In una Nazionale spettacolare, amalgamata da un tecnico in grado di imprimere il proprio mosaico di idee, osando col talento, ma esagerando in una partita (vs. Francia) che avrebbe potuto riscrivere Russia 2018, c’era bisogno di sicurezza e il Belgio si è affidato, come sempre, ai guantoni di Thibaut Courtois.
L’estremo difensore, nato a Bree, è stato eletto con il Guanto d’oro di Russia 2018, il premio che la FIFA riconosce al miglior portiere del Mondiale. Una decisione che in Redazione ci ha trovato concordi, dove il duello si è consumato tra l’inglese Pickford, autentica rivelazione dei portieri, e il croato Subašić, non impeccabile in finale. Al netto di un Ochoa, sempre presente nei nostri discorsi, ma penalizzato dal cammino del suo Messico.
Con l’intento, quindi, di rimandarvi a prossimi giorni per scoprire i migliori giocatori nei rispettivi ruoli, in queste righe proverò a capire perché Courtois è stato, realmente, il portiere più forte del Mondiale.
Perché è stato il Mondiale di Courtois?
Ai nastri di partenza il Belgio si è presentato, insieme alla Croazia, come la Selezione che era riuscita a unire il maggior coefficiente di talento incompiuto su un terreno di gioco, dove l’incompiutezza è totalmente da intendere in maniera relativa e con il presupposto che stiamo disquisendo di livelli superiori, quelli che ti concedono di riscrivere i confini di un campo, cioè quella che tra molti anni chiameremo Storia del calcio.
Una sensazione di bellezza e forza estetica ed estetizzante che, poi, si è rivelata completamente uniforme alle aspettative: la Croazia, infatti, insieme al Belgio e all’Uruguay sono state le uniche Nazionali a vincere tutte le partite del girone. Dagli Ottavi, in poi, le tre strade avrebbero preso completamente destini differenti, con il Belgio chiamato al miracolo nella partita più pazza del Mondiale (contro il Giappone), l’Uruguay in scioltezza sul Portogallo di CR7 grazie allo strapotere fisico di Cavani, e una Croazia che iniziava la sua personale via crucis verso la finale sciupata amaramente.
Il Mondiale del Belgio è, quindi, incominciato in scioltezza, complice un girone semplice con avversari inferiori alla media: 3-0 al Panama, 5-2 alla Tunisia, 1-0 all’Inghilterra in una partita influenzata dalla peculiare situazione che s’era venuta a creare in cui il secondo posto (ottenuto dai Tre Leoni) ha consentito sicuramente una strada più agevole verso Mosca.
Nelle prime tre partite, quindi, il Belgio non ha realmente percepito il proprio potenziale: si è trattato quasi di un allenamento prestigioso, in preparazione della Fase Finale. Un preludio, quindi, in cui anche Courtois non è stato chiamato a particolari interventi.
Bisogna, tuttavia, segnalare due gran parate di Courtois: quella contro Murillo, imbeccato da Bárcenas (uno dei più interessanti tra i panamensi) e quella su Rashford; mentre è stato totalmente inoccupato nella seconda gara contro la Tunisia, subendo tuttavia due reti, in cui gli si può imputare una mancanza di rapidità nel distendersi in basso, complice comunque i 199 centimetri: una sugli sviluppi di calcio piazzato con Bronn che salta indisturbato, e una a tempo scaduto, subita dal capitano Khazri che si è meritato di porre la propria firma nel Mondiale come dimostra la caparbietà con cui batte Courtois.
Ritornando, invece, alle parate contro Murillo e Rashford bisogna sottolineare alcuni aspetti che meglio chiariscono perché Courtois è stato il migliore. Innanzitutto si trattano delle uniche due vere parate durante il girone e il portiere si è fatto trovare prontissimo; sono, poi, salvataggi avvenuti in situazioni di 1 vs 1 che mettono in luce la facilità con cui Courtois riesce a coprire l’intero specchio della porta, aggredendo rapidamente lo spazio avanti, e scendendo moderatamente con una croce pulitissima che gli consente di mantenere sotto controllo l’eventuale tiro alto. Qui i 199 centimetri aiutano.
Ma non solo, perché gli interventi avvengono entrambi in situazione di 1-0 a favore del Belgio; e in questo senso la parata contro Panama, la prima di Courtois al Mondiale, è ancora più importante perché ha permesso al Belgio di non perdere rapidamente le proprie certezze difensive (che poi saranno rimodellate in corsa) e di finire in scioltezza un match che ha stentato a decollare fino al gol di Mertens, ma che poi ha mostrato alcune lacune in fase passiva, soprattutto sul lato di Carrasco chiamato a una doppia fase non propriamente nelle sue corde.
