L’anno di Mertens

Dries Mertens ascolta i Negrita. O meglio, Maurizio Sarri ha tutta la discografia della band aretina salvata su Spotify e il belga ormai la conosce a memoria.

Le origini del tecnico e della band, tra l’altro, non sono poi così diverse…

<<Rotolando verso Sud>>

A Napoli ci è arrivato il 24 giugno 2013 come uno dei tanti giocatori pieni di talento, ma ancora da sgrezzare provenienti dal Belgio, passando per l’Olanda. Nove milioni e mezzo, mica noccioline. Ma quello di quattro anni fa sembra già un altro mercato. Lo spazio dal primo minuto, tuttavia, seppur inversamente proporzionale alle lodi, è sempre stato esiguo: vuoi per l’impianto tattico, vuoi per la garanzia da parte di altri profili di un’immagine che aumentasse l’appeal degli Azzurri. Con l’avvento di Sarri, applaudito per aver valorizzato Insigne, essere riuscito a rivitalizzare Hamsik – o semplicemente rimesso al posto giusto – e aver soprattutto dato alla luce l’Higuain 2.0, Mertens non era riuscito a ricevere in dono il tocco magico che l’allenatore toscano sembrava aver posato su ogni elemento della sua rosa. Con addosso l’etichetta di incompiuto, il belga sembrava un palloncino che fluttuava in un mondo di spilli…

Il punto più basso

Identificare il momento più difficile della stagione del numero 14 del Napoli risulta drasticamente difficile. Al contrario del passato, il suo campionato si divide in due fasi: quella Avanti Punta e quella Dopo Punta. Non che il suo apporto sia inizialmente venuto meno, ma nelle prime nove giornate Mertens non ha mai giocato una gara intera. Poi la svolta. E il punto più basso del suo rendimento stagionale può essere scovato proprio in questo frangente, perché in quel momento il belga era stato definitivamente scavalcato da Insigne, qualora fosse in dubbio, e doveva reinterpretarsi nel passaggio dalla posizione naturale di esterno sinistro a quella di necessità virtù: una punta ricordante il falso nove, dedita però ad attaccare la profondità. Una posizione che, giornata per giornata, lo ha consacrato, con il dubbio spontaneo che oggi sorge quando si parla del suo ruolo naturale: siamo sicuri che sia realmente un’ala sinistra? Forse non sarà una punta naturale, al tempo stesso possiamo dire che quel ruolo lo interpreta con una naturalezza estrema.

Colonna sonora: Rotolando verso sud, 2005

<<I tempi cambiano>>

Di necessità virtù, scrivevamo. Così, mi immagino Sarri chiuso nel salotto di casa sua mentre Milik si rompe il crociato durante Polonia-Danimarca, seduto a cercare un modo per ottemperare a questa perdita. Le alternative non sono molte, lui però riesce a trarre beneficio dalla situazione con la soluzione più imprevedibile: prendere Mertens e schierarlo davanti. Niente attaccante di peso, solo tanto movimento, mentre la società corre subito ai ripari trovando l’accordo con Pavoletti. A ottobre però, il calciomercato non è ancora aperto. E c’è da chiudere il 2016, anno in cui i Negrita pubblicano il singolo I tempi cambiano.

Anche i giocatori” risponde il tecnico toscano.

La svolta

Il 15 ottobre, il Napoli ospita al San Paolo la Roma: la sosta per le Nazionali si è conclusa e serve stupire i tifosi con una risoluzione convincente. Mertens entra dopo un’ora di gioco al posto di Gabbiadini e più volte si rende pericoloso. Segue quella in Champions League contro il Besiktas, in cui il belga da titolare segna anche una rete, che però non evita la sconfitta. Torna a sinistra contro il Crotone, ma Gabbiadini si fa espellere per un fallo di reazione. Contro l’Empoli è di nuovo punta centrale e si iscrive al tabellino dei marcatori. Qui il passaggio cruciale: un mese di apprendistato, tanti minuti sulle gambe, fino a una tribuna per squalifica contro l’Inter. Il ritorno è sconvolgente: tripletta, quadrupletta, e continuità di gioco e di gol. Quella continuità sconosciuta, fino a poco tempo prima. Quella continuità che a gennaio manderà Gabbiadini al Southampton.

