A Vela spiegata

L’incipit in medias res è un escamotage usato dai migliori registi, scrittori, sceneggiatori. Consiste nel narrare una storia, seguendo non l’ordine cronologico, bensì partendo da un episodio considerato degno di nota, perché fondamentale, perché punto di svolta. Oggi vogliamo fare così anche noi. Perché alla fine la storia che stiamo per proporvi è da film, degna di un romanzo. È la storia di Carlos Vela.

L’inizio del racconto ha data e luogo ben precisi.

2 ottobre 2005, Estadio Nacional di Lima. Alle 18 va in scena la finale del Mondiale di calcio under 17, in cui si affrontano il Brasile, grande favorita della vigilia, e il Messico, rivelazione del torneo, giunto in finale mostrando buon gioco. Il risultato finale ribalta i pronostici. Un 3-0 eloquente inflitto dalla Tricolor ai verdeoro. Noi però vogliamo soffermarci sul minuto 31 della partita, quando viene segnato il primo gol. A realizzarlo è un 16enne dalle belle speranze. Il suo nome è Carlos Vela, che fa del gol nell’atto conclusivo la ciliegina sulla torta deliziosa che è stata il suo torneo. Il Mondiale di categoria è una vetrina di primaria importanza per i giovani di tutto il globo per mettersi in mostra agli occhi di osservatori e dirigenti. Vela con le sue prestazioni si guadagna gli apprezzamenti di mezza Europa. Come spesso accade quando si apre la caccia ad un giovane fenomeno, l’Arsenal arriva sempre prima di tutti. Teorema confermato, il giovane viene prelevato dai Gunners per 2,5 milioni di sterline.

Spesso nei libri, nei lungometraggi, dopo un inizio così forte, in cui si entra subito nel vivo della situazione, si tende a raffreddare la situazione, raccontando ciò che sta dietro a quanto narrato. E noi vogliamo mantenerci coerenti fino in fondo con la linea scelta.

Il percorso di Carlos inizia il 1° marzo del 1989 in Messico, per la precisione a Cancun, angolo povero e dimenticato del paradiso terrestre dei Caraibi. Qui, dove la popolazione vive un divario incolmabile tra ricchi e poveri, solo chi crede nei propri mezzi può realizzare i propri sogni, e Vela rientra a pieno titolo in questa categoria. A soli 13 anni entra nel settore giovanile del Chivas de Guadalajara, uno dei club più importanti del proprio Paese e dal rilievo continentale, segno che il ragazzo dimostra da subito di saperci fare. La sua rapidità di esecuzione, abbinata ad una tecnica invidiabile, lo rendono presto la promessa migliore a livello nazionale. Dopo aver portato la sua nazionale alla conquista del mondiale U17 (tra l’altro, da capocannoniere), sembra che tutti i sacrifici abbiano trovato il loro risvolto, sembra che i momenti difficili possano rimanere solo vaghi ricordi. Come spesso accade, lo sport offre la possibilità di lasciarsi alle spalle un’infanzia difficoltosa per aprire le porte ad un roseo futuro. Il calcio come passaporto per la felicità, per scappare da una terra natale tanto calorosa quanto ingiusta.

Il destino è però beffardo per Carlos.

La chiamata dell’Arsenal, che ha pronto un quinquennale per il crack proveniente dal centro America, è quanto di meglio si possa desiderare. Ma Vela vive in una città povera, e dalla burocrazia contorta, così il giovane non ottiene i permessi necessari per andare a lavorare in Inghilterra. Figurarsi. Cancun ha un alto tasso di immigrazione, fa del turismo la sua arma economica più efficace e preferisce ospitare, non lasciare andare. Il giovane Carlos si ritrova stretto in un insostenibile limbo, senza apparenti vie di fuga. Legato alla sua patria, la stessa che lo ha invitato a sognare, che gli ha permesso di volare e che adesso sembra frenarlo.

L’Arsenal aspetta Vela, o meglio, il permesso di quest’ultimo per approdare all’Emirates. Nel frattempo, viene trovato il mondo per far giungere il gioiellino messicano nel calcio del vecchio continente. Il primo tuffo nella piscina dei campionati europei è nella Liga, in un ambiente che può richiamare per passione e affiatamento la sua terra. Forse anche per questo, Vela lascia subito il segno. Nel Salamanca prima e nell’Osasuna poi fa capire perché Wenger sia disposto ad attendere anche la benedizione del pontefice per averlo alle sue dipendenze. Movenze, istinto e caparbietà sono quelli del bomber di razza, con velocità e piedi tipici di un esterno dal tocco vellutato.

Carlos conquista critica e tifosi e, nel frattempo, ottiene anche il tanto agognato permesso. È il 22 maggio del 2008, quando finalmente arriva a Londra, per il suo Arsenal. Vela vive 3 anni tra luci ed ombre all’Emirates, complice la fiducia drasticamente calata nei suoi riguardi, come se il talento possa svanire come neve al sole, solo perché si è fatto desiderare fin troppo. Come se, a 19 anni appena, sia possibile ritrovarsi troppo ‘maturo’ rispetto alla concorrenza. L’esperienza ai Gunners si concentra in 29 presenze, molte delle quali da subentrato, ed appena 3 reti all’attivo.

 “Ehi, mica vorrete mandarmi via?”

Lontano parente di quel Carlos implacabile per gli stadi spagnoli, decide di fare ritorno proprio nella penisola iberica. Giunge al Real Sociedad, in quello che inizia come il classico dei prestiti per rivalutarsi, e poi diventa l’inizio di una nuova carriera.

Nella rigida tradizione basca di San Sebastian, Vela trova gli stimoli giusti, quelli senza i quali non vale neanche la pena indossare i calzoncini. Alla prima stagione scende in campo in 35 occasioni, spesso da titolare, collezionando 12 reti e ben 7 assist. A fine prestito, la Sociedad conferma Vela e Vela conferma la Sociedad, e l’Arsenal non si oppone a quello che più che un contratto professionistico assomiglia ad un connubio empatico. Nelle stagioni seguenti Carlos mantiene il ritmo del suo primo anno, non andando mai sotto la doppia cifra stagionale, giocando anche (e soprattutto) per la squadra. Divenuto un giocatore completo, capace di svariare su tutto il fronte offensivo, non lasciando punti di riferimento a difese senza poco felici di incontrarlo, Vela sembra finalmente aver trovato la vera Cancun.

In questa stagione sia Carlos sia la Real Sociedad son partiti nel migliore dei modi. 11 partite giocate, 4 gol e tanto lavoro per i compagni per l’asso messicano, 6° posto a -2 dalla zona Champions per la società basca. A San Sebastian vogliono rimanere con i piedi per terra, in primis il presidente Jokin Aperribay e l’allenatore Eusebio Sacristan, anche se tarpare le ali ai sogni di giocatori e tifosi non è compito facile. Soprattutto per chi, come Vela, sembra avere raggiunto la sua grande occasione dopo averla tanto rincorsa. Non sappiamo se il lieto fine esista solo nei film, quel che certo è che la storia di Carlos potrebbe essere raccontata al cinema. Serve solo una conclusione degna delle insidie incontrate sul percorso. Affrontato sempre a Vela spiegata.

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