Di sicuro, tuttavia, il salvataggio in punta di dita contro Rashford è il suggello di Courtois nella fase a gironi.
Una parata complicatissima in cui sono molto più i meriti del portiere che i demeriti dell’attaccante.
Una parata, tuttavia, che, di fatto, ha cambiato il destino del Mondiale del Belgio, spedendo i Rode Duivels nel tabellone d’inferno, gli inglesi in una zona più confortevole. Con un pareggio, infatti, l’Inghilterra sarebbe passata per prima classificata, a fronte anche di una miglior classifica fairplay (non ditelo ai senegalesi).
Le due Selezioni si ritroveranno nella finale del 3° posto come se ci si barcamenasse continuamente in un moto voluto dagli antichi greci.

Dagli Ottavi, in poi, complice la sfida nonsense contro il Giappone, il Mondiale del Belgio subirà una svolta tattica importante, alla ricerca di un equilibrio da ristabilire. E Courtois salirà in cattedra con i suoi miglior pregi: far sembrare semplice il difficile e trasmettere sicurezza ai propri compagni, ciò che più caratterizza l’essere un portiere di caratura internazionale, tracciando un filo rosso che accomuna i miglior portieri del calcio.
Il punto di svolta
Al 52′ minuto contro il Giappone, il Belgio è sotto 2-0. Lo splendido gol a incrociare di Haraguchi (con l’assist superbo di Shibasaki) e il tiro terribile con la traiettoria a uscire di Inui, lasciano di sasso il Belgio e Courtois. L’ultimo Ottavo di Finale in programma sta per spedire i nipponici per la prima volta ai Quarti di Finale di un Mondiale; sul Belgio già ricadono le voci dell’incompiuta. Al 65′ Chadli e Fellaini prendono rispettivamente il posto di Carrasco e Mertens. Al 69′ Vertonghen accorcia le distanza, il Giappone incomincia a disunirsi difensivamente, toccando apici di Shaolin Soccer con il proprio portiere Kawashima, quindi il pareggio di Fellaini al 74′ e il gol al 94′ di Chadli. Per la gioia di Martinez che azzecca due cambi su due, per la disperazione di Nishino che vede i propri uomini crollare nel più banale e scontato degli harakiri.
Ma andiamo con ordine. Nelle prime due gare il Belgio ha presentato una squadra sulla carta sbilanciata, con 3 difensori centrali e un centrocampo composto da due interpreti offensivi come Carrasco a sinistra, De Bruyne in mediana, e un attacco composto da Hazard, Mertens e Lukaku. Superata, quindi, la sfida di interludio con l’Inghilterra in cui sono stati fatti ruotare 9/11 rispetto ai primi due incontri: titolari contro gli inglese sono stati, infatti, Courtois con la fascia di capitano e Boyata al centro della difesa.
Il portiere non salterà neanche un minuto del Mondiale, il centrale difensivo non vedrà più il campo lasciando spazio dalla gara contro il Giappone al più esperto Kompany, preservato nella fase a girone.
La sfida contro il Giappone, tuttavia, ha messo a nudo tutte le problematiche del Belgio che fino a quel momento non erano emerso, per via di partite poco probanti. De Bruyne era troppo compassato e finiva per agire nello stesso raggio d’azione di Mertens (o Hazard) con poco spazio verticale, mentre Carrasco già dalla gara contro il Panama aveva dimostrato di non saper scalare con la giusta prontezza sulla linea difensiva a 5, mantenendo una posizione troppo larga.
L’impatto di Chadli sul match contro il Giappone, e la miglior complementarietà tattica di Fellaini rispetto a Mertens con De Bruyne, saranno le due chiavi di volta per il match contro il Brasile ai Quarti. Una chiave di volta, tuttavia, che poteva rimanere inespressa se non fosse stata per Courtois. Il portiere, infatti, al 93′ vola sulla punizione da distanza siderale di Honda, uno dei pochi giocatori al mondo che guadagna più pericolosità quanto più calcia lontano dalla porta; dallo scellerato calcio d’angolo successivo, battuto dallo stesso ex milanista, Courtois blocca con scioltezza e avvia velocemente l’azione. Il resto è storia che già sapete. Ma è, soprattutto, storia che si ripeterà a breve.
