Non tutti riescono a sfondare nel calcio.
E’ abbastanza chiaro come, in un mondo tanto variegato come quello calcistico, non tutti i giocatori riescano a diventare campioni o comunque a mantenere le aspettative. Soprattutto nel secondo caso questa sorta di “selezione naturale calcistica” non ha fatto che aumentare i rimpianti, impedendo l’affermazione definitiva a talenti tanto impressionanti quanto incostanti.
Questi giocatori appartengono alla categoria degli incompiuti: coloro che non hanno mantenuto le aspettative, i campioni dei “se” e dei “ma” o molto più semplicemente chi non ce l’ha fatta.
Nel calcio inglese, parlando di incompiuti, non possiamo che parlare di Darren Bent, uno dei casi più inspiegabili di talento inespresso.
Il rammarico per il mancato decollo della sua carriera è enorme, soprattutto per chi era rimasto impressionato dai suoi numeri e dalla caterve di reti messe a segno nei primi anni di carriera.
Darren ha tutte le carte in regola per sfondare anche nel calcio che conta, sembra essere l’uomo perfetto per il futuro della nazionale inglese: una grande fisicità unita ad una buona tecnica ed una notevole velocità sulla lunga distanza, il tutto a far da contorno ad un fiuto per il goal davvero fuori dal comune. Il giocatore ideale in una Nazionale che contava prevalentemente su Owen ed Heskey, e dal 2003 il buon vecchio Wayne Rooney.
I primi anni tra i professionisti, passati tra Ipswich Town e Charlton, sono il primo picco nella carriera di Darren che in 6 stagioni riesce a mettere insieme numeri da bomber di razza, numeri talmente impressionanti da portare il Tottenham – che non era la potenza di adesso, ma puntava comunque in alto – a sborsare la bellezza di quasi 25 milioni per lui, cifra record che significava una cosa sola: Bent era la punta di diamante dell’ambizioso progetto degli Spurs.
Si intromette però una strega maligna chiamata realtà: nel nord di Londra Darren non riesce a trovare continuità e sembra patire fin troppo la grande concorrenza nel suo ruolo. Giocatori come Robbie Keane, Berbatov e Jermain Defoe schiacciano le ambizioni del ragazzo, che solo al secondo anno, con l’arrivo in panchina di Harry Redknapp e la partenza dei tre sopracitati, riesce ad esprimersi a livelli vicini ai suoi abituali.
Dodici reti in 33 presenze nel 2008/09 non bastano però a convincere gli Spurs a puntare nuovamente su di lui, ma servono a convincere il Sunderland ad investire 18 milioni e portarlo allo Stadium Of Light.
Nella contea di Tyne and Wear arriveranno le migliori prestazioni di Bent che sembra tornare, finalmente, quello dei tempi di Ipswich e Charlton.
Con i Black Cats è semplicemente devastante: diventa una autentica macchina con l’unico scopo di segnare, riesce a brillare anche in una squadra mediocre e a conquistarsi qualche chiamata in Nazionale.
I numeri in biancorosso di Darren parlano chiaro: 32 reti in 58 partite e 1,22 punti di media a partita, un giocatore del genere merita oggettivamente qualcosa in più della salvezza.
La carriera di Bent prosegue e arriva l’occasione tanto attesa: l’Aston Villa.
Ok, i Villans non sono di certo di Manchester United, ma il progetto di allora della squadra di Birmingham si sposava alla perfezione, tecnicamente e tatticamente, con Darren. Con Given in porta, Agbonlahor e N’zogbia al top della forma, l’Aston Villa stava costruendo qualcosa di importante: certo, non ai livelli dei bei tempi di Dwight Yorke.
Proprio quando tutto sembra finalmente andare per il verso giusto, accade l’inaspettato. Bent perde quella scintilla che gli aveva permesso di esplodere allo Stadium Of Light, inizia a comportarsi in maniera inspiegabile e non accettabile sia dentro che fuori dal campo.
In poco tempo passa dall’essere un potenziale titolare per l’Inghilterra ad Euro 2012 ad essere mandato in prestito a tre squadre diverse in meno di due stagioni, qualcosa si è rotto e la magia sembra essere finita: la carriera di Bent sta pian piano precipitando.
L’ultima tappa – per ora – della carriera di Bent è il Derby County, piazza gloriosa che punta a tornare in quel paradiso chiamato Premier League. Chi non conosce il Derby, vada a studiare.
Con i Rams Darren sembra essere riuscito a tornare, anche se solo leggermente, sulla retta via, sembra riuscire a trovare motivazioni nella sua voglia di riscatto ma sembra anche troppo tardi, come se il treno giusto fosse già passato e questa sia una carovana fantasma.
Pochi giorni fa, il Derby ha ospitato il Leicester campione d’Inghilterra per il quarto turno di FA Cup e Bent è riuscito a rendersi assoluto protagonista, nel bene e nel male.
Darren ha riassunto se stesso in 13 minuti di gioco: prima un autogol ai limiti del tragicomico, una giocata (in)dimenticabile che può essere descritta solo attraverso le immagini – o meglio, una GIF.
Poi una grandissima girata di testa in mischia per provare a farsi perdonare quanto successo poco prima, anche se è veramente dura.
Queste due giocate spiegano alla perfezione Darren Bent: un giocatore capace di tutto e che sarebbe potuto essere per davvero un grande anche in questo mondo di giganti, ma al quale è sempre mancato quel poco per consacrarsi.
Un enorme talento inespresso, o meglio, un incompleto.