Capire il gioco

Flashback

Miami, Florida, 18 giugno 2013. LeBron James e i Miami Heat sono a un passo dalla sconfitta in gara-6 delle Finals, che significherebbe titolo per i San Antonio Spurs e un’altra finale persa, la terza, per LBJ. Il numero 6 prende un tiro da tre punti a dodici secondi dalla sirena: solo ferro. La storia però cambia grazie a Chris Bosh che, complice una protezione del ferro degli Spurs non troppo competente, può prendere il rimbalzo e aprire verso Ray Allen: incredibile step-back e tripla che porterà avanti la serie, fino alla vittoria del titolo dopo gara-7.

Bosh e gli Heat

Poco più di quattro anni dopo, a causa di un lungo calvario di infortuni, recuperi e ritorni impossibili, i Miami Heat hanno reso pubblica la decisione di aver rinunciato al contratto di Chris Bosh. Dopo l’annuncio del suo taglio dal roster, il presidente Pat Riley lo ha voluto salutare così: “Venendo a Miami ha cambiato la sua carriera e la sua vita, e allo stesso tempo ha cambiato in meglio le nostre vite, in un modo inimmaginabile”. Da queste parole, e dal racconto precedente, traspare chiaramente come il ruolo di Bosh, uno dei Big Three che a Miami hanno dominato la lega fino a poche stagioni fa, sia stato assolutamente centrale.

Ciò che ha reso davvero speciale l’ex giocatore dei Raptors è stata in particolare la sua capacità di interpretare un ruolo nuovo, quello del 4-5 moderno, assecondando così l’evoluzione del gioco che da un paio di stagioni vede atleti alti e prestanti (come Porzingis o Towns) decentrarsi dalla classica area di influenza dei big men, grazie al loro range di tiro che li rende pericolosi anche lontano dal pitturato. Osservando le statistiche riguardanti i tiri presi da Bosh negli anni in Florida, si nota chiaramente come il numero di triple sia gradualmente cresciuto, passando da 0.3 tiri da tre a partita tentati nella stagione 2010-2011, ai 2.8 nell’ultimo anno in cui ha giocato assieme a James e Wade.

Questi numeri permettono di notare un’evoluzione nel suo gioco, necessario per superare i problemi di spaziature degli Heat di quelle stagioni, il che rappresenta un contributo profondamente importante negli equilibri di una squadra che ha come obiettivo quello di vincere il titolo. D’altronde, la sua pericolosità al tiro da ogni posizione e le sue capacità di ball-handling, abbinate a un corpo da più di 2.10 metri, non sarebbero state adeguatamente valorizzate se avesse giocato solo a pochi metri dal ferro.

Bosh riceve al gomito, muove la palla con grande abilità e segna dopo uno step-back, mostrando un range di qualità molto ampio

Come ne esce Miami?

Riley aveva cercato di evitare una ricostruzione da zero, mettendo in atto quello che lo stesso presidente aveva definito retool, cioè il mantenimento dei due giocatori più forti (Wade e Bosh) dopo il ritorno di LeBron a Cleveland, per provare comunque a rimanere competitivi. Con il taglio del nativo di Dallas e la scelta di Wade di tornare nella sua Chicago un’estate fa, questo progetto viene definitivamente meno.

La squadra di Spoelstra comunque era già abituata alla mancanza di Bosh, che non gioca con gli Heat da febbraio 2016, ma di positivo c’è che il suo addio forzato libera circa 52 milioni di spazio salariale nei prossimi due anni (in particolare circa 25 per la stagione 2017-2018), così da dare finalmente alla dirigenza la possibilità di puntare a un grande giocatore che possa permettere al roster, che si è dimostrato una delle rivelazioni della stagione, di far un salto di qualità verso le prime posizioni di una Eastern Conference sempre più povera di talento.

E Bosh?

Il numero 1 degli Heat negli ultimi mesi ha lottato contro la dirigenza della sua squadra e contro la lega per tornare in campo. Dopo essersi fermato due volte (una dopo l’All Star Game 2015 e la seconda nel febbraio dello scorso anno) sempre a causa di problemi legati a coaguli di sangue in un polpaccio e nei polmoni, ha sempre ricevuto pareri ufficiali negativi da parte delle commissioni mediche investite del compito di giudicare la sua possibilità di tornare sul parquet.

Sicuramente non perderà i soldi che doveva ricevere per contratto, i quali gli verranno pagati dall’assicurazione. Tornerà mai a giocare? Come detto, fino a poco tempo fa era chiara la sua intenzione di continuare: si può prevedere quindi che Bosh si manterrà in forma per un’eventuale chiamata di qualche team, anche se nell’ultimo periodo ha provato, con discreto successo, il mondo della televisione e delle analisi cestistiche lavorando per l’emittente TNT.

L’NBA quindi saluta (temporaneamente?) un probabile futuro membro della Hall of Fame, un giocatore che ha vinto per due volte il titolo e che è stato in grado di leggere l’epoca in cui si è trovato a giocare e i conseguenti cambiamenti del gioco. 

 

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