È giusto essere eliminati dal Mondiale per aver totalizzato più cartellini gialli? Ed è giusto avere un tabellone predefinito in partenza?
Nelle prossime righe proverò a rispondere a queste due domande che mi sono posto ieri (come forse voi che starete leggendo), una conseguenza dell’altra, entrambe determinate da due partite: o meglio, due squadre (Giappone e Senegal) e una partita (Inghilterra vs Belgio).
È giusto essere eliminati dal Mondiale per aver totalizzato più cartellini gialli?
La prima cosa che ci verrebbe in mente, non tenendo in considerazione quanto ieri è accaduto, è ridere.
Insomma, chi se la sarebbe mai aspettata una situazione del genere? E poi cosa c’entra, in prima istanza, la classifica, data da un punteggio, frutto di un risultato, causato dalla differenza reti, con il computo dei cartellini? Niente. Forse.
Poi, però, analizzando i match, potremmo andare a scoprire che l’aver ricevuto un cartellino giallo potrebbe aver condizionato il comportamento in campo di un giocatore e che le sue scelte a quel punto avranno influenzato l’andamento della partita in fase difensiva della propria squadra, consentendo agli avversari di portare più attacchi decisi verso la sua zona di campo, approfittandone dell’handicap e andando, dunque, a segno, creando quindi quella differenza reti che ha poi determinato un risultato, quindi un punteggio, e ovviamente un classifica. Sì, non c’è dubbio: è giusto uscire per i cartellini gialli. Forse.
Ci si dovrebbe, però, a questo punto chiedere se sia corretto porre una delimitazione del genere.
Mi spiego. Se il computo dei cartellini gialli determinasse la classifica in maniera più frequente di quanto sia stato (non che 2 potenziali gironi su 8 sia stato poco) è giusto che una squadra venga penalizzata per questo?
Il cartellino giallo è una sanzione data da un soggetto, l’arbitro, che ha il suo stile di conduzione gara, e interpreta nel limite dell’interpretabile delle regole ampiamente condivise, conosciute (non spesso), scritte. Di fatto una squadra potrebbe ricevere più cartellini gialli perché l’arbitro in questione in media ammonisce di più.
Non solo. Il cartellino giallo non è una vergogna. Una media superiore di cartellini gialli ricevuti per una squadra potrebbe riflettere uno stile di gioco più aggressivo, volto a recuperare più velocemente il pallone, o volto a spezzare più frequentemente il ritmo di un avversario più forte, come mossa difensiva, oppure essere sintomo di una minore organizzazione in fase passiva, con la quale rimediare tramite fallo che non è reato. Non significherebbe, quindi, influenzare l’atteggiamento tattico di una squadra? Sì, è influenzare le scelte degli uomini in campo che, tuttavia, agiscono all’interno di regole: quel concetto di spendere un’ammonizione. Avete presente? Verrebbe forse meno.
No, il cartellino giallo non può essere un fattore discriminante. Forse.
Perché, altrimenti, cosa possiamo prendere come criterio?
L’ordine di qualificazione. La squadra che stacca il pass per prima va avanti. Bisognerebbe omologare i calendari, in questo caso: difficile. E come valutare la squadra ospitante? Impossibile.
Attuare uno spareggio. Certo, sarebbe la cosa più meritocratica. Oggi non si è giocato, ad esempio. Sarebbe stato perfetto. Ma perché delle squadre dovrebbero disputare 8 partite (limitandoci alla Fase Finale) e altre 7? E chi affronta la vincente dello spareggio, non parte con un sostanziale vantaggio, di amministrazione delle energie, sulle altre partecipanti, tenendo conto di una competizione disputata in così breve tempo?
Il lancio della monetina (o sorteggio). No, quello mai più. Anche se si è, di fatto, rischiato di arrivarci nel caso Senegal e Giappone avessero terminato con la stessa somma di gialli.
Allora, forse, il computo dei cartellini (gialli e rossi, con pesi ovviamente diversi) se da un lato ha un senso di meritocrazia maggiore (stringiamo il campo alla fase finale della competizione) rispetto al lancio della monetina o all’ordine di qualificazione, dall’altro ne ha uno minore rispetto a uno spareggio, ma consente una prosecuzione del Torneo più equo, senza stancare una partecipante eccessivamente più delle altre.
Di sicuro rimane una situazione particolare sulla quale riflettere. A oggi è sinceramente difficile pensare a qualcosa di più oggettivo del computo dei cartellini, seppure lo stile di conduzione gara di un arbitro non ha parametri totalmente oggettivi. Di sicuro questa regola che ha penalizzato il Senegal, ascrivendola in qualche modo alla storia dei Mondiali, ha rischiato di influenzare eccessivamente l’andamento di un’altra partita che, se fosse stata disputata in altri contesti regolativi, avrebbe sicuramente espresso uno spettacolo maggiore.
