Intorno al 75’ minuto parte dello spicchio riservato al pubblico napoletano incomincia a intonare Donnarumma figlio di puttana. Il coro si ripeterà limpidamente per altre due volte nel giro di 5 minuti: la curva milanista non reagisce, il portiere muove platealmente la mano destra. Sembra dire: cosa volete anche voi da me? Poi nella seconda circostanza accetta la sfida e incita a continuare, al terzo coro rimane impassibile.
Al 90’ inoltrato, Gianluigi Donnarumma impatta clamorosamente nel destino del Napoli, distendendosi in basso alla sua sinistra, in un tempo pressappoco inesistente al tiro di Milik che si trovava a pochissimi metri da lui: è una parata che vale come un gol e che regala un punto al Milan dopo una partita alquanto noiosa in cui nessuna delle due squadre ha meritato di vincere; ma è soprattutto una parata che spedisce il Napoli a -6 dalla Juventus, in virtù della vittoria contro la Sampdoria, a 6 giornate dal termine.
Il polacco poteva fare senz’altro meglio alzando, ad esempio, la traiettoria e puntando su un tiro di potenza, a discapito della precisione ricercata; ma il riflesso estemporaneo di Donnarumma è un elogio alla reattività che ogni portiere di livello superiore deve necessariamente possedere. Il gesto per il successo della parata sta nella velocità di rubare in un tempo piccolo quel poco spazio in avanti in modo tale da restringere lo specchio della porta.
Non credo che i cori offensivi dei tifosi del Napoli fossero realmente rivolti a Donnarumma per un astio particolare o per motivi legati a un fantomatico senso di appartenenza tradito, penso piuttosto che si sia trattato di un atteggiamento provocatorio intenzionato a innervosire il portiere: un coro che non ha sortito nessuno effetto desiderato, qualora fosse questo, né nel breve periodo per l’inconsistenza offensiva mostrata dal Napoli, né nel lungo periodo considerando l’intervento sensazionale all’ultimo minuto. Rimane, tuttavia, emblematico il comportamento passivo della curva milanista che decide di non proteggere un proprio giocatore, beccato in casa: sintomo di un sentimento sempre più freddo tra Donnarumma e la tifoseria del Milan. Al triplice fischio, il primo che si recherà da Gianluigi Donnarumma, sarà il fratello Antonio che lo abbraccia per consolarlo.
Mi dispiace davvero tanto, perché non ho mai detto mezza parola fuori posto nei confronti di Napoli. Anzi, ho sempre elogiato Napoli, guardo ogni partita con il fiato sospeso, perché spero che vinca. Mi dispiace davvero tanto perché sono di Castellamare, provincia di Napoli, sono di lì, amo questa città e non so perché i tifosi facciano cori del genere.
dichiarazione di Donnarumma al Corriere dello Sport
Miglioramenti e non miglioramenti
È, ormai, chiaro come Donnarumma paghi oltre modo la querelle estiva sul rinnovo contrattuale e la scelta di continuare il proprio rapporto professionale con Mino Raiola, in piena rotta di collisione con la società del Milan. Questo, oltre a sfavorirlo internamente, ha fatto sì che diventasse facile oggetto di insulto da parte delle altre tifoserie, venendo individuato come il simbolo del mercenarismo di cui sono accusati la quasi totalità dei giocatori contemporanei.
Eppure Gianluigi Donnarumma sembra essere dotato di naturale impermeabilità: un riflesso senz’altro che emerge in superficie per celare qualcosa di intimo, in cui risulterebbe deleterio disegnarne tracce psicologiche che al momento non sono note, ma possiamo solo vagamente intuire.
Ciò che, invece, è tangibile è il rendimento di Donnarumma, al netto di un giudizio che troppo spesso tiene conto solo dei fattori extra campo e ne enfatizza gli errori in campo. Ammesso che non è sbagliato avere una visione d’insieme del giocatore – cosa che molto spesso porta una società a cedere un calciatore – mi preme capire a quale punto della maturazione più tecnica sia giunto, sotto alcuni parametri.
Quando il 24 febbraio 2017, all’alba dei suoi diciotto anni, lo descrivevo come il giocatore più impattante della seconda decade del 2000, non potevo immaginare quello che sarebbe successo da lì a poco e che lo avrebbe reso uno dei giocatori più criticati. Quello che, invece, rimane è l’impatto devastante (in questo senso rientra anche tutta la questione rinnovo) e la sensazione di trovarsi di fronte a un portiere moderno che possiede tutti mezzi per poter essere considerato tra qualche anno il più forte (o uno dei). Sottolineavo, quindi, la capacità di lettura del gioco quando si trattava di abbandonare i pali per anticipare un lancio avversario alle spalle dei difensori, l’indiscussa reattività ed esplosività sui tiri ravvicinati, la freddezza dai tiri dal dischetto, e soprattutto la sua serenità mentale nell’affrontare tutte le situazioni post partita che, guardando agli ultimi fatti avvenuti, è una dote quasi soprannaturale per un ancora teenager.