Il punto più alto
La gara contro il Brasile ha tutta l’aria di essere – e ne sono, tuttavia, convinto – la Finale anticipata del Mondiale. Il Brasile di Tite si presenta senza Casemiro, sostituito da Fernandinho, il Belgio parte come aveva concluso contro il Giappone. Cambia, però, l’atteggiamento in campo. Martinez che si sarà riguardato a iosa la gara dei brasiliani contro il Messico di Osorio, reinterpreta le idee del commissario tecnico colombiano e obbliga il Brasile a disputare una gare impostata su molteplici duelli individuali. La novità fondamentale è rappresentata da De Bruyne, posto sulla linea offensiva dei tre in posizione centrale, mentre Lukaku schierato largo a sinistra obbligava Miranda a scalare e sistemarsi sistematicamente con la difesa a tre, attaccando con prepotenza lo spazio lasciato libero per indole Marcelo.
I primi 45 minuti sono pura gioia verticale, il Belgio trova due gol in mezzora, i 90 minuti sono un elogio all’umanesimo del calcio. Il secondo gol, in particolare, riprende quanto visto contro il Giappone: Fellaini respinge di testa, il Belgio sfreccia con la gentile irruenza di Lukaku e l’universalità di De Bruyne, sfruttando l’occupazione di spazi offensivi preventivamente – il Belgio, in concreto, difendeva 1 vs 1 anche nei calci d’angolo e lasciava De Bruyne, Lukaku e Hazard in attacco: nei primi due corner a sfavore ha rischiato di subire gol (Thiago Silva colpisce il palo indisturbato) mentre nel terzo raddoppia con KDB.
La gara, tuttavia, presuppone un passaggio conseguenziale: l’accettazione della coperta corta da parte di entrambe le Selezioni. I rischi sono preventivati, Courtois è chiamato agli straordinari.
Saranno, infatti, ben 8 gli interventi complicati del portiere: 2 sui tiri insidiosi di Marcelo e Coutinho, 2 nelle mischie con Gabriel Jesus e Paulinho, 1 sul tiro-cross deviato di Marcelo, 1 sul tiro a giro di Coutinho in cui aveva la visuale coperta, e poi in distensione sulla botta del subentrato Douglas Costa. Sette parate che hanno concesso al Belgio di non subire gol e rimanere sul 2-0 fino al gol di testa di Renato Augusto al 76′ (3 minuti dopo l’ingresso in campo) che poi lo grazia calciando fuori a porta spalancata poco dopo.
Quindi l’intervento su Neymar: la cartolina di Courtois sul Mondiale, la parata più bella e decisiva del Mondiale.

La prestazione contro il Brasile vale al Belgio l’accesso alle Semifinali, a Courtois la palma di miglior portiere del Mondiale.
Il punto più basso
Il match contro la Francia in Semifinale, per i belgi vale la storia: solo nel 1986 e un Maradona trascendente avevano tolto ai Diavoli Rossi l’opportunità di giungere in Finale contro la Germania. Da lì un navigare in acque anonime fino alla generazione d’oro degli anni ’10 del 2000.
Martinez deve rinunciare a Meunier, l’unico vero esterno con capacità difensive di ruolo. Al suo posto, il ct ridisegna il Belgio, inserendo Dembélé davanti alla difesa e Fellaini defilato a sinistra. Una scelta bizzarra che verrà cambiata in corso d’opera, tardivamente, non quanto necessariamente erronea dal primo minuto, ma per la poca reattività di Martinez nel riequilibrare il gioco offensivo delle fasce: l’apporto del centrocampista del Tottenham è stato scarso, e il cambio con Mertens non ha favorito uno sviluppo di manovra ordinato. Una manovra che è sempre stata nei piedi del Belgio, con la Francia a offendere in transizione, neanche poi così pericolosamente. Il gol decisivo, infatti, arriva solo da calcio piazzato con Umtiti che anticipa sul primo palo Fellaini, uno dei più forti colpitori di testa al mondo. Courtois, incolpevole, verrà poco sollecitato: un’uscita bassa su Pavard e intercettamento con il piede (simile a quella su Murillo contro il Panama) e una parata all’ultimo secondo sul contropiede sprecato da Tolisso (simile a quella su Rashford contro l’Inghilterra).

Faranno, soprattutto, discutere le dichiarazioni a fine gara del portiere che attaccherà la Francia di non-gioco. Dichiarazioni a cui ha controbattuto Griezmann.
Il Mondiale di Courtois in una foto
