Quando Simon Kuznets inventò il Pil fu molto chiaro. Disse che sarebbe stato capace di misurare tutto in termini economici di un determinato paese, ma che di certo non sarebbe stato in grado di quantificare benessere e felicità di una popolazione. Il bacino della Ruhr è uno di quei posti in Europa in cui si ha la percezione che il progresso tecnologico e industriale tenda parallelamente a creare una vita sistemica e lineare. Una ricostruzione esemplare dell’organizzazione lavorativa e del processo di standardizzazione che si mescola, in modo quanto mai meccanico, con la routine giornaliera di un operaio di ceto medio.
Il derby della Ruhr
Il lander della Renania in cui scorre il fiume Ruhr, nel nord-Westfalia, non è un luogo dove la vita ti offre prospettive esaltanti. Non è un posto che attrae turisti, non c’è un clima piacevole, eppure, per un paio di volte all’anno, smette di essere tremendamente noioso.
La potenza simbolica del Revierderby – il derby delle miniere – in questa zona “depressa” della Germania occidentale, ha reso nel tempo Borussia Dortmund-Schalke 04 una partita ad altissimo potenziale narrativo. Non tanto per la suggestione, tutta sudore e fatica, dettata da due tifoserie tradizionalmente di stampo operaio, quanto per la spettacolarità della partita in sé.
Un gol di Jens Lehmann di quasi vent’anni fa, ai tempi con i guantoni dello Schalke 04
Il Revierderby da queste parti è un evento, sono infatti numerose le partite del Derby della Ruhr che gravano su dinamiche folli con risvolti surreali. Chiedere ai Die Knappen – per l’appunto i minatori – i tifosi dello Schalke, quando nel 2007, videro la loro squadra perdere 2-0 contro i rivali giallo-neri e perdere il titolo all’ultima giornata.
Nella partita dello scorso sabato al Signal Induna Park di Dortmund, queste due squadre hanno ulteriormente caricato di epicità il livello di questa sfida, con una partita che resterà nella storia della Bundesliga e non solo probabilmente.
Borussia-Schalke 4-4
Al Westfalen Stadion i ragazzi di Peter Bosz sono chiamati a rialzarsi dopo aver smarrito, in maniera ormai definitiva, la strada verso il nono Meisterschale, dopo un inizio campionato incoraggiante con la nuova guida tecnica olandese. Il derby della Ruhr arriva quasi provvidente, in un periodo di crisi nera, con una sola vittoria nelle ultime nove e ben quattordici punti persi nei confronti del Bayern Monaco.
D’altra parte lo Schalke di Domenico Tedesco è l’autentica rivelazione della Bundesliga: secondo posto in classifica, allenatore trentaduenne e di chiare origine italiane, gioca un calcio frizzante con giovani prospetti sul taccuino dei migliori club d’Europa.
Da Rossano Calabro a Gelsenkirchen: un italo-tedesco di cognome Tedesco
Primo tempo
Peter Bosz, nonostante la fiducia rinnovatagli da parte del club, pare aver perso qualche convinzione. Si presenta al Revierderby con una difesa a tre, abbandonando il dogma olandese del 4-3-3. Un evento piuttosto raro se sei nato nei Paesi Bassi e hai a casa le cassette dell’Ajax di Johan Cruijff da qualche parte in soffitta. Dai primi secondi del match sembra avvertirsi una certa tensione da parte del Borussia: Konoplyanka ha l’occasione per gelare il Westfalen dopo nemmeno un minuto, il “muro giallo” tira un sospira di sollievo e ritorna a infuocare l’atmosfera.
Se avete presente il derby della Lanterna, quello della Ruhr viaggia su binari paralleli. In campo si legna come dei fabbri, per la gioia di quelli veri, seduti sugli spalti e pronti ad esultare per ogni contrasto al limite della legalità da parte dei propri beniamini. La partita è tesa e l’arbitro Aytekin capisce sin dalle prime battute che sarà un pomeriggio impegnativo. Intanto il Dortmund sembra aver scacciato gli incubi iniziali e cresce di intensità, fino al gol del vantaggio di Pierre Emerick Aubameyang. Sesto gol nel derby in un momento particolarmente delicato per il gabonese, escluso dai convocati nella partita contro lo Stoccarda per ritardi reiterati in allenamento.
Immancabile la nuova sobrissima capigliatura in occasione del Derby
Lo straordinario tifo dei suppporters di casa trascinano i giallo-neri in uno stato di trance agonistica idilliaco. I giocatori dello Schalke si rendono conto che almeno per i primi minuti sarà un arduo compito allentare la pressione. Neanche il tempo di sventare una rissa tra Sokratis Papastathopoulos e Caligiuri, che Aytekin fischia e indica il centro del campo: siamo 2-0 al minuto diciasette. Il primo quarto d’ora di oblio Schalke ha la sua vittima sacrificale nelle veci di Stambouli, che prima perde in marcatura Aubameyang, poi fa gol nella propria porta a seguito di un calcio di punizione defilato di Sahin.
