto di Milan – Udinese si fa male Alexander Pato e Allegri sostituisce il brasiliano con il giovane El Shaarawy, arrivando appena tre mesi prima dal Genoa e considerato come un astro nascente della nuova generazione azzurra. Venti minuti per acclimarti all’interno di San Siro e poi un passaggio filtrante di Cassano lo mette in condizione di battere Handanovic con un preciso rasoterra in diagonale. Il primo sigillo in Serie A.

El Shaarawy aveva stupito al Milan | Numerosette Magazine

I rossoneri pareggeranno quella partita contro l’Udinese e perderanno il duello scudetto con la Juventus. Ma il giovane El Shaarawy ha posto la rima pietra del suo percorso, esplodendo solamente nell’annata successiva, in cui mostra giocate da fenomeno e realizza 19 gol in tutte le competizioni. È la stagione in cui illude un po’ tutti, la migliore della sua carriera, eppure non è quella stagione che racchiude la prestazione finora più scintillante della carriera. Per quella El Shaarawy dovrà attendere altri cinque anni.

31.10.2017

Sessanta secondi. Esattamente sessanta, quei secondi in cui Stephan El Shaarawy impiega per iniziare la serata della consacrazione in campo europeo. In una stagione di Champions League che vedrà la Roma giungere fino alle semifinali, il Faraone lascia la sua impronta più indelebile contro il Chelsea; una prestazione superba che trascina tutta la squadra giallorossa, dominate per 3-0 contro la squadra inglese. Per El Shaarawy una doppietta condita da una prestazione di livello assoluto.

Prima con un gioiello di rara bellezza da fuori area, poi con un anticipo elegante approfittando di una dormita della difesa londinese. Una serata dove si condensa tutto la tecnica dell’azzurro, mai così decisivo in campo europeo e mai così micidiale fino a quel momento su un rettangolo di gioco.

El Shaarawy all’apice?

A questo punto è lecito chiedersi: stiamo vedendo il miglior El Shaarawy possibile? Sicuramente El Shaarawy è un giocatore diverso, forse meno esplosivo ma più maturo, ha aggiunto molte dimensioni al suo gioco. È diventato un esterno completo, un elemento prezioso in tutte le fasi di gioco, nonché capocannoniere della Roma in Serie A. Avrebbe dovuto giocarsi il posto sulla fascia sinistra con il giovane Kluivert – acquistato per 17 milioni di euro dall’Ajax – e invece lo ha surclassato, relegandolo al ruolo di riserva. L’olandese ha giocato oltre 400 minuti in meno, soprattutto a causa dell’impatto devastante di El Shaarawy sui risultati della Roma.

Quando non ha più sentito la pressione di dover essere un campione, e la paura di sentirsi un eterno incompiuto, El Shaarawy è diventato un giocatore delizioso. Il ct della Nazionale Mancini lo osserva e, nonostante la concorrenza tra gli esterni offensivi sia forte, El Shaarawy potrebbe essere uno dei calciatori attorno a cui costruire l’Italia del rilancio, un possibile leader. Insieme ai vari Zaniolo, Chiesa, Bernardeschi e Kean potrebbe rappresenta la nuova spina dorsale di un corso che ha tutta l’aria di poter essere di assoluto splendore per i colori azzurri. 

Eppure, nonostante tutto il suo apporto in questa annata, un dubbio continua ad aleggiare sul nome di El Shaarawy. Non riguarda più un interrogativo sul proprio valore ma, piuttosto, su quanto sia ancora non sia ancora stato mostrato. La sensazione è che dietro a quel leader silenzioso si possa pescare altro talento, altre reti e altre giocate. Che l’asticella si possa alzare ulteriormente, per rendere Stephan El Shaarawy un giocatore totale. 

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