Inghilterra-Belgio, infatti, si sarebbe potuta disputare sul filo del fallo. In situazione di perfetta parità, la squadra con meno cartellini gialli era consapevole di capitare nella parte del tabellone che viene considerata più semplice. Ammesso che sono calcoli che a determinati livelli non si dovrebbero fare, sono ragionamenti che sicuramente sono balenati a tutti i protagonisti delle due Nazionali. Ma la domanda reale in questo caso, sciolto – forse – il dubbio sulla questione cartellini gialli, è un’altra.
È giusto avere un tabellone predefinito in partenza?
Inghilterra e Belgio si sono sfidate consapevoli del passaggio del turno e con un tabellone al 90% predefinito. Di fatto sapevano perfettamente cosa avrebbe determinato il risultato della propria partita. A rendere particolare la sfida è stata la peculiarità con cui si è venuto a formare il tabellone. Vincere il girone significava accedere nella parte delle selezioni storiche e acclamate della competizione (Uruguay, Portogallo, Francia, Argentina) con la favorita Brasile che affronta una mina vagante come il Messico; arrivare secondi significava accedere al tabellone con le sorprese del Mondiale (Danimarca, Svezia, Svizzera) con la possibilità di incontrare eventualmente solo in Semifinale le ben più temibili Spagna, anche se frastornata internamente, e Croazia, la squadra che più ha impressionato nei gironi.
La vincente, tuttavia, era già consapevole di affrontare il Giappone, che recita, almeno sulla carta, il ruolo della malcapitata della parte sinistra del tabellone: un avversario meno temibile della Colombia che presenta individualità maggiori, forse peggio organizzate rispetto ai giapponesi, comunque in grado di mettere in difficoltà con un’intuizione che ai nipponici conviene meno.
Quindi, ricapitolando, vincere il girone permetteva di affrontare un avversario più agevole, ma correre il rischio di affrontare ai Quarti il Brasile e poi una tra Uruguay, Portogallo, Argentina e Francia in Semifinale. Arrivare secondi presentava un avversario più ostico agli Ottavi, la Colombia, e un tabellone più agevole con la vincente tra Svezia e Svizzera ai Quarti, e in Semifinale una tra Spagna, Russia, Croazia e Danimarca.
A rendere ancora più particolare il match è stata la posizione di quasi assoluta parità che ha preceduto la sfida. L’unica discriminante erano, appunto, i cartellini gialli: l’Inghilterra con un giallo in meno partiva davanti.
Le due squadre si sono presentate, dunque, in campo con le seconde linee. Dopo 33 minuti il Belgio riceveva due cartellini gialli, compromettendo il proprio fairplay, consolidando il secondo posto. Fellaini di certo non tirava indietro la gamba, Delph al 35’ guardava attonito il giocatore dello United per lo stile particolarmente aggressivo, anche se mai sanzionato. I tiri latitavano, nonostante una partenza forte di entrambe. Al 51’ Januzaj rimetteva il proprio nome nella mappa del mondo con un tiro a giro di mancino sotto l’incrocio difeso da Pickford. Belgio che scavalca l’Inghilterra, partita da lì in poi abbastanza in stallo, nonostante un’occasione nettissima sprecata da Rashford a tu per tu con Courtois che, se concretizzata, avrebbe riportato gli inglesi sopra in classifica.
Ora, ritornando a qualche paragrafo fa, Inghilterra e Belgio avranno pensato sicuramente agli incroci, ma a determinati livelli non è produttivo ragionare in certi modi, e forse non lo avranno fatto: la storia non guarda in faccia a nessuno, tutto si conquista sul campo.
Bisognerebbe, tuttavia, chiedersi se lo spettacolo offerto è stato quello che queste due squadre potevano realmente mostrare. I fischi al 45’ decretano una risposta netta.
Sarebbe forse cambiato lo spettacolo offerto da Belgio e Inghilterra con un tabellone non predefinito, in cui il sorteggio avrebbe definito i nuovi abbinamenti associando le prime con le seconde? Forse sì, forse no. La partita sarebbe stato magari più bloccata, di sicuro sarebbero scese in campo con qualche titolare in più per evitare di trovare al primo turno una tra: Uruguay, Spagna, Francia, Croazia, Brasile, Svezia e Colombia; e sperare di affrontare una tra: Russia, Portogallo, Danimarca, Argentina, Svizzera, Messico e Giappone.
Rimane, infatti, inconcepibile, a mio avviso, ai tempi di VAR la scelta di non procedere a sorteggi tra un turno e l’altro, o per lo meno tra i Gironi e gli Ottavi. Perché certi ragionamenti non si dovrebbero fare mai, ma è comunque lecito farli: come i cartellini gialli fanno parte dei regolamenti, in questo caso non scritti. E chi ci rimette, poi, in queste occasioni è sempre uno. Il tifoso.