Ieri sera, con l’inedita finale tra Lazio e Atalanta, è calato il sipario su quest’edizione della Coppa Italia. I biancocelesti si sono imposti sulla sorprendente Dea al termine di una partita in cui a farla da padrone sono stati soprattutto la tensione e un agonismo degno dei campi di Premier League. Quando il match, tra un fallo e l’altro, sembrava avviato verso i tempi supplementari, la bilancia ha deciso di pendere dalla parte della Lazio. Il colpo di testa di Milinkovic-Savic e il contropiede di Correa – sempre più importante per la Lazio – hanno permesso ai biancocelesti di sollevare per la settima volta la coppa nazionale. Lo Stadio Olimpico era gremito, cosa che si vede ormai di rado, e le polemiche arbitrali non sono mancate. Insomma, al netto degli scontri fra tifosi e forze dell’ordine, una bella serata di sport.
Eppure, la Coppa Italia è una competizione perennemente in crisi. La finale inedita, la partita combattuta, la splendida cornice di pubblico sono però tutti elementi che portano nella direzione opposta. Quella di un torneo che nasconde delle potenzialità. Dunque, perché non provare a sfruttarle maggiormente? E’ davvero così difficile rilanciare la Coppa Italia?
Noia
La Coppa Italia non ha mai riscosso particolare successo tra gli italiani. La sua storia travagliata, fatta di decine di cambi di formula e sgomitate per trovare un posto in calendario, è lì a testimoniarlo. Basti pensare che, mentre il campionato è ripreso subito al termine della guerra, la Coppa Italia era scomparsa. E deve ringraziare l’introduzione delle coppe europee per la sua rinascita nel 1958. La fortuna della Coppa Italia è stata legata principalmente al posto riservato in Coppa delle Coppe alla squadra vincitrice. Tuttavia, nonostante qui e là si trovi qualche edizione più seguita, il livello di interesse si è sempre mantenuto piuttosto scarso. Niente di paragonabile a competizioni sentitissime come la Coppa del Re e, soprattutto, l’FA Cup. E tale è anche la situazione attuale.
Partite disputate ad orari poco appetibili, stadi semivuoti, squadre imbottite di seconde linee. Scenario desolante a cui possiamo aggiungere le squadre impegnate nelle coppe europee che, oltre a percepire la Coppa Italia come un fastidio in un calendario già troppo fitto, entrano in gioco solo a partire dagli ottavi di finale e per di più, se non si incontrano fra di loro, giocano sempre in casa. A tal proposito quest’anno si è rasentato l’assurdo, con l’ottavo di finale Inter-Benevento che, pur di rispettare il regolamento, si è giocato in un San Siro a porte chiuse piuttosto che in casa dei sanniti, come sarebbe stato logico e preferibile. Se non altro ne avrebbe guadagnato il colpo d’occhio televisivo. Perfino nei telecronisti si percepisce una certa noia nel commentare le partite e questo di certo non contribuisce ad alimentare l’interesse per la competizione. La Coppa Italia, così, non piace proprio a nessuno.
Competitività
Come detto però, la Coppa Italia ha delle potenzialità. Innanzitutto, la Coppa Italia è una competizione molto più imprevedibile del campionato. Di certo questo è dovuto in parte anche al più scarso prestigio e interesse che la competizione riscuote. Ma i dati sono incontrovertibili. Se scorriamo l’albo d’oro della Serie A a girone unico, noteremo che le tre grandi del calcio italiano si sono aggiudicate ben 64 edizioni su 87, quasi tre su quattro. L’ultimo alloro non strisciato, il terzo scudetto della Roma, è ormai vecchio di 18 anni. Attualmente poi, la situazione è ancora più immobile, con il campionato saldamente in mano alla Juventus da quasi un decennio.
Se invece consideriamo la Coppa Italia, la situazione è totalmente diversa. La proporzione tra la Juventus e le milanesi rimane invariata, con i bianconeri che anche qui contano grossomodo gli stessi successi delle due rivali messe insieme, ma in generale le grandi possono fregiarsi “solo” di 25 titoli a fronte di 72 edizioni. Poco più di una vittoria su tre. In particolare, l’Inter non solleva il trofeo dal 2011, il Milan addirittura dal 2003. E se in campionato il digiuno delle milanesi è dovuto esclusivamente al dominio della Juventus, in Coppa Italia la Lazio e il Napoli hanno ottenuto due vittorie ciascuna dopo l’ultimo trionfo dell’Inter, e anche la Roma ha trionfato più recentemente dei rossoneri. In Coppa Italia dunque, ci sono innegabilmente più possibilità per tutti.