Colonna sonora: I tempi cambiano, 2016 

<<Ho imparato a sognare>>

E il pallone che andava come fosse un motore

Canta così Pau dei Negrita in Ho imparato a sognare. Proprio quelle sensazioni che Mertens trasmette al pubblico. La palla corre veloce, lui accumula statistiche impressionanti. La Serie A inizia a scoprire un giocatore nuovo, dal volto cambiato e dalle caratteristiche svelate. Si è rivelato il belga, chissà in quanti lo stavano aspettando. Guardare il Napoli quest’anno, per larghi tratti, ha significato attendere la sua giocata.

Il punto più alto

Non lo identifichiamo con una singola partita, bensì con un semplice gesto. Banalmente potremmo dire che la quadrupletta contro il Torino è il momento topico della stagione di Mertens. L’atto più illuminante risiede invece in essa, ne fa parte, la rende ancor più autentica: la perla sul 5-2 ha lasciato Hart incapace di reagire, solo di arretrare. Una traiettoria impensabile, imparabile. Quelle a cui assisti dal vivo e devi toccare l’amico affianco per renderti conto della realtà dell’avvenimento, quelle che ti fanno balzare dal divano. Il difensore del Torino Moretti allarga le braccia, come a dire e che ci possiamo fare. 

La fotocopia più limpida – e a colori, non ce ne vogliano
i custodi di tutta Italia – del campionato di Mertens.

L’anno di Mertens in un video

Tre secondi, niente di più. Qualche frame sommato per sintetizzare ciò che Mertens ha rappresentato per l’appassionato di calcio in questa stagione. Amore, per il bello di questo sport: ammirare un talento non è mai stato così semplice, talmente immediato da farci pensare in alcuni momenti che l’anno di grazia fosse sospinto da qualche divinità sconosciuta. Semplicemente in-fer-ma-bi-le.

Innamorati, come lui.

Perché è l’anno di Mertens

La mossa tattica relativa al belga è un gioiello d’autore, ha elevato Sarri tra coloro che hanno lasciato realmente il segno nel campionato italiano. Ha guardato dentro a un modulo e ci ha visto una variante che sarebbe potuta sposare con i suoi concetti. Rivisitati, almeno in parte. Atto sacrilego per molti, dovuto per pochi. Tra quest’ultimi c’è il tecnico toscano. È stato l’anno di Mertens, senza dubbio: pochi numeri, ma buoni. Trentacinque presenze, di cui non tutte da titolare, e ventotto reti, a cui si sommano le sei realizzate tra Champions League e Coppa Italia, che portano il computo totale a trentaquattro, ovvero l’equivalente dei gol segnati nelle precedenti tre stagioni al Napoli. Crescita, oltre a un’esplosione definitiva avvenuta grazie a una continuità di impiego e rendimento. Alla soglia dei trenta anni, più che vitale.

Neanche noi Dries

Colonna sonora: Ho imparato a sognare, 1997

<<Gioia infinita>>

Con quattro canzoni della band aretina abbiamo riassunto il climax di Mertens. Un talento finalmente arrivato al varco, capace di cambiare marcia non solo in campo. Ripartirà anche da lui il Napoli, dove adesso è protagonista.  Se vorrà guardarsi indietro, un anno fa tra i ricordi di Facebook avrebbe trovato solamente tante voci di mercato che volevano un comprimario alla ricerca di stabilità, tra fallimento e inadeguatezza per una maglia da titolare negli Azzurri. Ma quelli sono ricordi dettati da un algoritmo, ora estraneo. Perché quelli legati al campo, a Mertens e a noi appassionati di questo gioco parlano di un’altra cosa.

Colonna sonora: Gioia infinita, 2009

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