Dal muro di Berlino alla Muraglia Cinese

Ne è passato di tempo dalla prima volta in cui un italiano arrivò in Cina. 3 anni e mezzo, così tanto ci volle a Marco Polo per raggiungere l’Asia, percorrendo la cosiddetta “via della seta”: partì nel 1271, insieme al padre e allo zio, e arrivò nel 1274 a Khanbaliq (l’antica Pechino), e solo dopo altri 17 anni tornò nella nativa Venezia. Verso la fine del secolo, poi, trascrisse su carta quello che fu il suo viaggio, creando l’opera che porta tutt’ora il nome de “Il Milione”.

"Scudetto" vinto all'ultima giornata per Fabio Cannavaro, in seguito alla vittoria per 3-0 contro il Meizhou Hakka
“Scudetto” vinto all’ultima giornata per Fabio Cannavaro, in seguito alla vittoria per 3-0 contro il Meizhou Hakka

Anche Fabio Cannavaro e Ciro Ferrara, qualche secolo e qualche cammello dopo, hanno intrapreso un viaggio, nello stesso luogo ma con diverse modalità rispetto a quelle del mercante veneziano: un viaggio che durerà, come da contratto, poco più di due anni, un viaggio dove “Il Milione” parla al plurale e riguarda le ingenti somme economiche del contratto dei due ex calciatori: numeri che, per quanto si parli di Serie B Cinese (o meglio, Jia League) non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli delle squadre nostrane. I due giocatori napoletani, entrambi facenti parte della vittoriosa spedizione di Germania 2006 (Cannavaro da difensore e capitano, Ferrara da preparatore tecnico), hanno rivisto le loro strade incrociarsi in un mondo nuovo, chiamati in causa quasi improvvisamente e saliti sempre più in alto con il passare delle giornate: un profumo, comunque, già aspirato dal cosiddetto Muro Di Berlino, visto il recente passato come spalla e guida del Guangzhou Evergrande, ma del tutto nuovo per l’ex compagno di Diego Armando Maradona, fermo alle avventure con Juventus, Nazionale Under 21 e Sampdoria. Una strada sterrata comunque già asfaltata da Marcello Lippi, che per primo si trasferì in Cina, sempre al Guangzhou, e portò le prime tracce di tattica italiana nel territorio asiatico, vincendo tre campionati e una AFC Champions League in 3 anni: una sorta di “Mao” del settore, una “dittatura” sportiva terminata con l’approdo in panchina di Cannavaro, che non riuscì a ripetere le vittorie del predecessore, dell’allenatore che gli fece vincere il mondiale e a cui deve molto del suo credo calcistico.

Il "ni hao" di Ferrara
Il “ni hao” di Ferrara

Tianjin Quanjian e Wuhan Zall, così si chiamano le squadre dei due tecnici italiani. Entrambe prese a giugno, entrambe pochi punti sopra alla zona retrocessione (per la precisione, al 12° e 13° posto, in un campionato con 16 partecipanti), entrambe arrivate in cima. E’ stata più dura per Ferrara, che sotto le mani aveva un team reduce dal decimo posto dell’anno precedente e imbottito di cinesi e comprendente, come unici stranieri, un islandese, un liberiano e un costaricano: il 6° posto finale, con queste premesse, può essere considerato oro viste le difficoltà linguistiche, in un paese dove si scrive per ideogrammi e si legge dall’alto verso il basso. La fortuna di Cannavaro, invece, può essere stata sì l’esser già più o meno padrone di un’idioma complicato da imparare, ma anche l’aver in rosa calciatori capaci, a quei livelli, di far reparto da soli: quando hai Luis Fabiano davanti, uno dei più forti attaccanti della seconda metà del decennio passato, nonché uno dei pilastri del Siviglia di Juande Ramos, e Jadson a centrocampo, anch’esso brasiliano ed anch’esso icona di uno degli Shakhtar Donetsk più vincenti della storia d’Ucraina, il gioco sembra già vinto in partenza.

O Fabuloso all'opera
O Fabuloso all’opera

Eppure gli stessi giocatori avevano faticato molto sotto la gestione precedente, quella di Vanderlei Luxemburgo, un altro che sa il fatto suo in ambito calcistico. Senza dubbio, i due italiani hanno saputo lavorare benissimo sul reparto difensivo, visto che a fine campionato sono risultate le due retroguardie meno battute; O Fabuloso, poi, è stato anche capocannoniere del campionato, con 22 reti segnate, che hanno permesso al Tianjin di vincere la competizione e di far tornare Cannavaro in Super League. Per Ferrara si prospetta, invece, un altro anno di relegazione, in un campionato che vede anche Clarence Seedorf in veste di allenatore: viste le premesse, però, non sarà difficile salire di categoria il prossimo anno.

Di pochi giorni fa, tra l’altro, il ritorno di Lippi in Cina in qualità di commissario tecnico della Nazionale, in un ruolo difficile (la squadra è infatti ultima nel girone di qualificazione ai Mondiali) e un po’ denigratorio, se non fosse per i 20 milioni di stipendio dell’intero mandato. Sembra che il Made In Italy, in terra asiatica, piaccia particolarmente: davvero poche, se non nulle, le occasioni, almeno per i due giovani allenatori, di mettersi in mostra in patria. Per quanto il livello sia notevolmente inferiore, l’opinione cambia sempre, quando si parla di soldi: a quel punto, anche gli udon diventano buoni in confronto agli spaghetti. Ed il Muro Di Berlino fa presto a trasformarsi in Muraglia Cinese.

lippi cina

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