Quando ti trovi a passeggiare di fronte l’Altes Rathaus (Vecchio Municipio, ndr) percepisci tutte le sfumature della città: la Marktplatz (Piazza del Mercato, ndr) che si spiana di fronte ai tuoi occhi, i colori di una città antica, piena di fascino, storia, importanza geopolitica, cultura.
Respiri l’aria gelida dell’inverno sassone e ti sembra di sentire in lontananza le note di Bach e di Wagner scandire il tempo. Esplori le vie che hanno dato i natali a Leibniz, visiti il monumento che ricorda la Battaglia delle Nazioni combattuta nel 1813, piangi le ferite insanabili della Seconda Guerra Mondiale, tasti con mano la potenza della Rivoluzione Pacifica dell’autunno 1989 per la caduta del muro di Berlino. In breve, stai vivendo Lipsia.
Da inguaribili romantici del Fußball teutonico, andiamo alla ricerca della storia calcistica della città sassone, una delle più importanti di tutto il Paese e dell’ormai ex Germania Est.
Nostro malgrado, troviamo pochissimo.
Solo due club hanno, di fatto, segnato la storia di Lipsia: il VfB Leipzig con 3 campionati vinti di cui l’ultimo nel lontanissimo 1913 (ora 1. FC Lokomotive Leipzig militante in NOFV-Oberliga Süd in quinta divisione); e il BSG Chemie Leipzig con due campionati della DDR-Oberliga (massimo campionato dell’allora Germania Est, ndr) vinti nel 1951 e nel 1964 (ora in Sachsenliga, sesta divisione).
Non rimane nient’altro, solo la triste fine che ha accomunato tutte le squadre inserite nei territori dell’allora DDR, l’oblio nelle serie semi-professionistiche.
Negli ultimi decenni Lipsia ha goduto della riunificazione della Germania per ristabilire il suo peso economico, artistico, culturale e geopolitico a livello nazionale. E tutto ciò, inevitabilmente, ha avuto ripercussioni anche a livello sportivo. Se nel 2013 è stata fondata una nuova società, l’FC Inter Leipzig (quinta divisione), è nel 2009 che le sorti calcistiche della città hanno subito una svolta decisiva.
L’interesse nasce dalla multinazionale austriaca Red Bull GmbH che, dopo aver costituito tre club calcistici a Salisburgo (Austria), New York (Stati Uniti) e Campinas (Brasile), ha rivolto le sue attenzioni sul campionato di calcio tedesco, cercando di rilevare un club pre-esistente.

La scelta di puntare su una città dell’ex DDR è stato il risultato di un’attenta analisi logistica, considerata la cospicua presenza di squadre titolate e ricche situate nella parte occidentale della Germania. Ma oltre al bacino d’utenza c’era bisogno di trovare la piazza adatta con uno stadio all’altezza delle ambizioni dell’azienda acquirente.
Se Dresda, la prima scelta, non soddisfaceva questi requisiti, Lipsia era, invece, perfetta, col suo nuovissimo Zentralstadion (sede dei Mondiali tedeschi appena 3 anni prima), con la totale assenza di club di alto livello in città e nelle sue vicinanze.

La Red Bull tentò inizialmente di acquistare il titolo del Chemie Leipzig (allora chiamato FC Sachsen), invano, a seguito delle proteste dei tifosi.
E’ proprio allora che entra in scena uno degli attori principali della rinascita del Fußball nella città di Lipsia, tale Michael Kölmel, proprietario del Zentralstadion.
Kölmel consiglia alla multinazionale austriaca di spostare il proprio interesse sul SSV Markranstädt, club militante in quinta divisione. Anche in questo caso la reazione negativa dei tifosi non si lascia attendere, ma la transazione va a buon fine.
A causa delle regole della DFB che vietano di inserire lo sponsor direttamente nel nome della squadra, la società prende il nome di RasenBallsport Leipzig. Lo stemma societario viene disegnato includendo la simbologia propria dell’azienda austriaca, i colori sociali scelti sono il bianco e il rosso e il nome dato ai giocatori è un altro chiaro riferimento alla nuova proprietà Die Roten Bullen (tori rossi, ndr). La nuova società si trasferisce al Zentralstadion che prende il nome di Red Bull Arena in seguito all’acquisizione, per dieci anni, dei diritti sull’impianto da parte della nuova proprietà del club.

E’ il 2009 e i progetti sono chiarissimi fin dal primo giorno: con un piano che oscilla tra gli 8 e i 10 anni, il RB Leipzig deve arrivare in Bundesliga. La cavalcata sarà rapida e inarrestabile, proprio come la Walkürenritt (“La Cavalcata delle Valchirie”) di Richard Wagner, grande compositore nativo proprio di Lipsia.
La prima stagione, la 2009-2010, vede la conferma del tecnico del precedente club, Tino Vogel. La cavalcata dei tori assicura il primo posto e la promozione diretta in Regionalliga Nord (quarta divisione, ndr).
In due stagioni in Regionalliga, la nuova società cambia due tecnici, Tomas Oral e Peter Pacult, collezionando un quarto e un terzo posto più il primo titolo, una Coppa di Sassonia (2011).
Nel 2012 si siede sulla panchina Alexander Zorniger che, nei tre anni alla guida del club, otterrà la promozione in 3. Liga vincendo il campionato e battendo nei play-off promozione il Lotte e conquistando la seconda Coppa di Sassonia nello stesso anno.

Al primo anno in 3. Liga, la squadra si posizionerà al secondo posto assicurandosi la seconda promozione consecutiva, questa volta in Zweite Bundesliga (seconda divisione, ndr).
Nel terzo e ultimo anno, il club, neopromosso, termina la stagione al quinto posto, raggiungendo gli ottavi di finale di Coppa di Germania.

Dal 2015, Ralf Rangnick è il nuovo tecnico dei biancorossi di Lipsia, che in campionato stanno dando vita a un grande spettacolo insieme a Friburgo e Norimberga per la promozione diretta in Bundesliga. Attualmente, i tori occupano il secondo posto a pari punti con l’SC Freiburg (primo), mentre i bavaresi sono staccati di tre punti.
In questi anni, la disponibilità economica del club, oltre al grande appeal generatosi intorno alla nuova società e agli importanti risultati sportivi raggiunti in poco tempo, hanno permesso l’allestimento di una rosa molto competitiva, acquisendo le prestazioni sportive di giocatori molto promettenti anche dalle serie superiori. Ne è un esempio l’ingaggio dal Werder Brema del giovane attaccante (classe ’95) Davie Selke, o l’arrivo dell’attaccante danese Yussuf Poulsen, del centrocampista svedese Emil Forsberg, dell’austriaco Marcel Sabitzer o dello statunitense Terrence Boyd, tutti giocatori con caps nelle rispettive nazionali maggiori.

I tifosi già sognano la Bundesliga e di poter competere fin da subito ad alti livelli con investimenti onerosi e importanti, niente di troppo fantasioso se si pensa alle capacità economiche della Red Bull. Lipsia e i suoi abitanti per troppo tempo sono stati avvolti dalla cortina di ferro di un’oppressione avvilente, degradante, che ha mortificato la sua storia e la libertà dei suoi cittadini. La città è come un orso risvegliato da un lunghissimo letargo con una fame sportiva risalente ai primi decenni del secolo scorso. E dopo aver vissuto anni bui sotto tantissimi punti di vista, adesso è il momento di riaccendere i fari sul calcio che conta urlando la propria presenza alla Germania intera.