Passano appena due minuti e un calcio d’angolo dello Schalke gestito male innesca una delle classiche ripartenze del Borussia. Thilo Kehrer sbaglia un disimpegno di testa e Konoplyanka fa a spallate con l’arbitro: un pasticcio che regala palla a Yarmolenko, palla in verticale per Aubameyang che sfonda sulla destra. Ne viene fuori un cross meraviglioso per Mario Gotze che di testa fa tre a zero. Lo Schalke è in balia totale, Gotze invece è alle stelle, in Bundes non segnava dal dicembre scorso. Soltanto il primo gol in campionato, per un giocatore che sembrava definitivamente perduto a causa di una serie infortuni, su cui mai del tutto si è fatto chiarezza. Torna al gol in quello che appare agli occhi di tutti un pomeriggio storico al Signal Induna Park. E vi assicuro che lo sarà, con un sapore piuttosto agrodolce.
Dalle panchine un mix di inquadrature e di sguarsi agli antipodi. La faccia di Peter Bosz, distesa e finalmente espressiva, quella di Tedesco, uno psicodramma da cui non sa come poterne venire fuori. Difatti sembra non esserci fine: il Dortmund sta letteralmente dominando gli avversari e regalando ai tifosi un pretesto per tracannare litri di birre a fine partita. Rafael Guerrero al volo di sinistro, siamo al ’25 e il risultato è 4-0.
Domenico Tedesco decide per due cambi, al ’33 entrano Harit e Goretzka, due titolari di questa squadra che l’allenatore di Rossano Calabro, a sorpresa, ha lasciato in panchina. Il primo tempo finisce con una timida reazione degli ospiti, di fronte ad un complesso d’inferiorità mai stato così netto e ampiamente dimostrato dal risultato.
Secondo tempo
La sacralità dello spogliatoio è nella simbologia di qualsiasi sport di squadra. Sono convinto che i giocatori dello Schalke ricorderanno per tutto il resto della loro carriera, quel quarto d’ora in cui si sono guardati in faccia ed hanno sovvertito un pomeriggio dagli esiti sconfortanti.
Sin da subito si intuisce una normale amministrazione degli uomini di Bosz, che praticamente smettono di correre. Appagati dal morale dei rivali ridotto a brandelli in appena venticinque minuti. Intanto Leon Goretzka, il grande escluso, sfiora il più classico dei gol della bandiera mandando alto di testa. Appuntamento solamente rimandato di poco: Naldo svetta più alto di tutti e segna.
Interviene il Var, niente da fare, annullato.
Poco male, il butterfly effect ha consentito a Naldo di entrare nella storia di questo incontro qualche minuto più tardi. Nel frattempo Fehrmann, portiere dello Schalke, decide di infierire tentando di dribblare Aubameyang e facendosi rubare il pallone. Pierre Emerick praticamente lo divora, episodio chiave della sua partita, peserà non poco.
I knappen, stavolta, segnano per davvero. Guido Burgstaller, con un pallonetto di testa beffa Weidenfeller e fa 4-1. Burgstaller è uno di quelli che ce l’hanno fatta in età avanzata ed hanno una fame di gloria insaziabile. Classe ’89, ha giocato appena 30 partite in Bundesliga e questo è il suo quindicesimo gol.
Quel che può sembrare il gol della dignità, è la prima macchia d’inchiostro su un secondo capitolo tutto da scrivere al Westfalen Stadion. Konoplyanka diventa l’incubo di Toprak sulla fascia sinistra: in uno dei suoi affondi, appena tre minuti dopo il 4-1, lo salta secco e serve in area Harit per il 4-2. Le facce in panchina inquadrate appena un’ora prima hanno cambiato radicalmente aspetto. Bosz rivede i fantasmi, Tedesco ha le vene del collo gonfie di adrenalina. Mancano più di venti minuti e le gambe del Dortmund cominciano a tremare quando Burgstaller manda di un soffio a lato il pallone del 4-3.
Il Borussia è visibilmente nervoso: Harit viene steso da dietro da Aubameyang che era già ammonito: Dortmund in dieci. Una giornata iniziata in modo completamente diverso per il gabonese, che aveva messo a tacere le critiche con il gol del vantaggio, ma che finisce per alimentarle dopo questo suo atteggiamento ancora una volta sopra le righe.
Anche lo stadio comincia ad avvertire vibrazioni negative, vige un silenzio insolito, che però fa molto rumore. A far rumore, e tanto anche, sono i tifosi ospiti quando a cinque dalla fine “esplodono” come il sinistro di Caligiuri depositato sotto l’incrocio. Siamo sul 4-3, un risultato molto caro a noi italiani, molto meno invece ai tedeschi. Per scrivere la storia del derby della Ruhr non basta, c’è bisogno di un altro gol. Dopo la rete di Caligiuri si è avuta la sensazione che questa impresa avrebbe dovuto compiersi.
Vi ricordate Naldo, ad inizio secondo tempo, il gol annullato? Ci ha riprovato, tutto regolare stavolta, meno che Borussia-Schalke 4-4.