Spettacolo
Secondariamente, la Coppa Italia è una competizione ad eliminazione diretta e, come tale, ha un potenziale di fascino e un quantitativo di tensione che una semplice partita di campionato può avere solo in alcuni casi. E questo è un aspetto che andrebbe sicuramente sfruttato meglio. Occorre poi notare che non di rado la Coppa Italia riesce a regalare partite spettacolari o exploit di squadre poco quotate. A tal proposito, basti ricordare la semifinale raggiunta dall’Alessandria tre anni fa, o il Pordenone capace di trascinare l’Inter ai rigori a San Siro.
Inoltre, lo scarso interesse per una competizione “minore” può essere giustificato in presenza di un campionato competitivo o di trionfi italiani nelle coppe europee. Ma allo stato attuale, col campionato monopolizzato dalla Juventus e con le squadre italiane che in Europa raccolgono per lo più magre figure, il disinteresse per la Coppa Italia da parte delle stesse squadre appare francamente indifendibile. Dunque come fare per risollevare la competizione?
Modello inglese
Il modello inglese è, in parte, una provocazione. E’ indubbiamente impossibile che la Coppa Italia riesca mai a raggiungere il livello di interesse e di fascino dell’FA Cup, la competizione calcistica più antica del mondo e talmente sentita da potersi permettere di far rinviare le partite di campionato. In Italia questo sarebbe un delitto. Ma che la Coppa Italia possa, e debba, prendere ispirazione dalla formula dell’FA Cup è un’ipotesi molto meno campata in aria.
Il primo punto su cui la Coppa Italia dovrebbe uniformarsi al modello inglese è il sorteggio del campo. Da quest’anno si sono già fatte delle modifiche in questo senso. Infatti, se una delle squadre che entrano in gioco agli ottavi incontra un’altra squadra di Serie A, il campo viene sorteggiato. Ma questa è una riforma piuttosto timida, il sorteggio integrale sarebbe preferibile. Magari prendendo spunto dal modello inglese dell’inversione di campo ad ogni confronto. Ad esempio, quest’anno il quarto di finale tra Juventus e Atalanta si è disputato a Bergamo. Adottando questo modello, il prossimo confronto fra le due squadre si giocherebbe a Torino.
Sarebbe affascinante anche il replay in casa dell’avversario in caso di incontro terminato in parità. Sicuramente questo creerebbe qualche difficoltà di calendario in più ma, se in Inghilterra riescono a giocare due coppe nazionali senza lamentarsi più di tanto del calendario troppo fitto, forse qualche sforzo in questo senso può essere fatto.
La modifica più importante però sarebbe l’ingresso delle big del nostro campionato già ai primissimi turni della competizione, che comporterebbe diversi vantaggi. In primo luogo, un maggior interesse per le prime fasi del torneo. Le grandi squadre portano più pubblico allo stadio e più ascolti in tv. Inoltre, ci sarebbe la possibilità molto più concreta per le squadre minori di affrontare squadre blasonate e, aggiungendo il sorteggio del campo, anche di affrontarle in casa. Ne risulterebbero stadi sicuramente più pieni. Giocare i primi turni con squadre di categoria inferiore potrebbe essere un vantaggio anche per le big, che potrebbero dare spazio ai propri giovani (che in campionato lo trovano raramente) o, nella peggiore delle ipotesi, eliminare subito dal calendario una competizione che attualmente percepiscono come un fastidio. Ma anche così, l’eco di una squadra di serie C che elimina, ad esempio, la Juventus genererebbe di certo più appeal sulla competizione.
Insomma, le possibilità per rendere più appetibile la Coppa Italia sembrano esserci. Resta da vedere se ci si vuole lavorare.
Per me dovrebbero partire tutte ad agosto, dalla serie A alla serie C. Con le squadre ancora in fase di preparazione e con la mente ancora in “vacanza” non mancherebbero le sorprese. Si gioca sul campo della squadra più mal posizionata nel “ranking” e partita ad eliminazione anche in semifinale. Sorteggio per il campo a partire dai quarti di finale.