Mi soffermavo, poi, sulla sua attitudine a essere parte attiva del gioco, caratteristica accentuata sotto la gestione Montella, proseguita con Gattuso, ma che già era nelle corde di Donnarumma.
Fin dal debutto contro il Sassuolo nel 2015, Donnarumma è stato coinvolto spesso nella manovra rossonera, ispirando ai suoi compagni un’innata fiducia vuoi per necessità, vuoi per la sua freddezza nelle scelte. Il numero 99 ha un’abilità lampante: quella di essere cinico nel prendere la decisione più efficace. Questo non significa consegnare sempre la sfera al proprio compagno, ma anche risolvere un’uscita complicata che richiede un rilancio lungo (anche impreciso) per permettere alla squadra di riequilibrarsi. Bisogna, quindi, valutare anche il grado di self-confidence con cui un portiere si approccia visto che non è la sua specializzazione, ma un elemento tecnico sempre più indispensabile, volto tatticamente a spezzare/aggirare la prima linea di pressing degli avversari, intentamente allenabile ed estremamente psicologico per un portiere. In questo Donnarumma non si è mai mostrato restio e ha sensibilmente migliorato la sua posizione preventiva nel ricevere il passaggio dal compagno: spesso attacca lo spazio con un movimento verticale o orizzontale per creare una linea di passaggio ulteriore, e per ricevere al di fuori dello specchio della porta.
Il miglioramento in fase propositiva di Donnarumma arriva dopo questo episodio.
Non sembra essere particolarmente migliorato, però, sul lancio lungo (soprattutto da fermo) in cui spesso fa recapitare il pallone al compagno con una misura leggermente sbagliata, ma comunque fatale per la perdita del possesso. Contro il Napoli ha, tuttavia, completato correttamente il 100% dei palloni giocati, di cui molti a ridosso dell’area di rigore per soddisfare il piano gioco voluto da Gattuso; alcuni su entrambe le fasce all’altezza dei 35 metri, usate come secondo sbocco nell’uscita dal basso; uno solo a superare il centrocampo.
Altro fondamentale in cui Donnarumma appare ancora titubante è il posizionamento dai tiri dalla lunga distanza. Nonostante sia diventato più sobrio nel suo stile – all’inizio si tuffava su ogni tiro, disperdendo energia – mostra ancora delle lacune a intercettare i tiri da lontano, soprattutto se improvvisi: i più recenti sono quelli contro la Juventus sul gol di Dybala e quello contro l’Arsenal. Se nel primo sbaglia soprattutto nel non trovare il giusto equilibrio, dovendo fare un saltello iniziale che gli fa perdere il tempo decisivo per aggredire il cuoio e non consentirgli di rimbalzare; nel secondo commette un errore grossolano sulla respinta.
Uno dei difetti più riscontrabili di Donnarumma è la respinta, e considerando che azzarda poche volte la presa, può risultare un problema.
Donnarumma arriva a respingere spesso con la parte centrale della mano, a volte quasi di metacarpo: oltre al peggiore dei casi come in occasione di questo gol, risulta comunque poco efficiente ai fini della ribattuta perché di fatto rimette la palla al centro, anziché allontanarla dallo specchio della porta.
Record
A parte, però, questi elementi tecnici da colmare, la stagione di Donnarumma, in cui bisogna tenere in qualche modo considerazione dell’aspetto psicologico, rapportata alle precedenti due, presenta alcuni tratti di continuità sia positivi che negativi, e dei miglioramenti, seppur non netti, fondamentali all’interno di un percorso di crescita che sarebbe bello se continuasse nel Milan (in condizione ambientali differenti) insieme alla crescita del progetto societario.
Contro il Napoli, di fronte a Reina che sarà il suo futuro concorrente in rossonero, ha raggiunto la sua centesima presenza in Serie A: il più giovane di sempre a ottenerla, battendo per poco meno di 4 mesi il record di Rivera stabilito nel 1963 proprio contro il Napoli, e distanziando Maldini di quasi di 2 anni. A rendere più emblematico il dato bisogna sottolineare che queste 100 partite sono arrivate sulle 100 disponibili dal 25 ottobre 2015 (giorno del debutto contro il Sassuolo) e che da allora ha saltato solo 71 minuti contro il Chievo il 13 marzo 2016 per un infortunio a gara in corso.
100 – All'età di 19 anni e 49 giorni Gianluigi Donnarumma tocca quota 100 presenze in Serie A. Precoce. #MilanNapoli pic.twitter.com/ATMhQ3NQaM
— OptaPaolo (@OptaPaolo) April 15, 2018
La parata all’ultimo minuto su Milik, gli ha inoltre concesso di mantenere per la dodicesima volta la porta inviolata: gli stessi clean sheet ottenuti l’anno scorso, uno in più rispetto a due stagioni fa. E con altre 6 partite a disposizione, anche questo record personale è destinato a essere migliorato.
Al contrario, quindi, di un pensiero che vedrebbe Donnarumma peggiorato o in qualche modo deludente, rimango dell’idea che il futuro dello stabiese sia più che mai allettante ed è già scritto nel presente.